Gli attacchi di Selvaggia Lucarelli a Daniela Martani, mia sorella


Selvaggia Lucarelli contro Daniela Martani.

Che, en passant, sarebbe mia sorella. Ma se vi aspettate un’apologia vi sbagliate. Su mia sorella esercito, in pubblico, il diritto all’epoche’. Non posso dire che le sue opinioni siano le mie, e, soprattutto, cosa che sta diventando sempre più rara, non lo pretendo. Posso convenire che può risultare temeraria, eccessivamente diretta, spiazzante e persino snervante. Ma mi fermo. In famiglia ciascuno ha i suoi vizi, difetti e debolezze e, tra una litigata e l’altra, un abbraccio e l’altro, rispetta quelli degli altri.

Mi riguarda, invece, correggere alcune distorsioni. E soprattutto, mi esaspera e dispera l’atteggiamento di certi giornalisti, opinion leader, influencers.

Se la democrazia è un governo d’opinione, se si basa sulla differenza delle posizioni, che è ricchezza, sulla parrhesia (la libertà di parola), non capisco perché si faccia così fatica a lasciare che le persone possano dire la propria, come, dal suo pulpito dorato, spesso scompostamente, continua a far la Lucarelli, che, non solo pretende il silenzio di chi finisce nelle spire del suo malanimo, ma ne vorrebbe la dissoluzione, addirittura la liquefazione. E magari sarebbe ben contenta se tutti i “divergenti”, perdessero il loro posto di lavoro. Mia sorella è stata licenziata da una radio per le posizioni prese. Ora, la nostra cara giornalista, dalla sua zona di confort mediatica, cui corrisponde senza dubbio anche un apprezzabile emolumento, auspica la sua sparizione da qualsiasi scena. Per restare sola, finalmente col suo gigantesco ego, che impazza “tagliatele la testa!!!!” “Sì, maestade”.

Perché mia sorella è un personaggio pubblico (lei no, invece) e quindi può assurgere ad axemplum. Se nutre opinioni errate, chi la segue, ad occhi chini, come le pecore il pastore, ne verrà inevitabilmente influenzato. Già, questo è il problema. Che invece di pensare ci siamo ridotti a seguire. Pedissequamente. Chi grida più forte. Chi riluce di più sotto i riflettori accesi.

L’ortodossia, stabilita sempre dall’alto, deve regnare sovrana e scatenare, su chi si macchia di eresia, la longa manus dell’Inquisizione. Oggi non servono falò reali, ma ti inceneriscono in effigie, perché il malocchio magicamente si concreti nella realtà che ti circonda e tu perda il lavoro, gli amici, tutto quello che per te ha valore.

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Ne abbiamo abbastanza. Ne abbiamo abbastanza dei leoni da tastiera che la stessa Lucarelli un tempo esecrava, e ne ha fatto un corso, sui siti di haters, e l’ho trovato anche interessante. Una volta lo era, interessante. Ora sembra essersi convertita al loro medesimo modus operandi. Quindi giù ad augurare morte e distruzione al runner solitario, ai ragazzi nelle piazze, alla gente ‘irresponsabile’, colpevole di non reggere più questo clima asfittico, claustrofobico, da impero alla fine della decadenza, di tutta questa morte.

