Calenda: “Possibile un’alleanza con il Pd. Se vinciamo, Draghi premier”

Calenda: “Possibile un’alleanza con il Pd. Se vinciamo, Draghi premier”

Carlo Calenda, segretario di Azione

Il leader di Azione apre ai democratici: «Un fronte largo di centrosinistra potrebbe battere le destre. Carfagna e Gelmini? Siamo inclusivi partendo dai contenuti. Nessun veto su Renzi in un fronte ampio»

ROMA. «Su una base comune di valori e programmi, riassumibili nell’agenda Draghi, è possibile costruire con il Pd un’alleanza elettorale di un fronte largo per battere le destre. E se vinciamo, indichiamo Draghi premier. Ma vanno chiarite prima alcune cose». Carlo Calenda, leader di Azione, alla vigilia del lancio del suo programma insieme a +Europa di Emma Bonino, non esclude che si possa compiere una svolta rispetto alla sua corsa in solitaria ipotizzata fin qui: ovvero un’alleanza di centrosinistra, fatta da varie sigle, compresa Azione, unite nella lotta con candidati comuni nei collegi uninominali. «Ho visto negli ultimi giorni che il Pd ha fatto una scelta netta sui 5 Stelle. Ma attenzione, patti chiari, a Letta chiederò una cosa precisa».

Quale?
«Beh, che ci vuole rispetto reciproco nella differenza, dovrebbe essere un polo europeista e democratico, con un’area liberal e una socialdemocratica. Non un listone unico. Letta deve domandare a tutti i suoi compagni di strada se sono d’accordo con l’agenda Draghi. Se uno dice no all’invio di armi in Ucraina e un altro dice che non vuole il rigassificatore, di che parliamo? Che offerta politica sarebbe? Molto confusa e con poco appeal, giusto?».

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Allude a Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, immagino.
«Fratoianni ha dichiarato che l’agenda Conte è meglio di quella di Draghi. E uno che dice così, dentro un’alleanza che propugna l’agenda Draghi, che ci sta a fare? Non sono veti, ma una necessità di chiarezza. L’agenda Draghi non è un santino da sventolare ma in concreto significa che si fa il termovalorizzatore e che si rivede il reddito di cittadinanza, dando la possibilità di trovare lavoro e di fare colloqui settimanali. All’Italia serve pragmatismo, far accadere le cose: servono 11 termovaliorizzatori, si fanno militarizzando i siti».

Sembra molto un prendere o lasciare.
«Il mio non è un aut-aut. Certo, noi avremo un programma più industrialista e liberale rispetto a quello del Pd. La legge elettorale consente di avere programmi di singoli partiti e idee diverse, senza un leader unico».

Ma lei sarebbe d’accordo col salario minimo?
«Sì, concordo con il salario minimo affiancato da investimenti rapidi».

Beh, un’alleanza col Pd è una svolta rispetto alla corsa solitaria di Azione evocata fin qui, o no?
«Ma io non ho mai detto che non ci saremo alleati, ma se c’è una cosa imparata da Draghi è che ci si allea per fare delle cose, non contro qualcuno: domani (oggi, ndr) presentiamo le nostre idee e su quelle apriremo un dialogo, ma non si può pensare che si risolva tutto con una coalizione contro qualcuno.

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Pensate di battere la destra che già stila le liste dei ministri?
«Io non credo sia favorita la destra, nelle ultime 48 ore ho ricevuto telefonate di imprenditori, commercianti, una quantità di messaggi di gente che ha sempre votato a destra e stavolta non lo farà. Quindi, fanno i conti senza l’oste».

Brunetta propone un listone repubblicano, con tutti quelli che hanno votato la fiducia a Draghi. Possibile?
«Sì, ma non deve essere un listone, ognuno deve andare con i suoi programmi e con le sue liste».

Brunetta, Gelmini e Carfagna staranno con Azione?
«Mi auguro che lo facciano Carfagna e Gelmini, Brunetta non l’ho sentito. Ma il punto è questo: noi siamo inclusivi partendo dai contenuti.

Con Renzi? Giochi aperti?
«Nel momento in cui si ipotizza un “fronte repubblicano” non si deve chiudere a nessuno. Poi è chiaro che le differenze con lui restano. Per fare una lista insieme non ci sono i presupposti, noi abbiamo da tempo una sinergia politica con +Europa, con cui abbiamo gruppi parlamentari comuni. Ma nessun veto su Renzi in un fronte ampio in cui ognuno mantenga la sua specificità».

Quindi ne parlerete in questi giorni con Letta?
«Beh, dobbiamo verificare se c’è un set di valori comuni necessario per stare insieme. E ricordo che fino a due settimane fa il Pd diceva “o campo largo o morte”. Ora sediamoci per capire bene in concreto: noi siamo per aiutare l’Ucraina anche con le armi, i compagni di strada del Pd lo sono? Non tutti mi pare. Se c’è una base valoriale si fa un’alleanza e se no ognuno per la sua strada. Comunque si parla di alleanza elettorale e non politica. E spero ci siano gli estremi per riportare Draghi al governo del Paese, quello è l’approdo che indicheremo noi».

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