Il documento di INSIEME per una buona politica

Il documento di INSIEME per una buona politica

La sintesi dei contenuti emersi nel convegno del 2 luglio scorso all’Angelicum di Roma

In un momento in cui gravi crisi si manifestano sulla scena internazionale con forti potenziali ricadute sull’Italia, il Paese ha assoluto bisogno di un “baricentro”, cioè della fattiva convergenza di più forze politiche intorno a fondamentali traguardi di comune interesse nazionale. Questo non esclude certamente una dialettica franca ed articolata secondo approcci programmatici differenti tra queste forze politiche, ma richiede il coraggio di cercare una consonanza nelle soluzioni da adottare.

È necessario per questo superare la contrapposizione frontale tipica del bipolarismo maggioritario che ha gravemente compromesso il rapporto di fiducia tra sistema politico-istituzionale e società civile.

INSIEME, partito programmatico, indica alcuni fondamentali indirizzi per riordinare un “discorso pubblico”, non più orientato a uno scontro pregiudiziale e di reciproca delegittimazione tra i due poli finora in campo, ma alla ricerca di soluzioni vere e durevoli per i problemi del Paese.

1 – Pensiamo anzitutto necessario focalizzare due temi prioritari di cui il Paese deve farsi carico: il lavoro per tutti ed una lotta senza quartiere alle diseguaglianze sociali.

Il lavoro deve essere promosso non solo come fonte di reddito e ragione di “cittadinanza attiva”, ma insieme come fattore di rassicurazione sociale che consenta alle persone di affrancarsi da una condizione di precarietà e di progettare la vita propria e della propria famiglia.

Devono essere contrastate con politiche nuove le diseguaglianze economiche, ma anche le disparità educative e culturali, le differenze in quanto ad opportunità di riscatto sociale che hanno largamente superato la soglia oltre la quale avviliscono, umiliano ed escludono troppe persone dal comune contesto civile e diventano difficilmente riassorbibili.

2 – Un ulteriore versante, a nostro avviso, da privilegiare concerne la riscoperta del valore delle autonomie locali e funzionali, dirette a ravvivare e valorizzare le grandi risorse vitali custodite dal pluralismo civile che arricchisce il nostro Paese e la sua base sociale.

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Pensiamo ad una nuova valorizzazione degli Enti Locali, anche attribuendo ai Comuni un’ampia autonomia impositiva.

La “riforma delle Stato”, per quanto possa essere accurata l’architettura dei poteri secondo cui si configura, non può che prendere le mosse da una riconquistata fiducia tra istituzioni e cittadini che trovi nelle istituzioni locali il banco di prova primario. Proprio lì va ritessuta una trama di reciprocità solidali, dirette a ricomporre coesione sociale e condivisione di un comune orizzonte di senso della vita, adottando nuove forme di welfare “generativo” che superino la logica meramente assistenziale e siano fondate sul “concorso al risultato” anche da parte di quei cittadini potenzialmente esclusi, ai quali va riconosciuto il “diritto di avere doveri”.

3 – Riteniamo poi che l’Italia debba privilegiare politiche integrate finalizzate alla tutela delle età minori ed alla promozione di un ruolo attivo delle più giovani generazioni nella vita del Paese, ad ogni livello.

La spontanea, naturale, innata “creatività” dei giovani costituisce la più rilevante risorsa di cui disponiamo, il più sicuro antidoto all’opaco processo di omologazione che ci sovrasta.

Dovremmo saper leggere i fermenti che – una stagione della storia dopo l’altra – i giovani manifestano, quasi come una voce profetica e un appello a riorientare i nostri atteggiamenti.

Al contrario, diffusi fenomeni di povertà educativa e culturale, di abbandono scolastico, di disorientamento ambientale, di disagio familiare e affettivo mostrano la nostra incapacità di “accoglierli” e affievoliscono il contributo delle nuove generazioni.

4 – Una particolare attenzione va riservata fin d’ora – in una prospettiva di medio e lungo termine e destinata, con ogni probabilità, a tenere il campo nei prossimi decenni – ai fenomeni migratori che evocano quell’ irreversibile processo di formazione di società multietniche, multiculturali e multireligiose che rappresentano una potente sfida di “arricchimento di umanità”.

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Occorre, con tutta la ponderazione necessaria, farci carico di tale prospettiva, studiando e sperimentando accorte politiche di accoglienza, di reciprocità e di integrazione.

5 – Il rafforzamento del “fronte interno” sociale e una più puntuale consapevolezza della nostra identità nazionale devono essere finalizzati a confermare e aggiornare lo storico, consolidato, convinto “europeismo” dell’Italia.

Soprattutto in un momento di grave compromissione delle relazioni internazionali e in funzione di strategie “politiche” fortemente orientate alla pace, spetta al nostro Paese – forse il più coerente interprete della vocazione europea – rivendicarne una lettura “mediterranea”.

Il futuro del processo di unificazione europea non può, in alcun modo, esaurirsi nell’asse franco-tedesco, ma deve maturare una nuova visione strategica nei confronti del Mediterraneo sulle cui sponde o nelle sue immediate vicinanze si affacciano gli storici e perduranti maggiori focolai di tensione internazionale.

Peraltro, l’Europa deve guardare all’Africa – in una fase storica che, per più aspetti suggerisce la necessità di sperimentare, fin d’ora, forme di “governance” planetaria di determinati processi, ad esempio in ambito sanitario – secondo una visione orientata alla creazione di una vera e propria “partnership” intercontinentale.

6 – La collocazione internazionale del nostro Paese deve, peraltro, confermare a pieno titolo, pur nella consapevolezza del tempo nuovo che ci è dato vivere, la nostra convinta adesione all’alleanza atlantica.

Sui Paesi liberi dell’Occidente, nel cui novero ci riconosciamo, grava la non facile responsabilità di aggiornare le stesse categorie interpretative della democrazia del tempo globalizzato e post-moderno.

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La stessa NATO ed il più vasto concerto di Paesi che con essa intrattengono rapporti di reciproca consultazione, anziché attestarsi esclusivamente sul piano militare, deve rappresentare un ambito di comune ricerca di politiche di sviluppo e di integrazione che attivamente prevengano i conflitti armati come oggi la guerra di cinica violenza e di sistematica devastazione che l’aggressione russa alla libertà, all’indipendenza e alla sovranità nazionale dell’Ucraina ha riportato nel cuore dell’Europa.

7. Fedele a queste prospettive INSIEME intende partecipare attivamente al dibattito politico di questa fase che ci condurrà alle prossime elezioni politiche. Siamo pronti a un leale confronto di idee e proposte con tutte le forze politiche, sociali e culturali che riconoscono la necessità di superare vecchi ed esauriti schemi e di affrontare con coraggio le trasformazioni che il Paese richiede.

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