Gli artisti commentano i fatti di Washington: Emma, Piero Pelù, Ermal Meta e tanti altri contro Donald Trump

Gli artisti commentano i fatti di Washington. I sostenitori di Donald Trump, mossi da un patriottismo tossico e da un nazionalismo velato, incitati dal tycoon prima della certificazione della vittoria di Joe Biden alle presidenziali, hanno assaltato il Campidoglio statunitense riuscendo a penetrare il palazzo nel quale si teneva il Congresso. Un fatto gravissimo sul quale sono intervenute tutte le forze politiche del mondo per condannare la marcia golpista dei Q-Anon e degli elettori delusi dalla vittoria dei democratici.

Per questo gli artisti commentano i fatti di Washington e lo fanno duramente. Piero Pelù, sempre attentissimo alle cose del mondo, twitta un attacco feroce contro i cosiddetti “proud boys” e i suprematisti bianchi e tuona: “Il negazionismo violenta la libertà”. A lui si aggiungo altri colleghi.

Ermal Meta ci ricorda la morte di George Floyd: un afroamericano rischia di morire “ammazzato per strada senza motivo” mentre un bianco può assaltare il Parlamento. Giuliano Sangiorgi dei Negramaro attacca tutti coloro che dicono agli artisti di occuparsi solo di musica e accompagna il suo messaggio, nelle stories, con le note di This Is America di Childish Gambino.

Netta anche la posizione di Emma Marrone che nelle stories definisce i sostenitori di Trump “incivili, ignoranti, violenti proprio come lui”, e più decisa è l’opinione espressa da Levante su Instagram che definisce il tycoon un “fallito che incita all’odio”.

Breve e conciso il commento di Tommaso Paradiso che nelle stories di Instagram pubblica lo screenshot di un articolo di un quotidiano online e commenta: “Il mondo di Trump” per far intendere che il presidente uscente ha fondato la sua politica sul disordine e sull’incitamento delle masse a lui affini.

Con queste parole gli artisti commentano i fatti di Washington ed esprimono la loro posizione rispetto a Donald Trump, che fino all’ultimo ha parlato di brogli elettorali per arringare il suo popolo.