Che cosa ha detto Draghi nel suo discorso in Senato

Che cosa ha detto Draghi nel suo discorso in Senato

Dopo le dimissioni respinte da Mattarella la scorsa settimana, oggi il presidente del Consiglio Mario Draghi ha pronunciato un discorso in Senato per provare a definire l’esito della crisi politica innescata dal Movimento 5 Stelle.

«Giovedì scorso ho rassegnato le dimissioni. Questa decisione è arrivata perché è venuta meno la maggioranza di unità nazionale. Il presidente della Repubblica ha respinto le dimissioni e mi ha chiesto di informare il Parlamento della mia decisione», ha spiegato il premier, aggiungendo che «a lungo le forze di maggioranza hanno saputo mettere da parte le divisioni per il bene del Paese» e che «l’unita’ nazionale è stata la miglior garanzia” del governo e della sua efficacia». Tuttavia, ha sottolineato Draghi, «Non votare la fiducia a un governo di cui si fa parte è un gesto politico chiaro che ha un significato evidente. Non è possibile ignorarlo perché significherebbe ignorare il parlamento. Non è possibile contenerlo perché vorrebbe dire che chiunque potrebbe ripeterlo. Non è possibile minimizzarlo perché arriva dopo mesi di strappi».

Draghi ha fatto poi riferimento all’appello che, la scorsa settimana, ha portato 2mila sindaci e il personale sanitario, preoccupati dai destini dei fondi erogati dal PNRR, a chiedergli di dare continuità alla sua attività di governo: «La mobilitazione di associazioni che chiedono la prosecuzione del governo è senza precedenti e impossibile da ignorare. Si tratta di un sostegno immeritato ma per il quale sono immensamente grato», ha detto.

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Proprio l’allocazione delle risorse del Piano ha rappresentato il cuore del discorso di Draghi, che ha spiegato che «Entro la fine di quest’anno dobbiamo raggiungere 55 obiettivi che ci permetteranno di ricevere una nuova rata da 55 miliardi di euro. Completare il PNRR è una questione di serietà».

Largo spazio, ovviamente, anche ai temi della guerra e della crisi energetica determinata dal conflitto: «Con il forte appoggio parlamentare della maggioranza e dell’opposizione, abbiamo reagito con assoluta fermezza all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. La condanna delle atrocità russe e il pieno sostegno all’Ucraina hanno mostrato come l’Italia possa e debba avere un ruolo guida all’interno dell’Unione Europea e del G7. Allo stesso tempo, non abbiamo mai cessato la nostra ricerca della pace – una pace che deve essere accettabile per l’Ucraina, sostenibile, duratura», ha sottolineato Draghi. «Siamo stati tra i primi a impegnarci perché Russia e Ucraina potessero lavorare insieme per evitare una catastrofe alimentare, e allo stesso tempo aprire uno spiraglio negoziale. I progressi che si sono registrati la settimana scorsa in Turchia sono incoraggianti, e auspichiamo possano essere consolidati», ha aggiunto. In relazione alla crisi energetica, Draghi ha rivendicato il buon lavoro svolto dal governo: «In pochi mesi, abbiamo ridotto le nostre importazioni di gas russo dal 40% a meno del 25% del totale e intendiamo azzerarle entro un anno e mezzo».

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Draghi ha poi fornito una risposta ad alcuni dei “nove punti” che, la scorsa settimana, Conte ha posto come conditio sine qua non per continuare ad appoggiare il governo, su tutti il reddito di cittadinanza: «è una misura importante per ridurre la povertà, ma può essere migliorato per favorire chi ha più bisogno».

Il premier ha concluso con un richiamo all’assunzione di responsabilità da parte del Parlamento: «All’italia non serve una fiducia di facciata, che svanisca davanti ai provvedimenti scomodi», ha spiegato: «i partiti e voi parlamentari, siete pronti a ricostituire questo patto? Siete pronti a confermare quello sforzo che avete compiuto nei primi mesi e che si è poi affievolito? La risposta a queste domande non la dovete dare a me, ma la dovete dare a tutti gli italiani, grazie». Draghi, quindi, non ha confermato le proprie dimissioni, attendendo il voto di fiducia da parte del Parlamento.

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