10 segreti svelati sul film di Villeneuve


Arrival è pronto a sorprendervi una seconda volta con il suo dietro le quinte. Ecco 10 curiosità tutte da scoprire sul film di Denis Villeneuve.

Arrival è stato uno dei film più acclamati e amati del 2016: ha registrato un numero ragguardevole di nomination agli Oscar – impresa non semplice per un film di fantascienza pura – ricordando ai più scettici che alieni e astronavi non popolano solo i blockbuster estivi, ma anche film di grande intellettualità ed emozione. Il film di Denis Villeneuve ha insomma dato un contributo importante alla fantascienza cinematografica, regalandoci una delle migliori interpretazioni di sempre di Amy Adams.

Grazie al ricchissimo comparto di extra presenti nell’edizione home video, Arrival ha svelato suoi segreti al pubblico italiano. Xenolingue, colonne sonore magnetiche e astronavi fluttuanti: sono tanti gli speciali che svelano lo straordinario making of del film. Ecco 10 curiosità sulla realizzazione di Arrival… il resto potrete scoprirlo su DVD e Blu-ray!

1 – Villeneuve sognava da tempo la fantascienza

Arrival è stato un ottimo ingresso di Denis Villeneuve nel mondo della fantascienza al cinema, rassicurando quanti erano preoccupati per il suo coinvolgimento nel sequel di Blade Runner. Qualche anno fa però il raffinato regista canadese di thriller e film autoriali non era associato ad alieni ed astronavi.

Tuttavia Denis Villeneuve è tutt’altro che disinteressato al genere. Infatti ha rivelato di sognare di dirigere un film come Arrival da quando aveva solo 10 anni! A impedirgli di realizzare il suo sogno sino a tempi recenti è stata l’impossibilità di produrre un film dal budget tanto elevato in Canada e la reticenza dei produttori statunitensi a finanziare film fantascientifici di matrice intellettuale, difficili da spiegare al pubblico. 

2 – Ted Chiang dice sì

Come vi avevo già raccontato nella recensione dedicata, Arrival è ispirato da un racconto breve dello scrittore Ted Chiang, intitolato Storie della Tua Vita. Quando i produttori lo hanno contattato per chiedere se fosse disposto a venderne i diritti, hanno deciso di inviargli il DVD del primo film di Villeneuve, un dramma autoriale amatissimo dalla critica e intitolato La Donna Che Canta. 

La pellicola, intensa e molto drammatica, racconta la storia di due fratelli che scoprono che la madre ha tenuto loro nascosto un intero, travagliatissimo capitolo della sua vita alla famiglia. Un film lontanissimo da Arrival insomma, ma che ha fatto breccia nel cuore di Chiang. Dopo averlo visto, lo scrittore ha dato il suo ok al progetto.

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3 – Solo Amy Adams

Dopo aver convinto Villeneuve a dirigere il progetto, i produttori gli hanno chiesto quale attrice avrebbe voluto nel ruolo della linguista che tenta di tradurre la lingua degli alieni. Villeneuve è stato categorico e ha fatto un solo nome, quello di Amy Adams.
Della sua esperienza con lei sul set, rivela: è una grande lavoratrice, una persona adorabile e un’interprete davvero facile da dirigere. Tra l’altro Amy Adams aveva appena deciso di prendersi una pausa professionale per crescere la figlia appena nata, ma dopo aver letto il copione rimandò il suo allontanamento temporaneo dalle scene per interpretare la linguista Louise Banks. 

Dopo l’annuncio delle nomination degli Oscar 2017, la mancata candidatura di Amy Adams come miglior protagonista per Arrival è stata considerata uno dei più gravi errori commessi dall’Academy nelle sue scelte.

4 – Questione di linguistica

Per rendere più realistico il personaggio di Louise, Amy Adams si è confrontata a lungo con una linguista di professione, che ha anche preso parte al processo di revisione della sceneggiatura. Dopo averla letta, ha segnalato alla produzione quasi passaggi e quali frasi pronunciate da Louise sembrassero poco probabili in un contesto realistico, suggerendo le correzioni più opportune. 

5 – Inventare una lingua aliena

Creare una lingua aliena e il software per decriptarla e tradurla non è un’impresa semplice, nemmeno al cinema. La produzione di Arrival ha coinvolto il programmatore di WOLFRAM, un noto software di Computational Knowledge Engine (applicativi in grado di ridurre al minimo la necessità di intervento umano nel processo di calcolo) per creare il programma di traduzione simultanea che vediamo utilizzare nel film.

