“Basta trattarli da schiavi, i riders sono cittadini”


Corrono per le città, al centro come in periferia, in bici e in moto, sono giovani e meno giovani che sfidano il tempo più veloci della luce, devono cronometrare le consegne a domicilio, devono soddisfare la qualità del servizio e schivare i rischi dei tanti malintenzionati che trovano sui loro percorsi. Questi sono i riders. Sono oltre 60 milaed è di ieri la notizia che dovranno essere contrattualmente regolarizzati e tutelati. Sono le principali aziende di delivery (Foodinho-Glovo, Uber Eats Italy, Just Eat Italy e Deliveroo) a cui è stata contestata anche un’ammenda di 773milioni di euro. Avranno 90 giorni per sanare e assumere questi lavoratori. Il procuratore di Milano Francesco Greco illustrando i risultati dell’inchiesta, senza mezze parole ha detto: “Basta trattare i riders da schiavi, sono cittadini”.

Rischiano la vita nel traffico delle città senza aver alcuna tutela antifortunistica, assicurativa e previdenziale.  Durante questa lunga pandemia le aziende di consegna pasti non hanno mai smesso di lavorare, pronti in ogni momento per rispondere a qualsiasi richiesta di cibo o di vini, provenienti da clienti che comodamente attendono nelle loro case o nei loro uffici.

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La domanda è altissima, i consumatori aumentano di giorno in giorno, di sera in sera, i riders sono frecce ad alta velocità,è la risposta al bisogno di lavorare, ma anche alla mancanza di alternative, anche se è un impiego precario e con rischi elevati.

Pagati circa 4 euro a consegna, più viaggi fanno più vengono selezionati dall’algoritmo che governa le piattaforme e dunque guadagnano di più. Si sono mobilitati diverse volte, rivendicando i loro diritti, sono apparsi alla pubblica opinione come marziani che mostravano le loro facce

E sotto i caschi o i cappelli uscivano volti di giovani, di donne ma anche di tanti uomini di mezza età costretti dopo un licenziamento a provare questa possibilità di “lavoro” per mantenere le famiglie.  

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L’inchiesta della procura di Milanodel sostituto Mauro Ripamonti e coordinata dall’aggiunto Tiziana Siciliano, ha scoperchiato il vaso di Pandora sulle inadempienze delle aziende di delivery e mette un punto in direzione finalmente di un trattamento di lavoro che rispetti i diritti dei riders.

L’inchiesta è iniziata a Milano nel 2019, dopo alcuni incidenti stradali in cui i rider hanno perso la vita. 

Sono l’anello fondamentale del sistema organizzativo di queste aziende, il fatturato e i profitti crescono grazie a questo esercito di lavoratori che corre nella notte sfidando anche freddo e pioggia

A Napoli, i recenti fatti di cronaca hanno evidenziato le aggressioni fisiche che subiscono i riders compreso il furto dei motorini o del guadagno serale.

Tutelare i diritti, come ferie, malattie, ritmi di lavoro, la salute, riconoscendone il valore e l’adeguamento contrattuale dei lavoratori, siano essi fissi o occasionali, è l’ABC di un qualunque Paese che si definisca moderno.

Noi siamo una Repubblica fondata sul lavoro, recita l’articolo 1 della Costituzione italiana. E non sul lavoro che calpesta i diritti. 

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