Elezioni, la fiera delle promesse: ‘Mille euro di pensione’. Salvini, Meloni e Berlusconi: quota 41, presidenzialismo e un milione di alberi

Elezioni, la fiera delle promesse: ‘Mille euro di pensione’. Salvini, Meloni e Berlusconi: quota 41, presidenzialismo e un milione di alberi

Neanche il tempo di ufficializzare la fine del governo Draghi che il centrodestra è partito all’assalto, avviando la campagna elettorale che porterà al voto il prossimo 25 settembre. E, come sempre, a meno di 24 ore dall’ufficialità del ritorno alle urne siamo già alla fiera delle promesse. 

Così se Silvio Berlusconi rispolvera le «Pensioni minime a mille euro», Matteo Salvini non si tira indietro e già rilancia con uno dei suoi cavalli di battaglia: quota 41. Cioè tutti in pensione con quarantuno anni di contributi. Poco importa se – conti alla mano – quei pensionamenti sarebbero insostenibili per la già fragile economia italiana e impedirebbero di accedere ai fondi europei. Giorgia Meloni invece, evidentemente sospettosa rispetto ai due alleati, appare più cauta e per ora preferisce non svelare le sue carte. Attingendo però alle sue battaglie storiche è facile intercettare la promessa di una Flat tax al 15% (in verità già parte del vasto repertorio berlusconiano del 1994, con la variabile del 23%). Fa nulla se già nel 2018, quando a prometterla fu Salvini, la riforma del sistema di tassazione fu frenata dai conti dei tecnici leghisti sbarcati al governo. Pallottoliere alla mano sarebbe divenuto inevitabile l’aumento dell’Iva. 

IL TEMPO DELLE PROMESSE
Ma questo è il tempo delle promesse non delle calcolatrici. La memoria da pesce rosso degli elettori italiani poi farà il resto del lavoro. E d’altro canto in campo c’è ancora uno dei maestri indiscussi della promessa elettorale: l’ex Cavaliere appunto. Come dimenticare il milione di posti di lavoro annunciato a favor di telecamera nel 1994. O, appunto, la promessa di alzare le pensioni minime ad un milione di lire sottoscritta nel “Contratto con gli italiani” firmato a Porta a Porta nel 2001. Oppure anche le dentiere e le cure veterinarie gratis tirate fuori per le elezioni europee del 2014.

A onor del vero però non ha fatto di meno anche “l’apprendista” Salvini che, nel 2018, promise la legalizzazione della prostituzione, la castrazione chimica per chi stupra, la cancellazione «al primo consiglio dei Ministri delle sette accise sui carburanti» o un attualissimo «termovalorizzatore per ogni provincia». Dai palchi dell’opposizione Meloni oggi è meno esposta. Ma la frenesia delle promesse elettorali, c’è da esserne sicuri, non risparmierà nessuno. Neppure nel centrosinistra ovviamente. 

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Matteo Salvini

La ricetta leghista
Tornano quota 41
e la pace fiscale

14,4% – Il consenso nei sondaggi per la Lega (in calo dello 0,1% rispetto a due settimane fa)

Anche Matteo Salvini ha già lanciato la campagna elettorale della Lega. E in attesa di concordare una linea d’azione comune con Forza Italia e Fratelli d’Italia, ha presentato agli italiani alcune proposte. 
PENSIONI
L’idea di via Bellerio, rilanciata in diretta al Tg1, è di far scattare già dall’inizio del prossimo anno (quando si sarà esaurita Quota 102) la cosiddetta Quota 41. Che non è altro che la possibilità di uscita per tutti i lavoratori al raggiungimento del quarantunesimo anno di contribuzione a prescindere dalla soglia anagrafica. Una opzione attualmente prevista solo per alcune i lavoratori “precoci” e quelli impegnati in attività usuranti. Una proposta ben vista dai sindacati (in alternativa all’ipotesi di pensionamenti alla soglia di 62 anni) che però difficilmente quadrerebbe con i conti pubblici italiani. Secondo le simulazioni dell’Inps realizzate nei mesi scorsi la maggiore spesa sarebbe di oltre 4 miliardi nel primo anno per arrivare a più di 9 miliardi alla fine di un decennio. 

FISCO
Tra i punti cardine della campagna elettorale del Capitano, accanto allo smantellamento del Reddito di cittadinanza, troverà spazio anche la cosiddetta pace fiscale. Una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali sotto una certa cifra. Un’operazione attraverso cui il leghista punta a recuperare, a fronte dei circa mille miliardi di arretrati dovuti, “mal contati 30 miliardi” da utilizzare per “adeguare salari e pensioni al costo della vita” o aumentare lo sconto sulla benzina. Tuttavia secondo i dati  dati dell’Agenzia delle Entrate Riscossione raccolti dalla Corte dei Conti la misura in passato è stata un flop: dalla prima rottamazione (2016) erano attesi 17,7 miliardi e ne sono arrivati solo 8, la seconda (2017) ha portato all’erario 2,6 miliardi a fronte di 8,4 attesi, la terza (2018) 6,2 su 26,3.

