Il grano c’è, ma si vende meno pasta Divella: «Da gennaio rischio rincari»

Divella, un dato incoraggiante per i pastai: il grano duro non manca. Qual è la situazione?
«In Canada c’è stata una buona produzione. Si è parlato di oltre 60 milioni di quintali e questo aveva fatto scendere il prezzo a 49 euro a quintale. Poi c’erano state turbolenza in base a voci di una produzione a 54 milioni di quintali che aveva fatto salire la quotazione a 58 euro a quintale. Attualmente i dati ufficiali parlano di 56-57 milioni di quintali con un prezzo di 53 euro a quintale».

«Dal punto di vista della materia prima la situazione è gestibile almeno fino all’inizio del 2023 visto che sono stati già effettuati aumenti del prezzo finale dai 30 ai 35 centesimi a pacco. Così riusciamo a contenere i costi. Ma da gennaio la situazione potrebbe cambiare».

In che senso?
«Siamo stati travolti dalle spese per l’energia. Un anno e mezzo fa acquistavamo gas a 20 centesimi a metro cubo, mentre ad agosto il prezzo per la stessa quantità è schizzato fino a 2,6 euro a metro cubo. L’elettricità invece è passata da 6 a 60 centesimi a chilowatt ora. Tradotto in spese si è passati da una bolletta complessiva di 125 mila euro a una di 1,2 milioni».

Vorrà dire che sarete costretti a intervenire nuovamente sul prezzo finale?
«Siamo una grande azienda che è sul territorio da 130 anni. Sappiamo che i nostri clienti sono una risorsa preziosa e tuttora nei supermercati la pasta Divella è quella che costa meno. Ma dobbiamo essere realisti: senza un intervento strutturale dovremo praticare un altro ritocco di 25 centesimi a chilo. Abbiamo congelato la situazione nella speranza di provvedimenti».

Cosa si augura per rientrare nella normalità?
«Il governo deve intervenire con misure in grado di ridurre i costi energetici o deve prendere la decisione di abbattere l’iva sui beni di prima necessità in modo da sostenere i consumi perché riscontriamo una lieve tendenza».

Quale?
«C’è una riduzione dei consumi dell’1,5 per cento. Non è un bel segnale perché è un prodotto che interessa tutti. Ricordo che su pasta e farina si è fatta la storia. Anche con qualche rivoluzione».

Non avete pensato di dotarvi di impianti fotovoltaici in modo da essere autosufficienti?
«I pastifici sono impianti energivori. I consumi mensili si aggirano sui 580 mila metri cubi di gas e 4,6 milioni di chilowatt ora. Ci abbiamo provato, ma per le nostre esigenze dovremmo installare una superficie di 40 ettari di pannelli solari».

E l’export?
«Anche in questo campo il settore perde di competitività perché in Germania il costo dell’energia è del 30 per cento in meno e in Spagna del 75 per cento».

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