Altro che Venezuela (paese peraltro oggi in crescita e politicamente stabile). L’affarismo di Calenda e la coerenza di Conte (C. Meier)

Altro che Venezuela (paese peraltro oggi in crescita e politicamente stabile). L’affarismo di Calenda e la coerenza di Conte (C. Meier)

Carlo Calenda ieri ha scelto una sorta di suicidio politico pur di tenere chi ha dubbi sulla NATO e la vendita di armi, come il buon Fratoianni, fuori dalla stanza dei bottoni. Perché lo ha fatto, a costo di far saltare del tutto il progetto di Azione, per il quale aveva ottenuto una rappresentanza parlamentare davvero pluridimensionata? Forse la risposta ce l’ha offerta lui stesso quando qualche giorno fa ha indicato il Venezuela come simbolo del male assoluto. Una visione distorta, perchè, nonostante le difficoltà causate principalmente dal blocco economico deciso da USA e UE, il Venezuela è un paese oggi in crescita e politicamente stabile, con politiche sociali di eccellenza. Ma quelle parole che evocavano il rischio dell’instabilità ci dicono che Calenda e i suoi sono teleguidati dal mondo degli affari, esattamente come Draghi, ambienti incapaci di ideali e compassione, attenti solo al loro portafoglio. Capaci dunque di alimentare guerre per vendere armi, che è esattamente quello che stanno facendo.

“In molti in queste ore mi chiedono cosa ne sarà del “campo largo” di Letta dopo il broncio di Calenda, le voraci pretese di posti sicuri di Tabacci e Di Maio, i veti incrociati e le repentine giravolte. Non spetta a me la risposta. Per parte mia posso solo dire che questo disastro politico mi sembra lontano anni luce dal progetto riformistico realizzato durante il Conte II”, commenta il leader del M5s via social.

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“Sono ormai settimane che sentiamo parlare di cartelli elettorali e di ripartizioni di posti. Sentiamo invocare “un’agenda Draghi” sperando che l’interessato si degni di scriverla e di un “metodo Draghi”, confidando forse che anche in futuro ci sia un governo che decida senza confronto politico, limitando i passaggi in Parlamento – aggiunge poi Conte – l’unico accenno a un programma di governo che il Pd ha fatto è quando ha concordato con Calenda di rivedere il Reddito di cittadinanza e il Superbonus o quando ha scelto di abbracciare personalità come la Gelmini, artefice dei tagli alla scuola”.

“La “santa alleanza repubblicana” messa su per contrastare Meloni ora si indebolisce e perde pezzi. Qualcuno mi chiede: e se ora Letta riaprisse al Movimento? Provo a dare una mano e a evitare ulteriori imbarazzi, dopo le dannose decisioni che sono già state prese. Noi non siamo professionisti della politica. Il balletto di questi giorni, tra giochi di potere e spartizioni di seggi, ci ha lasciati stupefatti. Noi condividiamo con i comuni cittadini una visione della politica diversa.
È per questo che già con Draghi e ancor più in questi giorni abbiamo parlato solo di temi: tutela dell’ambiente, salario minimo, lotta al precariato, sostegni ben più consistenti a imprese e famiglie e tante altre priorità che ci vengono suggerite dai bisogni reali dei cittadini. A questo punto a Enrico rivolgo un consiglio non richiesto: offri pure i collegi che si sono liberati a Di Maio, Tabacci e agli altri alleati. Ti saluto con cordialità e senza nessuna acrimonia”, conclude e commenta ironicamente Giuseppe Conte.

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Intanto il Pd si esprime in merito al dietrofront di Calenda. “Non ho capito e non credo siano facilmente comprensibili” le ragioni di Carlo Calenda “ma mi sento di poter dire che Calenda può stare, secondo quello che lo stesso ha detto, solo in un partito che guida lui, in una coalizione di cui è il solo leader, in cui non ci sia nessun altro”. Enrico Letta torna a raccontare lo strappo con il segretario di Azione in un’intervista alla ‘Stampa’.
“Le cose che ha detto in questi giorni e nell’intervista con Lucia Annunziata su Raitre denotano che è sufficiente a se stesso, incapace di parlare con chiunque altro”, aggiunge il segretario dem. Era già successo che Calenda mettesse in discussione un accordo? “È vero, è la seconda volta – riconosce -. Col senno di poi sono stato troppo ingenuo. Ma sono esterrefatto: il principio fondamentale del diritto è ‘pacta sunt servanda’. Se un politico, un uomo di Stato, fa saltare gli accordi che ha firmato perché ha cambiato idea non c’è più politica, stiamo su Twitter dove si può cambiare idea ogni minuto. Ecco credo che Calenda abbia scambiato Twitter col mondo reale”.

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“Per quanto ci riguarda le alleanze sono chiuse ed è finita – conclude Letta -. È stato fin troppo complicato ora pensiamo solo alla campagna elettorale a parlare dei nostri temi e incontrare le persone. Abbiamo 600 festa dell’Unità in corso in tutta Italia non dico che le farò tutte, ma tantissime”.

Christian Meier

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