Bonifico al figlio come donazione, ci sono dei limiti poco conosciuti a cui fare attenzione

Bonifico al figlio come donazione, ci sono dei limiti poco conosciuti a cui fare attenzione

E’ interessante capire come funzionano le regole in tema di donazione di soldi al figlio o ai figli con bonifico. C’è un limite oppure no? E di quali dettagli a livello fiscale occorre tener conto? Le risposte in una breve guida in proposito.

La donazione consiste in quello strumento con il quale una persona (detta in gergo tecnico donante) arricchisce l’altra (ovvero il donatario) a titolo gratuito, e perciò senza chiedere niente in cambio.

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In linea generale, la donazione deve intendersi come quel gesto caratterizzato da due fondamentali elementi: lo spirito di liberalità, vale a dire deve essere una decisione libera e spontanea del donante, e l’arricchimento del donatario – in quanto la donazione deve portare un beneficio materiale a chi lo riceve.

Ebbene, le donazioni da genitore a figlio costituiscono un argomento che merita più di un chiarimento, stante la sua oggettiva rilevanza. Poniamoci la seguente domanda: quanto denaro si può donare alla prole con bonifico ed, inoltre, quali regole fiscali debbono essere rispettate per evitare guai? Intendiamo darne una risposta nel corso di questo articolo perché non sono poche le persone che si chiedono quanti soldi è possibile, in concreto, regalare ai propri figli con bonifico e donazione. Facciamo chiarezza.

Come funziona la donazione dei soldi ai figli

Non vi sono dubbi a riguardo: regalare dei soldi a un figlio rappresenta un atto di donazione. La legge è molto precisa su questi temi e, ad esempio, distingue nei termini seguenti: se la donazione è mirata a uno specifico scopo (per es. l’acquisto di una macchina) si definisce donazione indiretta. Se invece non c’è una finalità precisa e correlata alla donazione, in quanto il figlio è libero di usare il denaro come ritiene opportuno, si tratta di donazione diretta.

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Attenzione però a distinguere in base al valore della donazione. Infatti la legge indica due possibili casi di donazione:

  • nell’ipotesi nella quale l’ammontare sia modico, ovvero di scarsa rilevanza rispetto alle condizioni economiche del donante e del donatario – non impoverendo troppo il primo e non arricchendo troppo il secondo – basta il semplice bonifico o l’utilizzo dell’assegno non trasferibile.
  • nell’ipotesi invece dell’ammontare non modico, la donazione dovrà obbligatoriamente compiersi con l’assistenza del notaio e alla presenza di due testimoni.

Ricordiamo altresì che l’uso dei contanti è oggi vietato sopra una certa soglia – attualmente 2.000 euro e, dal 2023, mille euro. Lo scopo dell’introduzione di questo limite è favorire l’utilizzo di strumenti di pagamento tracciabili, ostacolando i casi di evasione fiscale.

Limiti alla donazione del genitore al figlio?

Chiariamo ora questo aspetto. Non c’è un limite ai soldi che si possono regalare dal genitore al figlio. Ma attenzione a giustificare questa operazione verso l’Agenzia delle Entrate. Infatti quest’ultima può verificare, con l’Anagrafe tributaria e dei conti correnti, tutte le operazioni che si compiono su un c/c.

Perciò l’operazione del bonifico fatto dal padre al figlio comparirà sui dispositivi dell’Amministrazione finanziaria. Nulla di cui preoccuparsi perché, in ogni caso, di per sé questa operazione è del tutto conforme alla legge: anzi, il fatto di aver compiuto la donazione attraverso un bonifico protegge le parti della donazione da eventuali contestazioni o accertamenti specifici.

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Proprio così: ogni eventuale acquisto possa fare il figlio con il denaro trasferito con bonifico, sarà sempre giustificabile dalla tracciabilità del pagamento che indica la donazione effettuata.

Aspetti fiscali della donazione da genitore a figlio

Altra domanda clou è legata all’eventuale obbligo di pagare le tasse sulla donazione. Ebbene su quest’ultima, avvenuta tra genitore e figlio, non si versano le imposte sulla donazione se l’ammontare è al di sotto di un milione di euro. Sopra questo importo, e soltanto sulla differenza, scatta l’aliquota uguale al 4%.

Attenzione anche alla donazione con atto notarile: infatti in queste circostanze ci sarà da pagare, insieme all’onorario del professionista, anche la nota l’imposta di registro sulla registrazione del rogito. Se richiesto, l’atto notarile deve essere fatto a pena di nullità. Le regole civilistiche infatti indicano che, in mancanza, la donazione è da ritenersi nulla, ovvero come mai avvenuta. Conseguentemente il donatario sarà obbligato a riconsegnare i soldi ricevuti su eventuale domanda dei familiari / eredi, ma anche del donante stesso. Utile ricordare che per l’azione di nullità non vi sono termini di prescrizione e, perciò, essa può essere effettuata anche dopo molto tempo dal decesso di colui che ha effettuato la donazione.

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Infine, accenniamo al caso del denaro relativo alla donazione erogato in contanti. Oltre a essere al di fuori della disciplina sulla tracciabilità dei pagamenti, il caso potrebbe generare alcuni problemi al figlio, il quale potrebbe infatti trovarsi in difficoltà a provare la provenienza del denaro, nel caso in cui l’Agenzia delle Entrate scopra spese di molto superiori alle sue capacità economiche. Anzi, dopo un accertamento fiscale, sarebbe autorizzata a chiedergli il versamento delle tasse su questi importi, più le sanzioni. Preferibile resta dunque la via del bonifico.

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