Istat, il primato dei single in un Paese sempre più in mano agli anziani

di Alessandra Arachi

Presentato alla Camera il trentesimo rapporto annuale tra diseguaglianze e dinamiche sociali: un lavoratore su tre tra i dipendenti privati guadagna meno di 12 mila euro lordi l’anno. Il tasso di povertà dei bambini è arrivato al 14%

Aumenta la povertà nel nostro Paese, ma non soltanto per quel milione di persone che da un anno all’altro è caduto nella povertà assoluta. Siamo poveri di capitale umano, in Italia non nascono più bambini. E se abbiamo già segnalato il record negativo di nascite lo scorso anno (sotto i 400 mila), il rapporto Istat di quest’anno evidenzia come in prospettiva la situazione non è destinata a migliorare visto che il numero dei single ha superato quello delle coppie con figli (33% contro 31,2%). Ancora peggiore guardando da qui al 2040 quando ci saranno più coppie senza figli che quelle con i figli. Una vera emergenza che si somma a quella delle diseguaglianza sociali, retributive, economiche. E anche alla disgrazia della carenza di acqua che caratterizza questo periodo: l’Istat ci segnala che nell’ultimo decennio ci sono stati tre eventi siccitosi maggiori, a fronte del fatto che dal secondo Dopoguerra alla fine degli anni Ottanta non ve ne è stato nessuno.

Il debito demografico

Da un anno all’altro c’è stato un calo della popolazione di 658 mila unità, saldo tra nascite e decessi. Sono calate le nascite, sono in costante calo dopo il 2008, anno di massimo relativo più recente. E continuano a calare: nel primo trimestre del 2022 si è registrato già un meno 12%. Con una notazione: il crollo delle nascite è particolarmente accentuato tra le donne con meno di 30 anni. Per capire quanto sia alto il debito demografico che lasciamo alle generazioni future: al 1° gennaio 2022 la stima dell’indice di vecchiaia – anziani di almeno 65 anni per 100 giovani di età inferiore a 15 anni – è pari al 187,9 per cento, aumentato in 20 anni di oltre 56 punti percentuali. Nei prossimi 20 anni si prevede un aumento di altri 100 punti con l’indice di vecchiaia pari al 293 per cento nel 2042 . Non è difficile immaginare cosa possa significare questo in termini di previdenza, spesa sanitaria e assistenza. Gli individui in età 65 anni e oltre sono 14 milioni e 46 mila a inizio 2022, 3 milioni in più rispetto a venti anni or sono, e costituiscono il 23,8 per cento della popolazione totale; nel 2042 saranno quasi 19 milioni e rappresenteranno il 34 per cento della popolazione totale.

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Meno di 12 mila euro l’anno la paga di un lavoratore privato su tre

C’è un dato sulle retribuzioni che salta agli occhi nel rapporto dell’Istat, quello dei lavoratori dipendenti nel settore privato. Il calcolo è stato fatto escludendo i lavoratori nell’agricoltura e quelli domestici, ed è venuto fuori che quasi un lavoratore su tre (il 29,5%) ha una retribuzione lorda l’anno inferiore a 12 mila euro, mentre per circa 1,3 milioni di dipendenti (il 9,4%) la retribuzione oraria è inferiore a 8,41 euro l’ora.

La povertà dei bambini

«Da un anno all’altro c’è stato un aumento di un milione di persone che sono cadute nella povertà assoluta», ha detto la dirigente dell’Istat Linda Laura Sabbadini, aggiungendo però che «grazie al reddito di cittadinanza e al reddito di emergenza si è evitato che un altro milione scivolasse nella povertà assoluta». Inquietante il tasso di povertà che riguarda i bambini: è arrivato a essere il 14%, era il 3,9% nel 2005. In numeri assoluti significa che nel 2021 sono in povertà assoluta 1 milione 382 mila minori.

9 luglio 2022 (modifica il 9 luglio 2022 | 08:05)

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