Quando si parla di cinema il ritratto del cineasta prende troppo di rado i contorni femminili. Eppure, il debito che la storia del cinema deve a grandi interpreti, sceneggiatrici, registe, produttrici è pesante e tarda ad essere saldato. Un silenzio che grava sulla storia del cinema e su un mondo che ancora oggi fatica a dare il giusto spazio alle grandi professioniste della scena. Dunque ricordiamolo, il cinema è donna.
La prima regista donna in Italia, la prima a far conoscere il cinema italiano negli Stati Uniti, tra le prime ad usare il colore sulle pellicole: è Elvira Coda Notari. Pioniera della messa in scena, a cui tanto deve il cinema neorealista rappresentato, trenta anni più tardi, da De Sica e Rossellini. La sua risolutezza nel curare ogni aspetto pratico sul set e il piglio decisionista, che le costò l’appellativo di “Marescialla”, contribuirono a rendere la regista salernitana anche la prima vera produttrice cinematografica.
Elvira Coda Notari e la ‘vita vera’ nel cinema
Elvira Coda Notari nasce a Salerno il 10 febbraio 1875 da Diego Coda e Agnese Virges. Dopo gli studi, nel 1902 si trasferisce con la famiglia a Napoli dove inizia a lavorare come modista. Grazie a questo mestiere conosce Nicola Notari, pittore e fotografo specializzato nella coloritura delle pellicole fotografiche. I due si sposano e iniziano a condividere non solo l’esistenza ma anche l’ambiente lavorativo. La mente brillante e incline agli affari di Elvira partorisce l’idea di sfruttare le conoscenze di Nicola per lanciarsi in mondo complesso e magnifico: quello della produzione di film. Nasce la “Dora Film Fabbrica di film per cinematografi e films parlanti”. Nicola si occupava di montaggio e riprese mentre Elvira curava la sceneggiatura e la regia, divenendo a tutti gli effetti la prima regista italiana.
In una Napoli intrisa di stimoli culturali, testarda e caparbia e non si arrendeva di fronte a nessun ostacolo. Pretendeva dai suoi attori una recitazione vera e senza eccessi, lontana da quella artificiosa e talvolta pomposa del cinema dell’epoca. Una ricerca della ‘vita vera’ e di una verità che volle trasmettere fondando e dirigendo una scuola di arte drammatica. La Notari dirige e produce pellicole come “E’ piccerella” (1922), “‘A santanotte” (1922), “Fantasia ‘e surdate” (1927), gli unici tre film conservati di almeno 60 lungometraggi.
Le protagoniste delle storie di Elvira erano spesso donne. Vere, sensuali, appassionate, determinate, che provenivano dai bassifondi della città. Nelle sue pellicole si può ammirare la vera Napoli e la sua gente che ogni giorno combatte contro i torti e le ingiustizie di una società con cui anche Elvira ha dovuto fare i conti. In tutte le sue pellicole emerge la sensualità e il crudo realismo della vita vera: la povertà dello spaccato cittadino, l’amore, la passione. Il tutto colto con una sensibilità e una drammaticità unica, impronta del cinema di Elvira. In un secondo momento, l’avvento del fascismo, invece, metterà al bando le pellicole in cui la Notari affronta realtà come la malattia, la pazzia o il suicidio.
Arianna Panieri
Facebook, Instagram, Metropolitan Magazine
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