chi vince la sfida dei rendimenti? Ecco le strategie- Corriere.it

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Alla vigilia di una nuova emissione di Btp Italia con rendimento e capitale agganciato al tasso dell’inflazione italiana — annunciata dal Tesoro per la metà del prossimo novembre, che ha assegnato in asta il 26 ottobre tutti i 4 miliardi di Btp,a due anni e indicizzati a 5 e 10 anni, i risparmiatori si trovano a ragionare sulla convenienza dei Btp Italia e dei Btp “tradizionali”. In questo momento, e presumibilmente per il prossimo biennio, la palma dei rendimenti più elevati andrà quasi certamente ai Btp Italia. Pochi giorni fa, infatti, Eurostat, la centrale statistica dell’Unione europea, ha confermato che a settembre in area Ue si è registrata una inflazione del 10,9%, che scende al 9,9% nei Paesi che aderiscono alla moneta unica. In Italia. e questo è il dato che ci interessa maggiormente, l’Istat ha confermato un rialzo dei prezzi su base annua dell’8,9% (+0,3% a settembre). Si tratta di livelli di aumento dei prezzi che non si registravano da 40 anni e che in questo momento hanno un solo antidoto se si vuole salvaguardare il capitale reale (al netto dell’inflazione), i Btp Italia, appunto. Titoli che a ottobre hanno staccato o stanno per staccare una maxi-cedola superiore al 4% semestrale (sono ben 4 emissioni di questo tipo interessate: i Btp Italia con scadenza aprile 2023, aprile 2024, ottobre 2024 e ottobre 2027. Il rendimento su base annua di queste emissioni (la cedola è semestrale) è di circa l’8%. Quanto a basta a mettersi sostanzialmente al riparo dall’aumento del costo della vita, con un rendimento cedolare che per un investimento di 10mila euro ne frutta attualmente circa 800 l’anno.

L’alternativa

Il problema della scelta tra Btp Italia e Btp tradizionali si pone per quei risparmiatori che non hanno acquistato Btp Italia alla data di emissione e che sono tagliati fuori (tra l’altro) da quel premio fedeltà dell’1% che viene corrisposto a chi manterrà, per esempio, il Btp Italia giugno 2030 in portafoglio fino alla scadenza naturale (una tranche di 0,4% del premio verrà corrisposta nel 2026 e il restante 0,6% alla data del rimborso, il 28 giugno 2030). Per questi risparmiatori — se desiderano investire in titoli del debito italiano — si pone il dilemma: scegliere i Btp tradizionali oppure i Btp Italia già emessi? In entrambi i casi andando a cercare le occasioni migliori tra i titoli quotati sul mercato secondario del Mot, che — ricordiamolo — è uno dei più liquidi ed efficienti al mondo.

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Il rialzo dei rendimenti dei Btp (e il crollo delle quotazioni)

Come ben sappiamo le quotazioni dei Btp “tradizionali” sono scese a rotta di collo a causa dell’aumento dei rendimenti di mercato. Ma nonostante questo rialzo, la remunerazione dei Btp tradizionali è ancora decisamente inferiore rispetto alle supercedole dell’8% annuo garantite in questo momento dai Btp indicizzati alla corsa dei prezzi. Facciamo qualche esempio: a 15 mesi, il Btp «tradizionale» con scadenza al 30/1/2024 è quotato 96,5: un prezzo cui corrisponde un rendimento del 2,82%; sulla scadenza dei 5 anni il Btp 15/1/2027 offre invece il 3,77% (quotazione 88,8).

Il confronto

Al 21 ottobre, il Btp ad 8 anni, il titolo con scadenza 1/8/2030 offre il 4,50% (quotazione pari a circa 77,20). Se confrontiamo questa emissione con quella di un Btp Italia di pari scadenza (28 giugno 2030), notiamo una impressionante disparità di rendimento: a fronte dell’attuale 8% circa di interessi pagato dal Btp Italia nel 2022, il Btp “tradizionale” offre un rendimento a scadenza importante, il 4,50% appunto, un valore che tuttavia è di oltre il 3% inferiore rispetto alla remunerazione del Btp indicizzato al costo della vita italiana. Per decidere quale dei due titoli sia più conveniente è necessario fare delle ipotesi sul tasso di inflazione futura.

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L’inflazione futura

Le previsioni della Banca d’italia sull’inflazione in Italia parlano di un aumento medio del costo della vita del 6,5% nel 2023 e del 2,3% nel 2024. Oltre questo orizzonte le stime di palazzo Koch non si spingono. «In realtà esistono dei parametri di mercato che quantificano le aspettative sul tasso di inflazione anche oltre il 2024. Ad esempio per i prossimi 8 anni tali aspettative sono pari a circa il 2,20% annuo, in base ai tassi swap su inflazione” dichiara Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte. Affinché il Btp Italia con rendimento agganciato all’inflazione e scadenza giugno 2030 risulti più conveniente rispetto ai Btp tradizionali di pari scadenza, ai rendimenti e ai prezzi del 21 ottobre, occorrerebbe che il tasso di inflazione italiana media superi il 2,2% annuo per i prossimi 8 anni. «Su di un orizzonte breve permane il rischio di un’inflazione persistente elevata anche in Italia, soprattutto vista l’incertezza dell’evoluzione sul fronte energetico. Su di un arco di tempo più prolungato la partita potrebbe invece essere tutta da giocare», sottolinea lo strategist.

La strategia

«In questo scenario di incertezza, una strategia prudente potrebbe essere quella di coprirsi dal rischio di persistenza di inflazione relativamente elevata nel breve, abbinando l’acquisto di un Btp Italia con scadenza entro i 2/3 anni con un Btp a tasso fisso con scadenza a medio termine (ad esempio entro i 6 anni)», aggiunge Cesarano. Un esempio in base ai prezzi al 21 ottobre: il Btp Italia con scadenza aprile 2024 e cedola reale annua (pagata semestralmente) allo 0,4%, considerando anche la quota di interessi e di inflazione già maturati e non ancora pagati, è quotato leggermente sopra la pari, a circa 100,30. In questo caso se l’inflazione media italiana nell’arco dei due anni sarà superiore a circa il 2,30%, il Btp Italia avrà battuto il rendimento dell’analogo Btp tradizionale di pari scadenza. A questo titolo potrebbe essere associato un Btp tradizionale più «lungo», come il Btp luglio 2028, che per una durata di sei anni offre una remunerazione di circa il 4,20% (al prezzo corrente secco di circa 81,5 sempre al 21 ottobre 2022). In questo modo il risparmiatore si garantirebbe una cedola elevata nei primi due anni grazie ai Btp con rendimento agganciato all’inflazione italiana, quando il tasso di aumento dei prezzi potrebbe rimanere storicamente ancora elevato. Successivamente, quando l’inflazione , e presumibilmente anche i tassi, torneranno a scendere, il risparmiatore potrà continuare a beneficiare degli attuali rendimenti «bloccati» su di un arco di tempo più lungo.

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