Crisi per Intesa San Paolo, può fallire? Ecco la risposta

Intesa San Paolo è uno dei più importanti istituti di credito italiani: il gruppo nasce dalla fusione tra Banca Intesa e Sanpaolo IMI, fusione ufficializzata come SpA proprietaria a partire dal 1° gennaio 2007. Nel corso di una quindicina di anni acquisisce numerose banche “minori” oltre a “fondersi” ulteriormente con altri istituti.

Nonostante la profonda crisi del 2008 che ha coinvolto ogni forma di ente economico, oggi il Gruppo Intesa Sanpaolo è il maggiore gruppo bancario in Italia, con 13,5 milioni di clienti e circa 4.700 filiali, ed uno dei principali dell’area euro, rappresentando il nostro paese dal punto di vista finanziario in maniera decisamente importante.

Crisi per Intesa San Paolo, può fallire? Ecco la risposta

Essendo molto presente anche al di fuori del contesto italiano, un grupo bancario come Intesa San Paolo, che è anche una società per azioni, ha subito molto il contraccolpo in termini di valore e affidabilità causato dalla guerra in Ucraina. Seguendo la linea europea, il gruppo ha deciso, seppur gradualmente di abbandonare l’operatività nella Federazione anche se questo provocherà un presumibile ammanco in termini di guadagni.

Attualmente è difficile definire quanto il conflitto armato in Ucraina possa incidere sul lungo periodo, anche se va detto che Intesa San Paolo nell’ultima legge di bilancio può vantare un’utile di circa 500 milioni di euro, e, notizia degli ultimi giorni ha ridotto 4,7 euro per azione (da 4,8 euro) il prezzo obiettivo su Equita, investment bank indipendente quotata su Euronext STAR Milan, confermando il giudizio sul titolo a “Buy”.

Insomma, prospettive di investimento importanti, con le prospettive concrete di mandare avanti un nuovo piano industriale. Salvo ulteriori “scossoni” di una certa rilevanza, non solo dipendenti dall’operato del gruppo, Intesa San Paolo può contare su una più che discreta stabilità.