Non si tratta di una finzione cinematografica: il software visto in Arrival è stato creato da programmatori esperti scrivendo un codice adatto ed è davvero in grado di decifrare una lingua con le stesse caratteristiche dei grafemi eptapodi.

6 – Pietre e incubi

In netta rottura con l’orizzonte visivo della fantascienza cinematografica, le astronavi aliene di Arrival non somigliano a nulla di quanto visto prima su grande schermo. Volendosi distaccare dall’influenza di 2001: Odissea nello Spazio e dai blockbuster come Independence Day, la produzione si è rivolta a architetti e designer

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UniversalLa parte inferiore dell'astronave aliena di Arrival fluttua sopra le cime innevate
L’eleganza delle linee e l’innovatività del design delle astronavi aliene di Arrival hanno lasciato il segno

Il progetto finale s’ispira nelle forme a un ciottolo di fiume. L’interno dell’astronave ricrea un materiale non presente sulla terra, una sorta di pietra nera sconosciuta. Dato che Villeneuve non ama il green screen, ha ottenuto dalla produzione di poter ricostruire gli interni: scenografi, architetti e il direttore della fotografia hanno lavorato gomito a gomito per sfruttare i contrasti tra la pietra nera e i numerosi punti luce che crea lo schermo che divide alieni da umani.

7 – Gli eptapodi tra sogni e balene

Gli eptapodi sono stati creati da Peter Konig con l’aiuto di Charles Huente, che ha lavorato su Prometheus. Sono ispirati alla grandezza delle balene ma sono surreali come i sogni. Come suggerisce il loro nome, sono creature con sette tentacoli che svolgono le funzioni degli arti umani. Mastodontici e misteriosi, gli eptapodi fluttuano in bassa gravità, in un ambiente nebbioso e separato dall’alcova della nave da dove gli ospiti umani tentano di dialogare con loro.

Sono stati realizzate molte illustrazioni preparatorie per stabilirne l’aspetto. Su indicazione del regista, la concept-art che ha prevalso sulle altre richiama la maestosità delle balene ma dà un senso di scarsa matericità, come se gli alieni fossero creature di un sogno.

8 – Oggetti comuni

Arrival è un film di fantascienza molto ambizioso, che pur parlando di uno sbarco alieno tenta sempre di rimanere in un territorio il più possibile realistico. Per questo motivo il set e i costumi sono stati creati il più possibile razionalmente, tentando di immaginare cosa farebbero i governi qualora si trovassero in una situazione del genere.

Dopo aver scartato tute di protezione belle ma poco realistiche, Villeneuve ha optato per le grandi e scomodi modelli arancioni che indossano Amy Adams e Jeremy Renner. Sono in tutto e per tutto simili a quelle in commercio, a eccezione di un particolare: l’oblò trasparente in corrispondenza del volto è stato allargato per mostrare meglio le espressioni dei protagonisti. Anche il carrello elevatore e la lavagnetta bianca sono frutto dell‘approccio pragmatico e realista voluto dal regista canadese. Si conversa con gli alieni sì, ma utilizzando oggetti quotidiani.

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9 – Seppie

Se decifrare una lingua assolutamente è stato complesso, crearne una che non fosse basata su nessun esempio umano è stato ancor più difficile. Per creare l’affascinante e misterioso linguaggio eptapode al centro di Arrival, la produzione si è avvalsa di un team eterogeneo. Designer e illustratori hanno creato l’aspetto visivo, ispirandosi al getto d’inchiostro che le seppie lanciano all’improvviso nell’acqua per scappare da possibili predatori.

UniversalUna frase eptapode si compone all'improvviso come lo schizzo d'inchiostro di una seppia
Il linguaggio eptapode è molto più di un bel design!

Quello visto in Arrival però non è solo un bel design: la lingua ha un suo dizionario e una sua grammatica, che un linguista esperto ha realizzato per Villeneuve. Il regista oltre al campione aveva a disposizione un vero e proprio manuale per imparare la xenolingua degli alieni!

10 – Suoni infiniti

Straniante e sottilmente inquieta, la colonna sonora di Arrival rinnova la collaborazione tra il compositore Jóhann Jóhannsson e Denis Villeneuve dopo il successo di Sicario. I bizzarri suoni che la compongono sono stati ottenuti con un processo artigianale, limitando al minimo l’intervento di software e correzioni digitali.

Su un nastro magnetico sono stati incise decine e decine di registrazioni di lunghe note basse e altre, cantate da professionisti, fino a perdere ogni parvenza umana. Un altro elemento distintivo è il riverbero di una nota suonata al pianoforte, ma registrata dal lato della corda e non del tasto. 



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