Guardia costiera libica: li addestriamo e gli diamo i pattugliatori per farci sparare addosso

Li abbiamo addestrati noi. Abbiamo fornito loro anche le imbarcazioni con le quali controllano le coste. Così come abbiamo fornito noi le armi con le quali hanno sparato a un nostro peschereccio. Ah, e il nostro presidente del Consiglio si è caldamente complimentato con il loro pseudo-governo per come si comporta la guardia costiera libica nel Mediterraneo. Non è uno scherzo. È tutto vero. È questo l’atteggiamento che abbiamo nei confronti della Libia i cui uomini hanno sparato su tre pescherecci italiani ferendo un comandante.

Il governo italiano ha questo atteggiamento di subalternità nei confronti di un coacervo di personaggi che si definiscono governo del Paese per un solo motivo: il controllo dei flussi migratori. Parliamo di poche migliaia di persone all’anno che però ci vengono vendute sistematicamente, da partiti sia di destra che di sinistra, come i protagonisti di un’invasione che non esiste. Per stroncarla sul nascere il nostro governo versa fior di quattrini nelle tasche di governanti di dubbia provenienza per far fare loro il lavoro sporco.

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“Governare” i flussi, ossia rinchiudere i migranti in veri e propri campi di concentramento. Pattugliare le coste alla ricerca di imbarcazioni da far rientrare con le cattive, spesso facendo decine di morti in mare. Organizzare un vero e proprio racket sulle coste libiche attraverso il quale vengono sfruttati i migranti come merce di scambio e di ricatto con la comunità internazionale. Oltre a permettere solo a coloro che pagano anche la guardia costiera libica di imbarcarsi. Perché di questo stiamo parlando: una vera e propria associazione a delinquere che incarcera e tortura i migranti fino a quando non pagano per poter lasciare le coste libiche. Se non lo fanno vengono detenuti, spesso fino alla morte. Se invece pagano, magicamente i controlli dei pattugliatori scompaiono.

Altre volte invece il racket è talmente senza remore che fa pagare il viaggio due volte. Il migrante paga i trafficanti, si imbarca e poi viene fermato in mare dalla guardia costiera libica. Quest’ultima si fa pagare per farli ripartire. E se li ribecca in mare si fa pagare ancora per permettere loro di ripartire. Ah, e i giornalisti italiani che hanno provato a svelare questo sistema sono stati messi sotto intercettazione dalla nostra magistratura per capire quali erano le loro fonti.

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Al gioco sporco con i migranti si aggiunge quello che viene fatto da decenni ai danni dei nostri pescatori. Basta chiedere ai pescatori di Mazzara del Vallo che da anni subiscono le angherie di questi che sono veri e propri pirati. Si nascondono dietro la “violazione dei limiti delle acque territoriali”. La realtà è che molto spesso questo limite non viene mai valicato eppure si trovano la guardia costiera libica che gli spara addosso o addirittura li sequestra.

Tutto nel silenzio imbarazzato delle nostre istituzioni che tollerano. Probabilmente tollereranno anche il ferimento del comandante del peschereccio Aliseo, Giuseppe Giacalone. Sempre da Mazzara del Vallo, uno tra quei pescatori che si vedono sparare addosso. Altroché colpi sparati in aria come avvertimento, come dichiarato dalla guardia costiera libica. Le cose sono due: o hanno una pessima mira oppure Giacalone è Superman e stava sorvolando le acque libiche. Visto che le armi gliele abbiamo date noi, e solitamente le costruiamo precise, e visto che li abbiamo addestrati noi, l’unica possibilità è che Giacalone sappia volare.

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