La beatificazione. Giulia e quell’accostamento a Santa Teresa di Lisieux

Ma chi mi avete mandato?. la domanda che il medico di Padova a cui stata indirizzata Giulia per le radioterapie, rivolge al collega di Bergamo. Da uomo di scienza, abituato a leggere esami e a fare diagnosi, ad avere tra le mani malati di tumore a cui dare forse un po’ di speranza, il dottore si rende conto che quella che ha davanti non una paziente come tutti gli altri. Lei Giulia, ed speciale. Cos tanto da indurlo a chiedere lumi ai medici che la stanno curando a Bergamo (e che gi se ne sono accorti) perch, con la sua prorompente vitalit, nel frattempo quella ragazzina bergamasca gi riuscita a smontare quella patina un po’ burbera che avvolge il dottore padovano. il ciclone Giulia che tutto (e tutti) travolge ed a cui impossibile resistere, davanti alla quale anche i rigori scientifici e radiografici pi neri si scolorano. E un po’ travolto dall’emozione e dall’importanza dell’incarico, anche don Mattia Tomasoni, cognome ed origine della Presolana, che nelle vesti di vice postulatore della causa di beatificazione di Giulia Gabrieli, ha raccontato l’intercorsa comunicazione medica nell’atto finale della prima parte del processo. a lui che il vescovo di Bergamo, Francesco Beschi, ha chiesto di tratteggiare, nell’omelia della messa in san Tomaso, la sua Giulia.

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Quando Giulia partiva per il cielo dieci anni fa, don Tomasoni non era ancora don. Non l’ha mai conosciuta di persona, ma attraverso l’imponente documentazione raccolta (4 mila mail di cui ne sono state scelte 400 da inviare a Roma) , pure lui, un testimone della figura limpida e chiara della piccola Gabrieli. Un albero buono, capace di insegnare senza fatalismo n dolorismo come custodire l’alleanza con Dio nelle condizioni in cui ci si trova. Per Giulia, la malattia che non le ha lasciato scampo. Non ha sconfitto la morte, ma le ha tolto potere. Disarmare la morte, toglierle — ancora le parole di don Tomasoni — il pungiglione non cosa da tutti. Anzi cosa da santi, perch nell’infinita agiografia della Chiesa, che don Mattia si aggancia a Santa Teresa di Lisieux, la monaca carmelitana francese vissuta nella seconda met dell’800 ed al suo pensiero. Era quello un periodo di invenzioni e nelle case dei ricchi un ascensore sostituiva i gradini. Se per santa Teresa il solo ascensore a cui aspirare, per potersi innalzare fino al cielo, erano le braccia di Ges, Giulia stata capace di riproporre questa spiritualit in chiave 2.0, affidandosi a chi potesse raccoglierla ed accoglierla per portarla su. Su dove? Oltre i gradini della malattia ed oltre il dolore di sicuro per quanti non credono al cielo e all’aldil. O pi semplicemente non credono. Anche a loro, Giulia ha parlato, come ancora ha rivelato don Tomasoni descrivendo la testimonianza di un ragazzo di 23 anni, per sua stessa ammissione non un fervente cristiano. Il mio dio il denaro, la moda ed altre cavolate di questo tipo, ma leggendo la forza di questa ragazza mi sono vergognato. E tanto. Tutto l. Ai piedi dell’altare, raccolto nei faldoni blu legati con piccoli nastri rossi pronti a partire per il Vaticano: oltre le mail, 245 articoli che parlano di Giulia, il report di 75 incontri di preghiere, 55 iniziative civili e 500 testimonianze dei genitori, Antonio e Sara seduti nel primo banco insieme a Davide, il fratello di Giulia, ormai quasi un uomo. A pi riprese, Antonio rivolge lo sguardo al grande ritratto di Giulia che campeggia alle sue spalle, nel pi familiare e semplice dei discorsi che un pap potrebbe fare alla sua bambina: Il tuo entusiasmo contagioso ci ha reso attori privilegiati del tuo inno alla vita, le dice.

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Non facile per un genitore accettare di sopravvivere a un figlio, non nell’ordine naturale delle cose. Ancor pi difficile, forse, farlo quando riferite a un figlio si parla di virt eroiche e fama di santit, venerabilit. Parole grosse, un po’ altisonanti, con cui abbiamo imparato a familiarizzare nella tua causa di beatificazione, “un’avventura”, la definiresti pi esattamente tu, afferma una volontaria a nome dell’Associazione conGiulia. Molti documenti sono stati raccolti, molti di noi sono stati “interrogati” e hanno testimoniato come nella sofferenza, e che sofferenza, si sono forgiate, appunto, le tue virt eroiche — ha proseguito la volontaria —. Tutto ora custodito nella segretezza, in attesa di dare frutto, come una coperta calda e delicata, della stessa stoffa preziosa tessuta dai tuoi genitori in questi anni, che quando si trattato di raccontare e testimoniare di te mai hanno detto un no, ma neppure mai hanno detto una parola di troppo, fuori misura. Nada te turbe nada te espante (nulla ti turbi, nulla ti sgomenti); nella celebrazione tornano i versi di una preghiera composta da santa Teresa d’Avila e che si attagliano allo sguardo di pap Antonio. Quanto all’altra santa Teresa, viene da pensare che Giulia ha avuto qualcosa di diverso. Non un ascensore, ma quel gancio in mezzo al cielo, che l’ha portata in alto. O pi semplicemente nel cuore di tanti.

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14 settembre 2021 | 08:20

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