difesa dei prodotti, non autarchia- Corriere.it

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Chiamatelo Masaf: ministero delle Politiche agricole, della sovranità alimentare e forestale. A individuare il nuovo acronimo è il titolare del dicastero, il ministro Francesco Lollobrigida alla sua prima uscita pubblica, al Centro Agroalimentare di Guidonia che festeggia il ventennale dall’apertura (con i suoi oltre 450 operatori, il presidente Valter Giammaria e il direttore generale Fabio Massimo Pallottini) e l’attenzione dello stesso ministero che stanzierà 150 milioni del Pnrr a sostegno della logistica e del sistema integrato per far diventare quello di Guidonia il terzo mercato in Europa.

La spinta all’export

Il neo ministro non si è limitato ad annunciare la nuova sigla, ma ha cercato di spiegare quello che, in tanti, si chiedono dal primo giorno di formazione del governo: che cos’è la sovranità alimentare? «La denominazione del ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare e forestale ha suscitato tanti dibattiti: non l’abbiamo inventata noi, in Francia il ministero si chiama esattamente così e noi guardiamo quello che c’è nel mondo e chi riesce a fare bene può essere per noi un esempio». Dopo la premessa, la spiegazione: «L’Italia ha bisogno di difendere la propria cultura, i propri prodotti e in questo contesto la sovranità alimentare è contraria all’autarchia. C’è bisogno che la nostra nazione esporti all’estero e per farlo bisogna difendere la qualità perché è la qualità che distingue i prodotti italiani dagli altri che cercano di copiarci in malo modo».

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La difesa del Made in Italy in Europa

La sovranità alimentare italiana comporta, ovviamente, anche un diverso modo di confrontarsi con l’Unione europe. «Dobbiamo avere una postura diversa rispetto agli altri anni in Europa — ha aggiunto il ministro — capace del confronto per lottare nella difesa comune del sistema agro alimentare italiano, perché ricordiamo che dopo Coca-Cola e Mastercard c’è Italia tra i brand internazionali più riconosciuti. L’agricoltura senza imprenditore agricolo non ha senso, c’è una strana idea che si sta affermando nel mondo che basti mangiare, ma non è sufficiente produrre e mangiare: invece bisogna farlo bene nel rispetto della qualità e di chi la produce». E un primo esempio è arrivato nelle scorse ore, con il voto contrario dell’Italia, insieme ad altri 9 Paesi, al Piano di promozione 2023, a difesa di vini e carni italiane: «All’Europa siamo andati a dire che non permettiamo di aggredire i nostri prodotti. Abbiamo votato contro una proposta che aggrediva un pezzo della nostra economia agricola. Questo settore è una centralità e lavoreremo in Europa, insieme alle altre nazioni europee, per valorizzare quella che è una ricchezza fondamentale per l’Italia». Da tempo minacciata anche dal Nutriscore — (il sistema della cosiddetta «etichetta a semaforo» nata per segnalare ai consumatori i cibi con una alta presenza di grassi o sale, sostenuta a livello Ue dalla Francia) — un pericolo che per il ministro non è ancora alle spalle: «Non è un rischio passato, ma c’è un’aggressione. Noi consideriamo che al centro dell’economia ci sia il popolo che deve avere il diritto di una capacità di produzione che sia rispettosa del mondo del lavoro, dell’ambiente, della qualità del cibo e su questo verterà la strategia del nostro ministero e speriamo di farlo insieme a tante altre nazioni che hanno la nostra necessità».

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Le competenze sulla pesca

Il ministro ha risposto anche a un altro quesito, nato con la nascita del nuovo governo: a chi spetta la competenza della pesca, al Masaf o al ministero del Mare? La risposta non lascia dubbi: «Le competenze della pesca — ha spiegato Lollobrigida — restano in capo a questo ministero. Il ministero del Mare è un ministero importantissimo che avrà una centralità nel coordinamento delle attività legate al mare. Abbiamo bisogno di una cabina di regia che coordini tutte le attività». Infine, un accenno all’ipotesi dell’Iva al 5% per alcuni prodotti alimentari : il ministro ha confermato di come si tratti di «un’ipotesi su cui stiamo lavorando con il Mef, cercando di capire se c’è questo tipo di possibilità, anche in linea con quello che hanno fatto alcuni stati europei».

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