il caso di ridurre il fisco sulla paga

L’inflazione morde e le previsioni non sono favorevoli poiché l’Italia, anche a causa del Covid, non ha utilizzato l’armistizio sulla finanza pubblica determinato dal tasso zero e dalla politica di sostegno della Bce, per mettere a posto i propri conti. C’era chi pensava che una sostenuta ripresa post-Covid avrebbe in vario modo rimpinguato le casse pubbliche esauste a causa dei sostegni per il lockdown. Ma la guerra in Ucraina ha affievolito lo slancio dell’economia, con frequenti aggiustamenti all’ingiù del risultato del Pil.

La conclusione è che ci troviamo con un andamento economico a scartamento ridotto e con un debito pubblico abnorme. Lo spread che vola sopra i 200 punti indica questo mancato risanamento della finanza pubblica e il rischio che a questo punto teme chi dovrebbe continuare a prestare soldi. Il bello è che in questa situazione a dir poco delicata ci sono politici che continuano a difendere la politica dei sussidi e addirittura a chiederne di nuovi.

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Ci troviamo in una situazione in cui da un lato c’è il moloch del debito e dall’altro un cuneo fiscale scandaloso, col dipendente che riceve spiccioli rispetto a quanto sborsa il datore di lavoro. In Italia su 300 miliardi di salari mediamente pagati ogni anno (tenendo conto del solo settore privato) allo Stato vanno 100 miliardi di contributi previdenziali e 80 miliardi di Irpef. Quindi 180 miliardi di imposte e un cuneo fiscale del 60%.ù

È singolare come, con la povertà alle porte, il dibattito politico si incarti sul salario minimo, con tifoserie contrapposte. Quando una misura da realizzare immediatamente sarebbe la riformulazione della tassazione sul lavoro, in modo che le fasce più deboli abbiano una busta-paga più pesante (a parità di contribuzione per il datore di lavoro). Dal polverone sul salario minimo si dovrebbe passare alla concretezza di questa proposta, avanzata per altro da alcuni economisti, i quali avvertono che per aumentare i salari reali più bassi e ridurre le disuguaglianze fra i redditi sarebbe opportuno (mentre la politica litiga sul salario minimo) procedere verso una redistribuzione dei carichi fiscali (rivedendo la progressività dell’imposizione tributaria).

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