SICUREZZA
Il terzo tema caldo su cui Salvini incentrerà la sua martellante campagna estiva sarà senza dubbio una rinnovata attenzione sul fronte dell’immigrazione. L’idea è distinguere tra arrivi regolari (ritenuti necessari anche per coprire le occupazioni stagionali) e irregolari. Con questi ultimi completamente arrestati, aumentando i controlli ai confini con dei nuovi Decreti sicurezza. 

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Giorgia Meloni

L’ora della «madre
di tutte le riforme»:
il presidenzialismo

22,8% – E’ il gradimento degli italiani per FdI secondo la supermedia Agi/Youtrend

A dispetto dei suoi due alleati Giorgia Meloni è la sola leader del centrodestra che, per ora, gioca ancora a carte coperte. Non sono infatti state avanzate proposte elettorali.

FISCO
Tuttavia attingendo alle dichiarazioni fatte negli ultimi mesi è facile supporre la misura cardine con cui FdI ha in mente di riformare il fisco italiano è la cosiddetta Flat Tax incrementale al 15%. Da anni la proposta trova spazio nei comizi forzisti (al pari di quelli della Lega), e consiste nel far pagare a tutti i lavoratori autonomi e dipendenti (privato e pubblico) il 15% di tasse sulla parte di reddito eccedente e guadagnata in più rispetto all’anno precedente. Anche qui però è difficile immaginare che una tassazione di questo tipo possa rispettare tanto i paletti imposti dalla Bce con lo scudo anti-spread quanto quelli “abituali” imposti da Bruxelles.

 
PRESIDENZIALISMO
La Meloni non ha mai tenuto segreto che il suo pallino è il presidenzialismo. «La madre di tutte le riforme» che gli alleati di centrodestra vedono di buon occhio ma vorrebbero “scambiarla” con la cosiddetta autonomia differenziata delle Regioni. In ogni caso la proposta di Fdi punta a modificare la Costituzione soprattutto all’articolo 84, modificandolo (secondo il testo depositato e poi bocciato nei mesi scorsi) in modo che «Il Presidente della Repubblica è eletto a suffragio universale e diretto».
AMBIENTE
Tra le proposte lanciate durante la Conferenza programmatica di FdI di maggio (oltre ad essere una proposta di legge già depositata nel 2019), c’è anche la nuova istituzione del ministero del Mare abolito nel 1993.

SICUREZZA
Uno dei cavalli di battaglia della Meloni è il tema della sicurezza. Come? Attraverso un blocco navale a largo della Libia e il riconoscimento fino a prova contrario dello status di clandestino (anziché di rifugiato).

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Silvio Berlusconi

Silvio più “green”:
«Un milione di alberi
piantati ogni anno»

8,4% – Il gradimento tributato a Berlusconi e Forza Italia stando alle ultime rilevazioni

Silvio Berlusconi è un animale da campagna elettorale. Gli italiani a volte lo dimenticano ma lui certamente no. E non a caso è stato il primo tra i leader del centrodestra a lanciare la palla in avanti e presentare un programma elettorale in «8 punti fondamentali». Non tutti noti, alcuni impegni li ha già annunciati (ritocco delle pensioni minime e svolta ambientale), altri invece sono prevedibili. 

PENSIONI
L’ex Cavaliere ha ritirato fuori dal cilindro l’aumento delle pensioni minime ad almeno mille euro per 13 mensilità. Una promessa che già mise in campo nel 2017 senza però riuscire a realizzarla. Del resto anche questa volta potrebbe restare deluso. Ritoccare le circa 5 milioni di pensioni che non raggiungono la soglia chiederebbe un impegno a bilancio che cozza con lo scudo anti-spread varato dalla Banca centrale europea (oltre che con gli impegni presi con il Recovery e le raccomandazioni specifiche della Commissione Ue). 

FISCO
L’ex Cavaliere non ha chiarito l’intervento che proporrà ai suoi alleati ma, riprendendo quanto proposto a giugno 2021, per il fisco in Fi si immagina «una no tax area per i primi 12.000 euro di reddito e solo tre aliquote, molto più basse (non oltre il 23%) per i successivi scaglioni di reddito». 

AMBIENTE
Tra i punti che Berlusconi ha già rivelato essere parte del programma elettorale anche una svolta ambientalista, con «l’impegno a piantare ogni anno almeno un milione di alberi». Proposta che però fanno notare gli esperti è meno di quanto indicato nel Pnrr, dove sono previsti 330 milioni di euro di stanziamento per piantare un totale di 6,6 milioni di alberi per le 14 città metropolitane (1.65 milioni entro fine anno) e il resto nel 2024.

SICUREZZA
Non esiste una posizione ufficiale, ma lo scorso anno FI ha presentato un documento che riassumeva la lotta all’immigrazione in soluzioni condivise con la Ue (rafforzamento di Europol e Frontex), l’idea di una Blue card per gli immigrati e un piano Marshall per l’Africa. 

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