Enrico Letta e compagni? Alessandro Sallusti: uniti solo dalla tristezza

Enrico Letta
Alessandro Sallusti

La migliore della giornata l’ha scritta Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera, sul suo profilo di Twitter: «Letta potrebbe fare il nucleare solo nel maggioritario e le pale eoliche solo nel proporzionale». E, aggiungo io, mettere nel programma il reddito di cittadinanza solo nel collegio dove si presenterà Di Maio e lo stop alle armi in Ucraina solo in quello dove correrà Fratoianni. Un gioco, certo, ma che rende l’idea più di mille discorsi sull’impossibilità di tenere insieme una coalizione che in natura non può stare insieme. Non c’è una sola questione su cui i probabili soci del centrosinistra la pensino allo stesso modo; perfino Letta non sempre la pensa come Letta, tanti sono i suoi ripensamenti.

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C’è una regola aurea del fare che recita: se cerchi di accontentare tutti, il risultato sarà che alla fine scontenterai tutti. A sinistra uno solo la conosceva e l’ha applicata, si chiama Matteo Renzi e portò il Pd al quaranta per cento, dico quaranta, scontentando più della metà della sua classe dirigente. La quale avrà detto: non è possibile che abbiamo vinto, qualcosa non funziona, meglio farlo fuori questo vincente e tornare a vivacchiare appresso a La Repubblica e Michele Santoro, che quelli sì sono giusti e amici nostri. Perdenti si nasce e il Pd lo nacque, per dirla alla Totò.

Siamo onesti: «Comprereste una auto usata da quest’ uomo?», come recitava il più famoso slogan politico al mondo coniato dallo staff di Kennedy nella campagna elettorale contro Nixon del 1960, se quest’ uomo fosse Enrico Letta? Qualcuno può immaginare di affidare il Paese nelle mani di uno politicamente ucciso da una battuta – anche quella storica – di Renzi, quando disse: «Enrico stai sereno» e una settimana dopo, a sua insaputa, Enrico non era più presidente del Consiglio? La sinistra è innanzitutto triste, fatta da persone tristi con argomenti tristi, che quando le vedi o le senti, la prima cosa che ti viene di fare è toccare ferro.

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Capisco che non sto facendo discorsi da fine politico, ma non mi stupirei se questi incontrassero il favore di tanti elettori di sinistra che, come tutti, cercano un leader e un sogno e che si ritrovano invece alle prese con Letta, Calenda, Fratoianni e Gelmini per di più litigiosi tra di loro. Vuoi mettere con Giorgia, Silvio e Matteo? Dai, nel bene e nel male è tutta un’altra musica.

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