Chi vince e chi perde nella stagione del superdollaro

Chi vince e chi perde nella stagione del superdollaro

Quali sono gli effetti del superdollaro sulla nostra economia? La Toscana ci guadagna o ci rimette? La svalutazione dell’euro rispetto alla valuta americana sta iniziando a farsi sentire sul sistema produttivo, con effetti profondamente diversi a seconda dei settori di business e del livello dei prodotti. In linea di massima, la sensazione che l’economia toscana possa trarne un beneficio, essendo caratterizzata da una forte vocazione all’export e molto attrattiva per il turismo internazionale. Ma i benefici che si ricavano dall’avere in tasca una moneta debole possono essere in realt inferiori alle conseguenze negative. Soprattutto perch quella toscana principalmente una manifattura di trasformazione che per funzionare ha bisogno di comprare all’estero, in dollari, le materie prime. L’impatto del dollaro forte non arriva quini solo sotto forma di bollette per l’energia salatissime, ma anche con una crescita dei prezzi alla produzione che l’ufficio studi della Camera di commercio di Firenze per il secondo semestre 2022 ha stimato attorno al 9,5%.


Chi compra le materie prime in dollari, ci rimette. Chi compra le materie prime in euro e rivende in dollari il prodotto finito, ci guadagna. Soprattutto se il prodotto finale un bene di lusso, rivolto ad una clientela capace di assorbire i rincari di prezzo senza comprimere i consumi: il caso della moda. L’impatto dell’apprezzamento del dollaro piuttosto trasversale. Diciamo che in un contesto “normale” sarebbe di certo un vantaggio, perch rende la Toscana pi attrattiva per i turisti e facilita le esportazioni — dicono i tecnici dell’ufficio studi della Camera di commercio — Ma questi non sono tempi normali. Gi da tempo si registrano problemi nell’approvvigionamento di alcune materie prime, non solo energetiche, e tutte le transazioni mondiali vengono fatte in dollari: la svalutazione dell’euro fa s che chiunque debba importare materie prime e semilavorati li paghi di pi. Questo incremento d una spinta ulteriore all’inflazione. E la reazione della Bce di alzare i tassi, per un Paese come l’Italia, apre il problematico scenario della tenuta del debito pubblico e potrebbe in realt spingere verso la stagflazione. Quella Toscana una manifattura di trasformazione ed ha quindi il problema di importazione delle materie prime: questo riguarda settori come il vetro, la carta e il legno ad esempio. Il fatto che sia prevalente il comparto dei servizi non cambia granch, perch pesa il prezzo in dollari di gas e petrolio.

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Quindi, ad avvantaggiarsi del superdollaro chi acquista le materie prime in euro — cio sul mercato interno — trasforma e rivende in dollari a consumatori abbienti. Ne esce male chi, invece, deve acquistare materie prime e semilavorati in dollari. Chiariscono bene il quadro i dati di Irpet. Nel primo semestre 2022 le esportazioni toscane negli Stai Uniti sono cresciute del 13% a prezzi correnti. Le esportazioni toscane verso gli altri Paesi sono invece cresciute del 15,6%. Questo gap per va attribuito unicamente a due settori: la farmaceutica, il cui ribasso era largamente atteso nella fase post Covid e i macchinari che scontano le dinamiche geopolitiche legate all’invasione russa in Ucraina, spiega Tommaso Ferraresi di Irpet. C’ di fatto un effetto Pignone nelle relazioni di scambio con gli Stati Uniti, legato alle tensioni sul mercato del petrolio. Al netto di questi rapporti che sono legati a multinazionali con una forte presenza in toscana, il saldo al momento positivo: l’export di altre produzioni ha continuato infatti a crescere molto, la moda in particolare aggiunge il ricercatore.

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I settori nei quali la Toscana maggiormente esposta sul mercato statunitense sono il tessile e la moda, la pelletteria, l’agroalimentare, la farmaceutica, i macchinari, l’oreficeria. Nel primo semestre del 2022 l’export di prodotti alimentari cresciuto del 25%, le bevande del 23%, il tessile del 46%, l’abbigliamento del 92%, la pelletteria del 57%, i metalli del 104%. Le esportazioni sono andate bene — dice Ferraresi — ma su alcune categorie di prodotti, specialmente quelli non di lusso, l’outlook per i prossimi mesi non positivo. Le esportazioni verso gli Usa di prodotti farmaceutici sono calate del 24% e quelle di macchinari del 23%: si tratta, in entrambi i casi, di catene del valore legate a multinazionali molto presenti in Toscana che non rivedono le proprie scelte di approvvigionamento in base a scenari percepiti come transitori.

Passata questa fase, il ragionamento, l’export di farmaci e macchine verso gli Stati Uniti riprender. Spostandoci sul lato delle importazioni, ovviamente gli Stati Uniti pesano molto come fornitori di materie prime energetiche — e lo choc attuale sui prezzi dell’energia asimmetrico, perch pesa solo sull’Europa — mentre non hanno un gran peso come mercato di approvvigionamento di semilavorati importanti per la manifattura toscana. Questo per non un dato da leggere solamente in chiave positiva perch le transazioni internazionali avvengono comunque in dollari, anche quando si compra su mercati diversi da quello statunitense. Chi compra la materia prima fuori dall’eurozona sta sperimentando conseguenze negative dall’apprezzamento del dollaro sull’euro — sottolinea l’ufficio studi della Camera di commercio — Vetro, ceramica, carta, plastica, legno: sono tutti settori che stanno soffrendo. Lo dimostra l’andamento dei prezzi alla produzione: nel primo semestre sono cresciuti del 9,6% perch risentono delle tensioni in ambito globale sulle materie prime industriali e sui semilavorati i. L’effetto complessivo determinato dal superdollaro, insieme ad altri fattori, negativo e pervasivo: questo comporter un riflesso anche sul lavoro, ci aspettiamo un sostanziale fermo della domanda di lavoro per il 2023.

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7 novembre 2022 | 09:24

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