Elezioni, contro la destra peggiore un’Armata Brancaleone parente di Tafazzi: incrociamo le dita

Elezioni, contro la destra peggiore un’Armata Brancaleone parente di Tafazzi: incrociamo le dita

Meloni premier, Berlusconi presidente del Senato, Salvini al Viminale,Tremonti all’economia, Nordio alla Giustizia, Moratti alla Scuola, Crosetto alla Difesa, Borgonzoni alla Cultura. Fantapolitica? Mica tanto, se vince la destra. Nomi provocatori? Ricordatevi i precedenti: Previti, La Russa, Scajola, Calderoli…. Avvertite qualche brivido? Vabbé, potrebbe esserci anche qualcuno più, più…. no, non più moderato… non mi viene il termine, diciamo qualcuno che si presenta meglio, più elegante, ecco: Tajani agli Esteri, Giorgetti al Lavoro, Bernini alla Sanità o alle Varie ed eventuali, la conferma di Cingolani come ministro.. contro la transizione ecologica. Nella politica dei paradossi potrebbe succedere. E le elezioni del 25 settembre sono elezioni con i paradossi al top. Non ci credete? Ecco qualche esempio.

Il mondo rovesciato. Ai tempi dell’l’Unione Sovietica chi guardava con speranza o almeno con benevolenza ai paesi dell’Est era la sinistra, che, viceversa, criticava la Nato e manteneva un certo sentimento anti-yankee. Oggi i migliori amici della Russia di Putin sono Salvini e Berlusconi, e Meloni dell’Ungheria di Orban. Mentre il Pd di Letta è diventato il più atlantista e filo-Usa di tutti. 

Salvini, poi, dev’essere vittima di un riflesso pavloviano. Negli anni in cui lui faceva il comunista padano al Leoncavallo, Putin era uno dei capi del Kgb. Quando Putin diventava dittatore, Salvini chiudeva i porti, mandava le ruspe nei campi nomadi, difendeva la brutalità delle forze dell’ordine al G8, nei casi Aldrovandi e Cucchi, chiedeva i pieni poteri. Percorsi paralleli? O il richiamo della campanella dei cani di Pavlov? Mah! 

Sinistra, Centro, Destra. Una volta era chiaro. Da una parte stavano Pci e Psi, i partitini della sinistra radicale, parecchi cattocomunisti. In mezzo la Dc con i suoi alleati. Dall’altra parte i nostalgici di “quando c’era lui”. Poi sono arrivati Tangentopoli, la Lega delle manette in Parlamento, di Roma ladrona e Forza Vesuvio, l’antipolitica, i Cinquestelle, i partiti personali. E “cos’è la sinistra cos’è la destra”, come cantava Gaber, non s’è più capito. Anche se la Pulzella cos’è la destra ce lo ricorda ogni giorno, come ha osservato Corrado Auguas: “Giorgia, sarai donna, madre, cristiana ma sei anche un po’ fascista”. 

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Il Partito democratico. Doveva raccogliere l’eredità della sinistra storica (comunisti e socialisti), miscelarla  con la cultura cattolica popolare, costruire una moderna forza politica riformatrice di centrosinistra. Com’è andata lo sappiamo. Più che un matrimonio è stato un rogito. Il Pd è nato dal notaio, senza comunione dei beni e con separazione delle carriere. Il patto tra i partiti contraenti (Democratici di sinistra e Margherita) si è tradotto nella convivenza in case e letti separati, con una sorta di voto di castità sentimentale col proprio popolo, la nascita del partito delle Ztl, del potere per il potere e non per cambiare l’Italia, per di più aperto alle incursioni del bandito di turno.

Quando ci si è accorti che a essere il “volto gentile” del liberismo il Pd perdeva militanti, passione politica, volontari e il voto dei ceti popolari, dei poveri e degli incazzati, andava a Lega, Fratelli d’Italia o Cinquestelle, si è detto che serviva un Partito democratico un po’ più di sinistra. Per costruirlo hanno chiamato alla segreteria… un democristiano.  Che ha fatto dell’agenda di un banchiere, l’Agenda Draghi, la nuova frontiera delle “magnifiche sorti e progressive” della sinistra.

I Cinquestelle. Dilettanti allo sbaraglio. Cultura politica zero. Destra e sinistra pari sono. Un comico visionario, megalomane e forse impazzito come padre-padrone. Hanno raccolto l’incazzatura popolare. Volevano pensionare la vecchia politica e aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, sono diventati… la vecchia politica. Trasformisti, inaffidabili, al governo prima con la destra poi con la sinistra, dalla parte dei più disgraziati (reddito di cittadinanza) ma contro gli immigrati (decreti sicurezza). Quando hanno cominciato a evolversi un pochino e a guardare al campo progressista, Di Battista, il “Che de ‘noantri”,  se n’è andato, Di Maio ha fatto la scissione, gli altri più destri lo hanno seguito, e il Pd che ha fatto: ha rotto con Conte e si è alleato con Di Maio. Direte, ah, ma Conte ha fatto cadere Draghi, ha detto che votava la fiducia poi non l’ha votata, ha tradito Letta, Speranza, il campo progressista.

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Ok, vero, è uno sprovveduto e anche un bel po’ paraculo, ma da premier della pandemia non ha fatto male, votava Pd, rappresenta comunque l’anima più di sinistra del movimento. Niente, con lui la chiusura è “irrevocabile”. “Come lo sparo di Sarajevo”, ha rimarcato Letta. Insomma, come se Conte l’avesse assassinato, Draghi.  Invece con il Di Maio cicci-cicci con Salvini e “mai col Pd che rubava i bambini a Bibbiano”, quello di “abbiamo sconfitto la povertà” e del “Venezuela di Pnochet”; con la Gelmini del tunnel dei neutrini e della distruzione dell’Università; con il Brunetta ministro della funzione pubblica che odia i dipendenti pubblici; con i Calenda e i Renzi che sono diventati quello che sono (??) grazie al Pd, per poi sputare nel piatto in cui  hanno mangiato e fondare nuovi partiti contro il Pd; ecco, con tutta questa bella gente porte aperte come alla Renault. Sarà stato l’influsso francese su Letta? Mah!

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Legge elettorale. Ma il controsenso dei controsensi è come la sgangherata truppa che si richiama in qualche modo al centrosinistra si appresta a presentarsi alle elezioni. Il Rosatellum è una porcata più della porcata di Calderoli. Premia chi si apparenta, chi nei collegi si coalizza per lo stesso candidato, a prescindere dalle idee e dalle posizioni che si hanno, insomma dall’alleanza politica. Ebbene, Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e satellitini, che pure non vanno d’accordo quasi su niente e marciano l’un contro l’altro armati, sono subito diventati “parenti”. Nel campo opposto, invece, “parenti serpenti”. Letta che dice no no no e ancora no a Conte. Calenda che dice no a Di Maio e a quei bolscevichi di Fratoianni e Bonelli. Fratoianni che dice no a Gelmini e Brunetta. Renzi che va da solo solamente perché nessuno lo vuole. Insomma, un’Armata  Brancaleone. Parente di Tafazzi. Incrociamo le dita e teniamoci stretti.

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