Cairo: ‘Il valore di Juric e i colpi di mercato. Il Toro è fatto, ora parli il campo’

Il presidente al festival delle tv: “Il covid ha creato una crisi pesantissima, ma la scelta del tecnico non è stata da austerity”

Nessun attrito con Ivan Juric. Il presidente del Torino Urbano Cairo ha voluto sottolinearlo con chiarezza intervenendo come ospite al Festival della Tv e dei nuovi media di Dogliani, in provincia di Cuneo. Sollecitato dalle domande di Claudio Cerasa, direttore de “Il Foglio”, il patron granata non ha certo dribblato la stretta attualità offerta dalle recenti operazioni di mercato auspicate dal tecnico croato.

“Juric è un allenatore molto bravo, lo ha dimostrato quando portò il Crotone dalla B alla A e negli ultimi due anni a Verona, lanciando tanti giovani che hanno ottenuto successo con risultati notevolissimi. Proprio a Verona ha raggiunto un nono e un decimo posto con una rosa abbastanza striminzita per sua stessa ammissione. Sei giorni prima della chiusura del mercato – ha aggiunto il presidente Cairo – ha voluto dare la sua opinione che io rispetto e anzi tengo in considerazione. Se ho preso Juric facendo un investimento tutt’altro che da austerity, perché è costato una cifra non piccola come è giusto che sia per le cose che ha fatto, è ovvio che voglio dargli ciò che chiede, nei limiti del possibile e dell’economicamente giusto. Non dimentichiamoci, infatti, che il calcio causa Covid si trova nella crisi peggiore degli ultimi 30 anni. Il calcio e anche il Torino hanno avuto perdite di fatturato del trenta del cento abbondante. I ricavi, a causa degli stadi deserti, le sponsorizzazioni in calo e un calciomercato che si è ridotto moltissimo, sono diminuiti, ma i costi sono rimasti invariati”.

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I NUOVI ARRIVATI

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“È giusto – ha spiegato il presidente del Toro – che ciò che chiede l’allenatore si sappia, privatamente e anche pubblicamente. Credo sia sempre meglio parlarsi con franchezza e perciò non ho avuto problemi nel sentirlo dichiarare ciò che ha detto perché l’ha fatto in maniera educata e composta. Erano cose che sapevo. E io stavo già intervenendo, tanto che poi sono arrivati giocatori piuttosto interessanti che lui ha piacere di avere. Parlo di Brekalo e Praet, di un giovane che non conosceva come Zima di cui ha assunto buone informazioni. E poi Pobega e precedentemente Pjaca”.

TRANSIZIONE

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Ed eccoci alle prospettive di medio periodo: “L’obiettivo di questa stagione? Non lo dico. Questo è un anno di passaggio, di transizione. Non ho chiesto a Juric di andare in Champions League o in Europa League. Gli ho detto: mister abbiamo un contratto triennale, io la stimo, lei ha fatto cose eccellenti e dobbiamo fare una squadra adatta a lei. Avrei voluto farla prima perché un conto è prendere i giocatori all’ultimo giorno, un conto un mese prima. Ma è stato un mercato difficilissimo. Guardate anche le altre squadre. Alcune hanno fatto poco o nulla, pur essendo squadre importanti e molto ricche. Altre hanno venduto anche calciatori importanti perché economicamente dovevano fare così. Adesso l’unica cosa che conta è lavorare e dimostrare sul campo che le cose fatte sono utili e ci daranno risultati. Sono totalmente in spinta e in supporto per fare un’annata diversa dalle ultime due”.

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CINQUE POLITICI

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Fin qui il Torino. A Urbano Cairo viene poi chiesto di associare per gioco cinque politici italiani ad altrettanti giocatori: “Se Mario Draghi fosse un calciatore sarebbe Jorginho, potenziale Pallone d’oro. Matteo Salvini è un attaccante, visto che è milanista dico Pierino Prati. Giorgia Meloni una trequartista come Valentina Giacinti del Milan. Letta una mezzala come Barella. L’ex premier Conte? Con quel cognome non può che essere l’allenatore dei 5 Stelle”.

IL CASO BLACKSTONE

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Il presidente di Rcs Mediagroup ha poi parlato della vicenda sul contenzioso con Blackstone relativa all’immobile di via Solferino a Milano, sede del Corriere della Sera: “L’arbitrato italiano è l’unico competente, riteniamo che non ricorrano gli estremi perché il giudizio venga formulato in America non essendoci giurisdizione”.

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