ERP e cloud due tecnologie che possono convivere – Metropolitan Magazine


I software ERP (Enterprise Resource Planning) sono una soluzione diffusissima nel nostro Paese ma, come spesso accade in ambito tecnologico e aziendale, non sempre sono aggiornati all’ultima versione. Anzi, in molti casi questi programmi vengono ostinatamente utilizzati in modalità e su sistemi operativi obsoleti. Ad oggi, la migrazione in cloud di vari software ERP è in corso in tutto il mondo, e cerca di venire incontro a questa innata necessità di passare a tecnologie più moderne.

Uso degli ERP, oggi

Ormai lontani dall’essere software specialistici destinati ad un uso estremamente targetizzato, la diffusione dei software di tipo ERP (Enterprise Resource Planning o, se preferite, Pianificazione della gestione delle risorse d’impresa) si è diffuso in modo sempre più capillare, per non dire sistematico. Al netto della sua consueta applicazione per l’organizzazione di aziende di informatica – per cui, in sostanza, era spesso connaturato con le attività ed il business plan di quel genere di realtà – le soluzioni ERP sono state sviluppate e consolidate, più o meno da 10-15 anni a questa parte, in ambiti come quello automotive, vendite al dettaglio, logistica, ingegneria civile, meccanica e così via. Ulteriori esempi di realtà aziendali che possono trarre giovamento dagli ERP sono, ad esempio, i grossisti, il settore manifatturiero e ancora una volta settore ICT, che può giovare di un cambiamento di paradigma verso un ERP ancora più scalabile e completo: il cosiddetto ERP cloud.

La complessità principale legata ai software di gestione delle risorse, alla prova dei fatti, consiste in un duplice aspetto: se da un lato le architetture software sono fortemente modulari, e si basano su un database centralizzato e fault tolerant, le stesse mettono gli stakeholder aziendali in condizione di poter lavorare e cooperare a qualsiasi livello, sia dal punto di vista contabile che da quello meramente organizzativo, gestionale e logistico. Chiunque debba organizzare le risorse d’impresa, ad oggi, che sia un project manager o un dirigente ambizioso, dovrà tenere conto della possibilità di fare uso di un ERP. Tanto più che, ad oggi, si parla sempre con maggiore insistenza della possibilità di realizzarli su infrastrutture cloud server.

Questo ovviamente comporta una serie di ragionamenti e riflessioni non banali, che abbiamo deciso di far partire da un aspetto oggi vitale e molto discusso: i dati che vengono trattati da questi software.

Cloud, ERP e privacy

Trattandosi di dati interni all’azienda (ovvero da non divulgare in pubblico neanche accidentalmente), è ovvio che si debba mettere in primo piano la coerenza con il GDPR in vigore. Un decreto a livello europeo che ancora oggi non è troppo chiaro, e spesso viene considerato di applicazione dubbia, tra mille incertezze e vuoti normativo-tecnologici. Alla normativa per la privacy europea, di fatto, molti si sono adeguati un po’ per forza di cose – e spesso, purtroppo, con scarsa convinzione, e altrettanto vaga consapevolezza.

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Ma in questo contesto, a ben vedere, si tratta di trattare in modo GDPR compliant dati vitali, importantissimi per la nostra azienda, che sarebbe disastroso se venissero trafugati esternamente (come è successo, purtroppo, con la pubblicazione e la rivendita di dump aziendali riservati, contenenti anagrafiche e corrispondenza email interna, spesso a causa di disattenzioni ed imprudenze a livello di policy).

Non si tratta pertanto di un mero adeguamento formale o “di facciata”, ma di un qualcosa che deve funzionare effettivamente, in modo funzionale alle concrete esigenze in gioco, al fine di garantire che solo chi è autorizzato possa trattare, leggere e scrivere quei dati. È chiaro che, a questo punto, affidarsi al cloud di aziende multinazionali (spesso prive di una sede europea) può rivelarsi una scelta poco consigliabile. Ed è per questo che realtà italiane come Seeweb si muovono, ad esempio, nella definizione di servizi in cloud facilmente adeguabili allo scopo, e con datacenter italiani monitorati, scalabili e di proprietà, facenti capo alla giurisdizione europea.

L’erogazione dei software ERP, in secondo luogo, si basa storicamente sullo sviluppo e l’assistenza di software house specializzate. Della serie: acquisto un prodotto dall’azienda X, inizio ad usarlo, poi richiedo delle personalizzazioni che mi vengono realizzate volta per volta. Un team di sviluppatori difficilmente avrà a disposizione un’infrastruttura (data center) di proprietà, preferendo appoggiarsi a cloud pensati per lo più per lo sviluppo, poco o per nulla adatti ad andare in produzione (anche per i motivi legati alla privacy di cui sopra).

