Caso Ciro Grillo: la consulenza legale apre all’ipotesi “droga dello stupro”

Parlerebbe in modo estremamente chiaro la relazione di Enrico Marinelli, il medico nominato dalla difesa di Silvia, la ragazza che ha denunciato lo stupro di gruppo di cui sarebbe stato partecipe il figlio di Beppe Grillo.  «Lei non può aver dato consenso al rapporto di gruppo».

Il professor Enrico Marinelli fa infatti riferimento al potenziale uso delle cosiddette “droghe dello stupro”. L’esperto le descrive come “sostanze particolarmente insidiose perché costituite da liquidi inodori e incolori.

La fase processuale

Le osservazioni del medico sono quindi contenute nella consulenza medico legale del caso Grillo. Il deposito precede l’udienza preliminare di venerdì 5 novembre, presso il Tribunale di Tempio Pausania. Nelle 20 pagine di relazione si legge inoltre che: «In linea puramente teorica non è possibile escludere l’uso di sostanze di questo tipo». Nello specifico, la relazione è «redatta nell’interesse» di Silvia. L’analisi si concentra quindi «sui fatti avvenuti tra il 16 e il 17 luglio del 2019» a Cala di Volpe (Porto Cervo), in Sardegna.

Versioni contrastanti

Silvia ha denunciato per violenza sessuale di gruppo Ciro Grillo e tre suoi amici, i cui nomi sono ormai usciti dalle carte processuali. Si tratta di Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria, tutti attualmente ventunenni. Nel verbale raccolto dai Carabinieri la ragazza ha raccontato uno stupro subìto la mattina del 17 luglio 2019, prima da uno soltanto di loro e poi da tutti quanti assieme. La versione dei ragazzi è che gli atti sessuali fossero consensuali e che sia stata lei a prendere l’iniziativa. In casa, assieme a Silvia e ai ragazzi, c’era anche Roberta, l’amica con la quale la sera precedente Silvia era stata al Billionaire di Briatore e assieme alla quale aveva deciso di seguire Ciro Grillo e gli amici appena conosciuti. Roberta tuttavia non è una testimone oculare, perché durante la presunta violenza dormiva sul divano. Lei stessa ha subìto abusi perché, nel sono, tre dei ragazzi hanno scattato fotografie e girato un breve video in atteggiamenti osceni accanto a lei.

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Il «blackout» e l’ipotesi del professor Marinelli

Siamo ormai a pochi giorni dall’udienza preliminare e l’avvocatessa Bongiorno, che difende Silvia, ha depositato la consulenza firmata dal professor Marinelli. Per la prima volta dall’inizio delle indagini in questa vicenda compare, sia pure «in linea teorica» e in un documento di parte, l’ipotesi dell’utilizzo della droga dello stupro. Tuttavia, questa ipotesi non è mai stata avanzata dagli inquirenti. Il consulente ha invece costruito tale teoria partendo dal blackout legato all’assunzione di alcol: «un’amnesia — spiega — senza la perdita di coscienza e la capacità di compiere azioni complesse come conversare, guidare, avere rapporti sessuali e perfino uccidere»

La mancanza del consenso

Silvia, fin dall’inizio della vicenda giudiziaria ha raccontato di esser stata costretta a bere un cocktail di vodka e Lemonsoda poco prima della violenza di gruppo. Ai fini processuali è di primaria importanza capire se fosse in grado o meno di esprimere il proprio consenso al rapporto sessuale. Pertanto, attraverso calcoli sul livello di alcolemia, tabelle e indicazioni scientifiche, il professore ha dedotto che no, «non può aver espresso un valido consenso al rapporto di gruppo» poiché l’alcol «scemava grandemente la sua capacità decisionale e annullava la sua capacità di autodeterminazione». Ad ogni modo, la valutazione del consulente di parte va oltre. Il docente ritiene infatti che sia «presumibile con alto grado di probabilità, che i presenti fossero tutti coscienti della sua temporanea incapacità di autodeterminazione».

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Le lesioni

La consulenza, infine, giudica quello della giovane Silvia come un racconto credibile e compatibile con gli approfondimenti medico legali eseguiti. Considera inoltre collegate tra loro la costrizione fisica e le lesioni rilevate su braccia e gambe della ragazza al Soccorso violenza sessuale Mangiagalli di Milano il giorno della denuncia e mette in evidenza un disturbo post-traumatico da stress.

Di Serena Reda

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