I 5 stelle morti? Forse no, ecco perché

I 5 stelle morti? Forse no, ecco perché

La notizia della morte dei 5 stelle, per parafrasare Mark Twain, è lievemente esagerata. E lo diciamo non per particolare simpatia nei confronti di un movimento che, per molti versi, rappresenta il peggio dell’italiano, come carattere nazionale. Tuttavia le lezioni della storia e della logica ci dicono che i partiti, anche quelli finti come i 5stelle, non spirano tanto facilmente, se superano una fase iniziale di qualche anno e se raggiungono livelli elettorali importanti. Si cita l’esempio dell’Uomo qualunque, ma questi non riuscì mai a consolidarsi e in ogni caso non ebbe l’exploit dei 5 stelle. Nella storia italiana nessun nuovo partito è arrivato infatti a raccogliere cosi tanti voti in così breve tempo, come il M5s nel 2013 – secondo, in questa classifica, c’è solo Forza Italia nel 1994 – un successo incrementato cinque anni dopo. Per far «defluire» una così vasta massa elettorale ci vuole tempo, soprattutto perché in alcune fasce del paese, magari astenute alle amministrative ma non alle Politiche, 5 stelle vuol dire ancora la polizza sulla vita del reddito di cittadinanza. Del resto, esistono ancora partiti come i repubblicani, i liberali, i socialisti, i radicali, che mai raggiunsero le vette elettorali pentastellate, volete che il fenomeno svanisca cosi presto? Ma la vera ragione per cui siamo scettici sulla rapida fine del grillismo, è che Grillo non ha inventato nulla: lui e Casaleggio non sono all’origine del populismo. È l’ondata populista che ha prodotto loro, i più rapidi e spregiudicati a cavalcarla. Di questo va dato merito, ammesso che lo sia: i moduli comunicativi e financo i temi dei partiti sovranisti di destra italiani, che sarebbero venuti dopo, devono moltissimo ai 5 stelle prima fase. Ora questi sono in crisi perché, alla lunga, non può esistere un populismo di governo. La mentalità populista è accostabile a quella settario-rivoluzionaria, non appena prende il potere, reclama che la «rivoluzione è tradita». Per questo è molto probabile che la crisi dei 5 stelle produca due effetti, soprattutto con la scissione di Di Maio. Uno, che riconquistati da Di Battista, in campagna elettorale ritornino quelli di un tempo: e saranno grossi guai per il Pd loro alleato. Oppure, che si venga a creare, accanto ai 5 stelle e magari con il concorso di fuoriusciti, un soggetto nuovo, un nuovo Movimento, assai più distruttivo e pericoloso di quello originario. Anche perché le cause che hanno prodotto il contagio populista non si sono mitigate con il contagio covid e con la guerra: anzi la malattia populista è diventata ancora più infettiva.

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