Calenda oggi scioglie la riserva, dalla corsa in solitaria alla via del campo largo (senza M5s): ‘Letta? Chiesto il minimo sindacale’

Calenda oggi scioglie la riserva, dalla corsa in solitaria alla via del campo largo (senza M5s): ‘Letta? Chiesto il minimo sindacale’

Nel centrosinistra la via del campo largo continua ad essere costellata di ostacoli, tra veti e paletti posti da tutti i potenziali alleati di coalizione. E così, in attesa del verdetto finale sul collocamento di Azione in vista delle prossime elezioni – previsto per oggi – il leader Carlo Calenda già punta i piedi e scrive una lettera indirizzata al segretario dem Enrico Letta, poi ricondivisa sul suo Twitter. Ma che a molti, soprattutto nel quartier generale del Nazzareno, è parsa però più come ultimatum. «Abbiamo chiesto due cose, a me sembra davvero il minimo sindacale per non mettere insieme una accozzaglia totalmente incoerente e di scarsa qualità. Se la risposta sarà no, intanto che arrivi perchè la stiamo aspettando, allora la responsabilità della rottura sarà interamente sua e noi a viso aperto andremo a combattere con una proposta di governo credibile per bloccare l’avanzata della Meloni», dice Calenda in un video pubblicato sui suoi social.

Al centro della disputa, i collegi uninominali dove il leader di Azione vorrebbe non fossero candidati tutti coloro che non hanno votato la fiducia al governo Draghi, né tantomeno coloro che ne hanno condiviso l’agenda, incluso anche il ministro degli esteri di Maio, per il suo trascorso pentastellato. E poi i punti del programma, con la richiesta di «un minimo di omogeineità» con il supporto allo sviluppo delle infrastrutture energetiche e la revisione del reddito di cittadinanza: ipotesi avversata soprattutto da parte di Sinistra Italiana e dei Verdi. Ma  a chi, sempre su Twitter lo accusa di voler consegnare il Paese in mano alle destre, il leader di Azione fa giungere una secca smentita: «Imbarchiamo di tutto, facciamo come ci pare, tanto se non accettate vi accusiamo di far vincere la Meloni, non funzionerà». 

La corsa in solitaria 

Nel caso in cui Azione corresse da sola o insieme con Italia viva di Matteo Renzi, potrebbe difficilmente contare sulla conquista di collegi uninominali. Tuttavia, potrebbe confrontarsi con la destra sul proporzionale. Di certo, anche se il terzo polo non consegnasse la vittoria in mano alla coalizione di Meloni, Salvini e Berlusconi,  i voti a sinistra non basterebbero nemmeno per conquistare il tanto agognato pareggio. Diverso lo scenario post-elettorale dove il polo centrista – nell’ipotesi in cui conquistasse un buon numero di voti e la destra non “sfondasse” – potrebbe giocare un ruolo determinante nell’appoggio dell’una o dell’altra parte. Anche se dopo la porta chiusa al centrosinistra, sarebbe complicato immaginare un rientro. Ma ancora di più, prospettare una coalizione a destra dove numerose remore sono state mostrare sull’agenda Draghi e sull’operato del premier uscente.  La scelta per Azione di carica anche di un’ulteriore incognita. Con l’exit dalla coalizione di centrosinistra, Calenda dovrà assicurarsi di avere il placet di + Europa, con cui è unito in federazione e che detiene il simbolo che servirà in vista delle elezioni di settembre. L’ex numero uno del Mise, con una campagna elettorale lampo di fronte a sé, sarebbe costretto a raccogliere firme nel periodo estivo.

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La via del campo largo (senza M5s) 

La via del campo largo garantirebbe ad Azione collegi uninominali sicuri e permetterebbere al centrosinistra di poter sperare, perlomeno nel pareggio. Ma non è detto che questo non comporti ulteriori scollamenti interni alla coalizione. Sia nella fase di più accesa campagna elettorale che nella fase post-elettorale, dove sarà difficile mettere insieme le istanze della sinistra con quelle dei centristi in un futuro programma di Governo. Perché ad essere invisa ai due leader di Italia Viva e Azione è anche una delle misure più a cuore per Enrico Letta, ovvero la tassa sulle successioni per attribuire una dota una tantum ai diciotteni: «I giovani – ha ribattuto nei giorni scorsi Calenda – non vogliono una dote, vogliono la speranza per il proprio futuro, vogliono un’opportunità concreta di lavoro, non il lavoro precario di un giorno o una settimana». 

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