Emma Marcegaglia: “Crescita in pericolo nel dopo – Draghi, l’Italia rischia grosso”

Emma Marcegaglia: “Crescita in pericolo nel dopo – Draghi, l’Italia rischia grosso”

La crisi energetica, l’inflazione e il rialzo dei tassi deciso dalle banche centrali porteranno «a un forte rallentamento economico». Emma e Antonio Marcegaglia, dal loro osservatorio privilegiato che è l’azienda di famiglia, un colosso industriale leader nella trasformazione dell’acciaio con oltre 7 miliardi di fatturato, temono «un aumento della povertà in Italia». Ospiti di “Alfabeto del futuro 2022”, progetto editoriale sull’innovazione del gruppo Gnn, fratello e sorella rispondono alle domande del direttore de La Stampa Massimo Giannini dallo stabilimento nel mantovano ribattezzato Casa Marcegaglia.

Emma Marcegaglia, lei che è stata anche presidente di Confindustria, come giudica il periodo che stiamo vivendo?
«Siamo in un momento con varie crisi alle porte. La prima è una crisi umanitaria gravissima, con una guerra che dal mio punto di vista non ha alcuna giustificazione. Poi c’è una potenziale crisi alimentare drammatica, parliamo di 200 milioni di persone che nelle prossime settimane potrebbero non avere nulla da mangiare. Abbiamo una crisi di migranti, con metà del popolo ucraino che non ha più una casa, e i prezzi del gas e dell’energia che rimarranno alti a lungo».

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Cosa possono fare governo e parti sociali?
«L’inflazione è la tassa più iniqua, colpisce sia l’imprenditore che il disoccupato. Imprese, governo e sindacati devono fare tutti molta attenzione e lavorare in modo serio, evitando conflitti e tensioni sociali».

C’è anche la transizione ecologica da portare avanti.
«È necessaria e noi la condividiamo, ma la stiamo facendo in modo ideologico. L’Europa non può chiedere di eliminare l’auto a benzina e diesel nel 2035, questo rischia di spiazzare intere filiere industriali».

C’è un caso Italia sui mercati?
«Abbiamo un debito pubblico enorme che va ridotto, tuttavia quello che è successo in questi ultimi giorni è dipeso anche da un errore di comunicazione della Bce. Capisco l’aumento dei tassi, però occorre prevedere uno strumento per evitare che gli spread si allarghino».

Abbiamo speso troppo per fronteggiare l’emergenza?
«Durante la pandemia bisognava aiutare la gente, poi c’è stato un eccesso di sussidi, di mance elettorali che non hanno fatto bene. Adesso serve un intervento strutturale sul cuneo fiscale».

Il mercato del lavoro italiano vive il paradosso della mancanza di manodopera in alcuni settori. Per Confindustria è colpa del reddito di cittadinanza, mentre i sindacati vedono un problema salariale.
«Il reddito di cittadinanza in parte incide, ma le imprese devono pagare di più. E’ un problema che non riguarda noi, visto che l’industria applica i contratti nazionali, ci sono altri mondi con retribuzioni molto basse».

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Fino ad oggi Draghi ha rappresentato un punto di equilibrio in un momento drammatico, che succederà nel 2023 quando ci saranno le elezioni?
«Io sono preoccupata per il dopo Draghi. È vero che questo governo ha una maggioranza composita, e negli ultimi mesi ha perso la capacità di fare le riforme perché c’è già un clima elettorale, però la pandemia e il Piano nazionale di ripresa e resilienza sono stati gestiti bene».

Cosa rischia l’Italia senza di lui?
«Draghi ha un’autorevolezza a livello internazionale che è fondamentale perché il patto di stabilità e il New green deal verranno decisi in Europa. Bisogna avere un capo di governo che sa stare nei tavoli dove si plasmano le decisioni. Sono preoccupata perché nel 2023 la situazione potrebbe essere ancora complessa. Con questa legge elettorale probabilmente le due coalizioni rimarranno quelle, e il rischio vero è che chiunque vinca non sarà in grado di governare».

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Quindi fa il tifo per il Draghi bis?
«Assolutamente, anche tris e quadris…».

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