Centrodestra, il programma e il retroscena: “Salvini teme ministri suggeriti da Draghi a Meloni’

Centrodestra, il programma e il retroscena: “Salvini teme ministri suggeriti da Draghi a Meloni’

Procede spedito il centrodestra, verso le elezioni politiche del prossimo 25 settembre: macchina da guerra nei sondaggi, la coalizione è data da tutti i pronostici in netto vantaggio sulla coalizione ancora in allestimento del cosiddetto Campo Progressista, il centrosinistra. Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni guida l’alleanza, stacca nettamente sia la Lega che Forza Italia nelle intenzioni di voto. E dietro l’impulso del segretario del Carroccio, Matteo Salvini, di indicare una squadra di ministri prima del voto, ci sarebbe un timore ben preciso.

L’AdnKronos intanto ha pubblicato una bozza del programma della coalizione: 15 punti, “Italia Domani”, titolo del documento è “Programma quadro per un Governo di centrodestra” che vede l’Italia “a pieno titolo parte dell’Europa, dell’Alleanza Atlantica e dell’Occidente. Più Italia in Europa più Europa nel Mondo”. Sostegno all’Ucraina, inoltre, di fronte all’invasione della Federazione Russa. Al punto sette un nuovo piano di contrasto alla pandemia da covid, al punto 11 la sfida dell’”autosufficienza energetica” con il “ricorso alla produzione energetica attraverso la creazione di impianti di ultima generazione, compreso il nucleare pulito e sicuro, senza veti preconcetti”, la transizione tramite rinnovabili, diversificazione degli approvvigionamenti e pieno utilizzo delle risorse nazionali anche tramite “riattivazione e nuova realizzazione di pozzi di gas naturale”. Al punto 2 compare un vecchio classico: la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, contro la “filosofia del ‘no’”, “la piena attuazione delle misure previste per il Sud Italia e le aree svantaggiate”, e l’arrivo della banda ultralarga in tutta Italia.

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Capitolo Giustizia: “Equo processo in tempi rapidi, separazione delle carriere e riforma del Csm, riduzione di tempi del processo penale e civile e stop ai processi mediatici e diritto alla buona fama”. Previste anche l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, la “piena attuazione della legge sul federalismo fiscale e Roma capitale”, “il riconoscimento delle Autonomie ai sensi dell’art. 116 comma 3 della Costituzione garantendo tutti i meccanismi di perequazione”, la “valorizzazione del ruolo degli enti locali”. Stroncato il reddito di cittadinanza che verrebbe sostituito “con misure più efficaci di inclusione sociale e di politiche attive di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro”.

Tra le proposte anche la “ridefinizione del sistema di ammortizzatori sociali al fine di introdurre sussidi universali, l’innalzamento delle pensioni minime sociali e di invalidità, flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e accesso alla pensione, controllo sull’effettiva applicazione degli incentivi all’inserimento dei disabili nel mondo del lavoro, piano straordinario di riqualificazione delle periferie, anche attraverso il rilancio dell’edilizia residenziale pubblica”. Al quarto punto “un fisco equo”: la riduzione della “pressione fiscale per famiglie, imprese e lavoratori autonomi”, no a patrimoniali “dichiarate o mascherate”, “via i micro-tributi”, “pace fiscale e saldo e stralcio”. Principio del “chi più assume, meno paga”, estensione “della Flat Tax per le partite Iva fino a 100.000 euro di fatturato con la prospettiva di ulteriore ampliamento per famiglie e imprese”.

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Via libera anche alla “Semplificazione degli adempimenti e razionalizzazione del complesso sistema tributario”. Rapporto più equo tra Fisco e contribuenti: revisione dell’onere della prova fiscale, riforma del della giustizia tributaria e superamento delle sproporzioni del sistema sanzionatorio”. Il via libera dei vertici al testo, ancora passibile di modifiche da qui a martedì quando si terrà la riunione conclusiva del tavolo, è atteso nei prossimi giorni. Repubblica intanto scrive, citando ambienti parlamentare della Lega, del timore del Carroccio. Su richiesta di Giorgia Meloni il Presidente del Consiglio Mario Draghi avrebbe consigliato un paio di ministri “al di sopra delle parti e di sicura affidabilità” che conferirebbero autorevolezza all’esecutivo. I nomi: Fabio Panetta, ex direttore generale di Bankitalia e membro del board della Banca Centrale Europea, e Roberto Cingolani, attuale ministro per la Transizione ecologica. Palazzo Chigi ha smentito la voce come una “ricostruzione fantasiosa”.

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