Ed è qui che viene fuori la necessità di far funzionare quei software ERP in un ambiente cloud “protetto” e gestito da personale specializzato lato sistemistico. Cosa che Seeweb, nello specifico, è pienamente in grado di offrire, essendo attiva da più di vent’anni come provider di servizi online, prevalentemente cloud.

ERP on-premises e ERP in cloud

Le architetture software alla base degli ERP supportano più servizi e permettono di svolgere e gestire molte operazioni; ma c’è una differenza fondamentale di cui tenere conto nel passaggio dallo standard al modello rinnovato. Se infatti nel modello tradizionale, cosiddetto on premises, il software veniva installato e mantenuto nel server aziendale e in loco, con il modello cloud si passa ad una gestione più snella, in cui peraltro non si dovrà più pensare direttamente alla gestione dell’hardware e del software sottostante, a vantaggio di un sistema di gestione molto più agevole.

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Se il classico ERP monolitico si pagava più o meno una tantum, al netto di interventi tecnici ed aggiornamenti di vario genere, un ERP in cloud si paga in abbonamento come qualsiasi altro servizio di questo tipo, con costi frazionabili per le aziende e quasi certamente più gestibili, soprattutto dati in tempi complicati post-Covid 19 che ci troviamo a dover affrontare.

Seeweb, in questo, è funzionale per un motivo preciso: il servizio cloud che offre ad oggi, infatti, permette un approccio sulla falsariga di quello on premises, garantendo l’erogazione dei servizi ERP in ambiente cloud, e senza intaccarne alcuna funzionalità a livello macroscopico – e senza la necessità di dover riscrivere le applicazioni e i moduli, risparmiando così sui costi di realizzazione e collaudo IT.

In questo ambito l’azienda propone ai clienti un’architettura basati su dischi in hot standby e fault tolerant N+1; semplificando un po’ le cose, la prima scelta comporta la massima reperibilità e replicabilità dei dati grazie ad un supporto disco aggiuntivo, sincronizzato con quello originale. La ridondanza N+1, dal canto suo, è in grado di garantire al sistema una maggiore resilienza ai guasti ed alle imprevedibilità legate a bug, errori di connessione o di natura accidentale da parte degli operatori.

Cloud, ERP e implementazione

Da un punto di vista tecnico-implementativo, a questo punto, ci sarebbero varie considerazioni da fare – senza considerare che molte di esse rientrano in un ambito specialistico (di ingegneria del software), per cui le risposte dovranno spesso essere contestualizzate su un caso reale. Questo significa che non è agevole, per non dire impossibile, dare delle risposte esaustive che valgano per ogni situazione: per amor di discussione, pertanto, saremo pertanto costretti ad affrontarle in modo leggermente semplificato (e i puristi ci scuseranno, speriamo!).

Si parlava all’inizio della modularità degli applicativi ERP, unita alla possibilità di replicare su un cloud questo modello: a livello puramente implementativo, ciò potrebbe sollevare qualche perplessità negli addetti ai lavori. Di fatto, l’architettura software di un ERP è per sua natura centralizzata, mentre il software in cloud gira su istanze distribuite. Il cloud, detta in altri termini, non è automaticamente predisposto per far funzionare un ERP, ma ciò non toglie che lo si possa configurare a dovere anche a tale scopo (e Seeweb lo dimostra, in tal senso). La flessibilità estrema del cloud, se usato a dovere, è un fatto ben noto nel settore.

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Eventuali errori sia software che hardware, di fatto, in questo ambito vengono gestiti in automatico mediante procedure di disaster-recovery, e generalmente senza alcuna interruzione del servizio.

ERP in cloud: verso una fruizione più snella

Con il passaggio in cloud cambia il paradigma di fruizione del servizio: un ERP implementato così non sarà più installato sui server aziendali interni, ma verrà utilizzato mediante credenziali di accesso riservate e un browser per il web. La cosa interessante è che l’operatore finale potrebbe, se ben istruito, non avvertire alcuna differenza nel passaggio da una tecnologia all’altra.

Un modello che ha riscosso moltissimo successo nella diffusione del cloud corrisponde con il cosiddetto SaaS (Software as a Service), il che significa che ogni operatore potrà lavorare sull’ERP senza dover installare nulla nel proprio computer, poiché la gestione degli aggiornamenti e dell’hardware sarà interamente demandata al cloud, assieme ad aggiornamento e utilizzo dei sopracitati moduli.

Il cloud è diventato uno standard sempre più diffuso per le nostre attività quotidiane, e soprattutto in questo periodo di pandemia ne apprezziamo ogni giorno le potenzialità, che spesso sfruttiamo senza accorgercene. E se il suo focus è sempre stato incentrato su una nuvola (cloud in inglese), emblema di leggerezza e di semplicità, molto probabilmente la sua estensione al mondo affascinante degli ERP fa parte della naturale evoluzione delle cose.

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