Fiducia al Senato con 95 sì, Draghi domani al Quirinale

Fiducia al Senato con 95 sì, Draghi domani al Quirinale

draghi

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, non salirà questa sera al Quirinale a colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Domani il premier dovrebbe partecipare al dibattito e al voto di fiducia alla Camera dei deputati e, solo successivamente, salire al Colle. L’Aula del Senato ha approvato la fiducia alla risoluzione depositata dal senatore Casini sulle comunicazioni del presidente del Consiglio con 95 voti favorevoli, 38 contrari, nessun astenuto. I presenti erano 192, i votanti 133. M5s, Lega e Forza Italia non hanno partecipato al voto.

Nel corso della replica alla discussione generale sulle sue comunicazioni, il premier ha chiarito: “Chiedo che sia posta la fiducia sulla proposta di risoluzione presentata dal senatore Casini”. Nella breve replica a palazzo Madama, il presidente Draghi ha detto: “Esistevano due possibilità: presentarmi in Aula e confermare le mie decisioni con un intervento senza voto. Il sostegno che ho visto nel Paese, la mobilitazione, mi ha indotto a riproporre un patto di coalizione e sottoporlo al vostro voto: siete voi che decidete”.

LA DIRETTA DAL SENATO

Le comunicazioni di Draghi in Senato

Un patto rafforzato con le forze politiche per proseguire in modo incisivo l’azione di governo. È quello avanzato oggi dal presidente del Consiglio nel corso delle sue comunicazioni in Aula al Senato. Un discorso alto, in cui il premier ha evidenziato i risultati raggiunti nei 18 mesi del suo governo, con il raggiungimento degli obiettivi previsti dal Pnrr e la realizzazione di riforme attese da anni. Draghi ha sottolineato che “gli italiani hanno sostenuto questo miracolo civile, e sono diventati i veri protagonisti delle politiche che di volta in volta mettevamo in campo”. Tutto ciò, ha sottolineato ancora il presidente del Consiglio, è stato reso possibile “grazie a voi” parlamentari che avete sostenuto il governo con uno sforzo di unità nazionale. “Mai come in questi momenti sono stato orgoglioso di essere italiano”, ha aggiunto. Quella di presentare le dimissioni, ha spiegato ancora Draghi, “è stata una scelta tanto sofferta quanto dovuta. Questa decisione è seguita al venir meno della maggioranza di unità nazionale” ha sottolineato.

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“Il desiderio di andare avanti insieme si è progressivamente esaurito e con esso la capacità di agire con efficacia, con tempestività, nell’interesse del Paese”, ha osservato Draghi, che nel suo intervento ha ricordato gli innumerevoli appelli lanciati affinché resti a Palazzo Chigi. Ad averlo colpito, in particolare, l’appello degli oltre 2 mila sindaci e quello dei lavoratori della sanità, “gli eroi della pandemia”. Appelli che “non possono essere ignorati”. Per ricostruire il patto di fiducia che ha tenuto insieme la maggioranza, tuttavia, “l’unica strada, se vogliamo restare insieme, è ricostruire daccapo questo patto con coraggio”. In particolare, nel suo discorso, Draghi ha proposto quattro punti per un nuovo programma di governo: il completamento del Pnrr; la riforma del fisco, il sostegno ai meno abbienti e la riduzione del cuneo fiscale; l’emergenza energetica, con un importante passaggio sul rigassificatore di Piombino la cui istallazione va ultimata entro la prossima primavera; infine, il sostegno all’Ucraina, così come il Parlamento ha impegnato il governo a fare.

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Nel corso del discorso, non è mancato un passaggio importante sulle potenze straniere – non solo la Russia – che cercano di esercitare la propria influenza sull’Italia: “Dobbiamo aumentare gli sforzi – ha affermato Draghi – per combattere le interferenze da parte della Russia e delle altre autocrazie nella nostra politica, nella nostra società”. Nel proporre un patto alle forze politiche, il premier ha concesso qualcosa al Movimento 5 stelle con un’apertura al salario minimi per chi non è coperto dai contratti collettivi e sul Reddito di cittadinanza, “una misura importante ma può essere migliorata” per aiutare chi ha più bisogno e per ridurre distorsioni al mercato del lavoro. Al tempo stesso, però, il presidente del Consiglio ha fatto capire senza mezzi termini che sul sostegno militare al governo di Kiev la linea resta la stessa: “Armare l’Ucraina è il solo modo per aiutarla a difendersi”, ha evidenziato Draghi.

Non è mancata una bacchettata all’M5s e alle forze politiche di sinistra sull’opposizione alla realizzazione delle infrastrutture energetiche necessarie per il Paese. “Dobbiamo ultimare l’installazione del rigassificatore di Piombino entro la prossima primavera, è una questione di sicurezza nazionale”, ha affermato Draghi, rispondendo alle recenti dichiarazioni del presidente della Toscana ed esponente Pd, Eugenio Giani, che vuole limitare a tre anni la presenza del rigassificatore a Piombino. Il premier non ha fatto sconti neanche alla Lega in merito alle concessioni balneari e sui tassisti. “Serve sostegno forte all’azione dell’esecutivo e non di un sostegno a proteste non autorizzate, e talvolta violente, contro la maggioranza di governo”, ha detto parlando del Ddl Concorrenza. Il premier ha quindi chiuso il suo discorso restituendo la palla ai partiti: “Siete pronti a confermare quello sforzo che avete compiuto nei primi mesi, e che poi si è affievolito? Siamo qui, in quest’Aula, oggi, a questo punto della discussione, perché e solo perché gli italiani lo hanno chiesto. Questa risposta a queste domande – ha concluso – non la dovete dare a me, ma la dovete dare a tutti gli italiani”.

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