Il voto anticipato dopo Papeete avrebbe fatto subito chiarezza

La diciottesima legislatura sta volgendo al termine in un contesto di grande instabilità, con Giuseppe Conte ancora una volta protagonista. Dopo aver guidato due maggioranze diverse, quella giallo-blu e quella giallo-rossa, ha messo nel mirino Mario Draghi e potrebbe indebolire gravemente il governo di unità nazionale, l’esecutivo formatosi dopo la caduta del Conte-bis.

Ed è proprio la nascita del governo giallo-rosso la chiave per interpretare l’evoluzione della legislatura. Perché la scelta di non sciogliere le Camere dopo la crisi del Papeete (agosto 2019) ha portato a diverse forzature e anomalie. A partire dalla coabitazione tra Partito democratico e Movimento 5 stelle, passando all’atipico esecutivo guidato da Mario Draghi e sostenuto da partiti tradizionalmente avversari come il Pd e la Lega.

La decisione di non andare al voto anticipato dopo la crisi dell’agosto 2019, e di confermare a Palazzo Chigi l’avvocato del popolo, è stata gravida di conseguenze. Ha infatti spinto all’avvicinamento dem e pentastellati per tagliare fuori Salvini, che al momento godeva di un enorme consenso, e ha dato un grande potere di interdizione a Italia Viva, dotata di un numero determinante di senatori. Questo disegno ha sì impedito la vittoria elettorale della Lega ma ha reso il quadro politico intricato.

Basti pensare al ruolo di Conte: da vice dei due vicepremier populisti (Di Maio e Salvini) si è trasformato in un fortissimo punto di riferimento di tutte le forze progressiste. Una giravolta clamorosa che non ha però scomposto l’avvocato che è riuscito a passare dalla guida di una maggioranza all’altra. Ha tuttavia dovuto fare i conti con Renzi che, sfruttato il potere coalittivo acquisito, lo ha sfiduciato.

Da tale crisi è nato l’esecutivo Draghi, un anomalo governo di unità nazionale sostenuto da tutte le forze politiche ad eccezione di Fratelli d’Italia e Sinistra italiana. Una nuova forzatura, promossa dal Presidente della Repubblica, per evitare le urne in una fase delicata della legislatura e per programmare vaccinazioni e Pnrr. Anche questa soluzione si è rivelata politicamente deficitaria. Perché se è vero che l’ex presidente della Bce è riuscito ad accelerare su vaccini e Pnrr, è anche vero che la maggioranza si è progressivamente disgregata. E oggi, a pochi mesi dalla fine della legislatura, regnano le tensioni.

Con i penultimatum di Conte e i continui scontri tra Pd e Lega su temi identitari come lo ius scholae e la legalizzazione della cannabis. Il voto anticipato dopo la crisi del Papeete avrebbe quasi certamente fatto ordine, evitando maggioranze pasticciate.

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