La giornalista accusa la Martani di paraculaggine, di essersi persuasa ai vaccini (per poter partecipare all’Isola dei Famosi) dopo una vita da novax: ma, medice, cura te ipsum, o, se vuoi, evangelicamente, togliti la trave dall’occhio, perché ti impedisce di vedere, anzi, di ricordare, la tua imperfetta coerenza. Ma gliene abbiamo fatto una colpa se, nel giro di poche settimane, la giornalista è passata dal trangugiare involtini primavera antirazzisti, dal considerare beceri xenofobi quanti indossavano la mascherina, a un curioso fondamentalismo contro quelli che definisce negazionisti?  Mia sorella, in verità, non è negazionista; non ha mai negato, che io sappia, il virus: ha detto che bisogna conviverci, perché tenere tutto serrato senza limiti – e sono a migliaia a pensarlo-non serve, se non a devastare irreversibilmente un Paese. Lo ha fatto a modo suo, e ne risponde lei. Ma, scusate, l’ha fatto, non si è limitata a scriverlo, gridarlo, dai social, dove fioriscono inesauribili ormai le proteste contro le misure antipandemiche. Perché in questo Paese più che di Covid, prima che di Covid, si muore di fame, di perdita di lavoro, di depressione, di autoconsunzione, di fine del futuro. Di assenza di screening. Di servizi che non ci sono. Oggi, ad esempio, sono andata a vedere cosa accade in una comunità dedita al volontariato. Di tanti che vi operavano, che servivano i meno fortunati, non è rimasto neppure tanto. E dove sono quei ragazzi, quelle persone fragili? A casa, tutte sulle spalle di una categoria, i caregivers (leggi per lo più madri ormai al limite), da soli. Danni involutivi. Lucarelli, vieni a vedere, tu che urli dai social, e se non vuoi vedere, vieni a vergognarti della fama di cui godono quelli che li hanno ridotti così.

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Negate queste realtà, o no, altra genia di negazionisti? Non vi colpiscono, non sembrano importare.

Daniela, sostiene Lucarelli, va in giro a filmare i reparti ospedalieri per dire che sono vuoti? Veramente, lei è andata in giro a interpellare medici che,allora, lo hanno ammesso; comunque sia, la nostra firma del Fatto non è diversa nel suo aggirarsi ossessivo a caccia di incauti che entrano al centro commerciale o si danno alla movida, come la chiamano oggi, in un intento pedagogico- persecutorio quasi maniacale. La movida, a proposito: circola una notizia, in attesa di conferma o di smentita, per cui il locale dei Navigli milanesi dell’ultima festa in arrogante spregio delle misure concentrazionarie che tanto le piacciono, sarebbe in concessione a un di lei fratello: non c’è modo di saperlo con certezza, per cui lasciamo un più che doveroso condizionale. Però aggiungiamo pure che, se la faccenda fosse fondata, già basta e avanza per indurre a maggiore prudenza, e per darsi una calmata.

Daniela Martani, incalza la nostra tuttologa, non deve essere accettata in televisione perché straparla non disponendo di competenze scientifiche: perché, la signora Lucarelli sì? Dall’alto di quale curriculum ella bacchetta i virologi dissidenti, i commentatori, la gente di spettacolo? Sarebbe ardua impresa confrontarsi sui reali numeri, sulle curve, sui rapporti della pandemia, magari comparati su scala internazionale, finiremmo per esorbitare: di chiaro, dopo un anno, c’è poco, e se mai i dubbi, le incongruenze, le incertezze aumentano in progressione esponenziale; anche dagli uomini di scienza, non solo tra politici che, in tutto l’Occidente, sembrano avere una ed una sola soluzione: non sappiamo cosa è, non sappiamo cosa fare, non disponiamo di strategie, ergo continuiamo a paralizzare tutto. Basti precisare qui che, per avere autorevolezza, il pulpito dev’essere saldo, sotto tutti gli aspetti. Altrimenti è propaganda. Giudichi chi vuole se questo è il caso. Martani Daniela non avrà credibilità, come sostiene Lucarelli, ma, al contempo, la nostra giornalista, con le sue escandescenze che sfiorano il macchiettistico, l’autorevolezza la va perdendo. Se poi ne ha fatto un genere, va bene. Ognuno fa quel che può. Gli “accenti d’ira…le orribili favelle” ( e suon di man con elle, se potesse, chissà) spingono alcuni a chiedersi: ma com’è che Lei, in nome della comprensione che vince sull’odio, può esprimersi in un modo tanto rozzo e minaccioso, e non le succede niente, i social non prendono provvedimenti, l’Ordine dei Giornalisti mostra – o finge – di non vedere?

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Mia sorella è salpata per l’Isola dei Famosi: chi vuole può eccepire quello che crede, ma la morale da palettina alzata da parte di chi coi reality e sul gossip ha costruito la sua ascesa mediatica, ecco, davvero ci ha stancato.

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