Intesa SanPaolo sull’orlo del fallimento: cosa succede?

Intesa San Paolo sta affrontando, al pari di altri istituti di credito italiani molto influenti la situazione economica attuale, non esattamente florida dal punto di vista delle prospettive finanziarie. La motivazione è sicuramente influenzata dalla situazione socio-politica, ma quali sono le prospettive per il gruppo bancario sviluppatosi nel 2007?

Nascita, crescita e sviluppo

Intesa San Paolo è ufficialmente nato dalla fusione tra banca San Paolo IMI e Banca Intesa, ed è ad oggi il principale gruppo bancario in Italia per diffusione, quota di mercato ed influenza, rappresentando il nostro paese dal punto di vista finanziario nel reso del mondo in maniera piuttosto importante.

A differenza di MPS, Intesa San Paolo è riuscita a “sopravvivere” in maniera autonoma alla profonda crisi del 2008 con una profonda capitalizzazione di circa 4 miliardi di euro e dal 2012 è stato avviato un intenso piano di fusione, che ha portato il gruppo bancario già molto influente e presente sul territorio nazionale ad acquisire numerose banche anche storiche (ad oggi sono 320 le banche sotto il controllo di Intesa San Paolo).

Intesa SanPaolo sull’orlo del fallimento: cosa succede?

Regolarmente quotato in borsa, il gruppo sta palesando delle difficoltà sopratutto nelle azioni che hanno quasi inevitabilmente perso valore sopratutto dopo l’inizio del conflitto in Ucraina: recentemente gli esponenti del gruppo hanno manifestato l’intenzione di seguire la linea del governo in azioni anti Russia, anche se non è ben chiaro quali saranno gli effetti veri e propri dal punto di vista della stabilità, che sembra comunque piuttosto solida rispetto ad altre banche, come Unicredit e quelle del gruppo MPS.

Gli investitori sperano in un “rialzo” delle azioni, magari con la progressiva stabilizzazione dei mercati, ma come accennato, l’opzione fallimento appare decisamente improbabile, salvo ulteriori “scossoni”.