Caos Green pass sui controlli e la richiesta di documenti

Caos Green pass sui controlli e la richiesta di documenti. Scoppia il caso. Le ultime notizie.

Caos Green pass sui controlli e la richiesta di documenti (Adobe Stock)

A pochissimi giorni dalla entrata in vigore del Green pass obbligatorio per accedere a tutta una serie di luoghi e servizi, cominciano a sorgere i primi problemi.

È sorta la questione su chi e come debba effettuare il controllo del codice QR rilasciato con il pass. Il problema riguarda la verifica della titolarità del Green pass. Perché se l’autenticità del codice viene fatta con la scansione della app Verifica C19, il problema è come stabilire se chi esibisce il codice dallo smartphone o sul documento stampato sia effettivamente il titolare del pass. Ecco cosa è successo.

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Caos Green pass sui controlli e la richiesta di documenti

Sappiamo che il Green pass, o Certificazione verde Covid-19, è quel documento digitale o cartaceo che attesta l’avvenuta vaccinazione di un individuo (in Italia anche con una sola dose di vaccino) o l’avvenuta guarigione, oppure la negatività al test per il Coronavirus. Il documento viene rilasciato con un codice QR che contiene di dati del titolare (nome, cognome, età, vaccinazione oppure guarigione o tampone).

È stato introdotto dell’Unione Europea e nei Paesi dell’area Schengen per permettere agli europei di spostarsi liberamente tra un Paese e l’altro, evitando obblighi di quarantena o di tamponi all’ultimo minuto, nel caso il test effettuato nel Paese di provenienza non fosse riconosciuto. Insomma, il certificato digitale Covid-19 doveva snellire le procedure burocratiche di viaggio. Anche se tra Passenger Locator Form e Paesi che hanno ripristinato l’obbligo di tampone per tutti, le difficoltà restano.

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All’interno dei singoli Paesi, poi, si è deciso di adottare il pass, inizialmente concepito per viaggiare, anche nei luoghi o nelle situazioni di rischio: come luoghi al chiuso con persone fragili o eventi con assembramenti. L’Italia, ad esempio, lo ha introdotto già a inizio estate per i ricevimenti di matrimonio e le visite alle Rsa. Il pass, o certificato vaccinale o tampone, è stato chiesto anche per vedere allo stadio le partite degli Europei di calcio in programma a Roma.

Poi, a causa della risalita dei contagi, proprio all’inizio della stagione delle vacanze, i singoli Stati europei, tra cui l’Italia, hanno deciso di estendere l’applicazione del Green pass obbligatorio a luoghi al chiuso, come i tavoli nelle sale interne di bar e ristoranti, palestre, piscine, cinema, teatri, musei, luoghi di cultura, eventi e manifestazioni. Apripista sono state la Francia e la Grecia. Seguite subito dall’Italia, non senza polemiche.

Il nodo dei controlli

A parte qualche problema organizzativo iniziale e le contestazioni degli irriducibili, l’utilizzo del Green pass per andare al cinema, al ristorante e agli spettacoli è sembrato funzionare nel primo weekend di applicazione. I controlli da parte dei gestori di locali vengono fatti con l’app Verifica C19 che consiste in una scansione del codice QR del Green pass, al termine della quale l’applicazione segnala se il codice è valido oppure no. L’esercente non conosce lo stato di salute del titolare del Green pass, cioè non sa se è vaccinato, guarito dal Covid o negativo al tampone. Né vengono conservati i dati scansionati. In questo modo è tutelata la privacy degli utenti.

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Poiché c’è il rischio che la persona che esibisce il Green pass mostri il telefono o il certificato di un’altra, può essere richiesto anche un documento di identità (carta d’identità o patente) per verificare l’identità del titolare.

Il problema che è emerso oggi è proprio quello del documento di identità e di chi può richiederlo. Finora, titolari di bar e ristoranti, esercenti di cinema hanno chiesto ai clienti non conosciuti anche il documento di identità, insieme al Green pass.

La ministra dell’Interno Lamorgese, tuttavia, ha dichiarato che gli esercenti possono chiedere ai clienti il Green pass ma non la carta di identità. La richiesta di mostrare questo documento spetta esclusivamente alle forze dell’ordine o ai pubblici ufficiali. E le forze dell’ordine non possono fare i controlli in tutti i locali dove è obbligatorio il Green pass.

Rispondendo alle domande dei giornalisti, sulle proteste anti Green pass degli ultimi giorni, la ministra dell’Interno ha detto che “il rispetto delle regole è importante“. Ha anche aggiunto che potranno essere effettuati “controlli a campione nei locali insieme alla polizia amministrativa” ma che le forze dell’ordine non potranno essere impegnate in una attività di controllo ordinario. Perché “significherebbe distoglierle dal loro compito prioritario che è garantire la sicurezza”. Ha spiegato Lamorgese.

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Allo stesso tempo, i titolari dei locali “non potranno chiedere la carta d’identità ai clienti”, ha precisato la ministra. “Nessuno pretende che gli esercenti chiedano i documenti, i ristoratori non devono fare i poliziotti“, ha aggiunto Lamorgese, annunciando che sulla questione verrà presto pubblicata dal Ministero dell’Interno una circolare in cui sarà messo nero su bianco che ristoratori ed esercenti non sono tenuti a chiedere i documenti di identità ai loro clienti.

Sarà sufficiente controllare il solo Green pass. Qualcuno, però, potrebbe fare il furbo ed esibire un pass non suo.

obbligo green pass trasporti scuola
Obbligo Green pass esteso a trasporti, scuola e università (Adobe Stock)

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