La crisi di governo l’ha voluta Mario Draghi non i 5 Stelle

La crisi di governo l’ha voluta Mario Draghi non i 5 Stelle

Ad assistere al resoconto su giornali e tv di quanto accaduto ieri al Senato, viene in mente un vecchio film di Fritz Lang interpretato da Spencer Tracy, Furia, a testimonianza del degrado raggiunto in Italia dall’informazione.

Secondo quello che viene disegnato come resoconto ufficiale della crisi di Governo in atto, i 5 Stelle di Conte, e primo tra tutti lo stesso Conte, ne sono i responsabili.

Stabilito chi siano i colpevoli, è seguita la gogna mediatica con interviste agli ex grillini, d’un tratto divenuti più responsabili di quanto non lo siano mai stati i parlamentari dem che hanno venduto la responsabilità come giustificazione dei loro tanti tradimenti delle politiche di sinistra, e ai renziani, la cui esistenza in Parlamento consiste, oltre che nel servire gli interessi di Renzi, nell’insultare Giuseppe Conte in qualsiasi occasione venga loro offerto un microfono o una tastiera.

In base ai fatti, però, la crisi l’ha aperta Mario Draghi e nessun altro.

Così ieri, in Aula, si è espressa la capogruppo 5 Stelle al Senato, Maria Castellone: 

“Non ci è stato concesso di emendare il testo in alcun modo, nulla per sbloccare la cessione dei crediti, nulla sul prezzo dell’energia, nulla sui contratti, nulla sui salari, nemmeno la ragionevole richiesta che abbiamo avanzato di modificare quella norma che il Partito Democratico ha voluto e che era totalmente estranea, che affidava al sindaco Gualtieri il potere di costruire un inceneritore, andando contro il piano regionale dei rifiuti. Una follia che condanna i cittadini romani a pagare di tasca propria 700 milioni di euro e che, senatrice Bernini, non può aiutare a gestire la questione dei rifiuti che bruciano oggi, perché l’inceneritore sarà pronto tra sei-sette anni”.

Per votare in Aula il dl Aiuti, almeno le parti su cui erano d’accordo, i 5 Stelle avevano proposto di togliere la fiducia e votare i singoli emendamenti… ma Draghi ha rifiutato.  I 5 Stelle sono usciti dall’Aula, il provvedimento è stato votato ed è comunque passato. I pentastellati non hanno votato la sfiducia al Governo.

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Nonostante ciò, Draghi ha pensato di dimettersi, nonostante, di fatto, non sia stato sfiduciato. 

Nessuno, però, finora si è chiesto perché il premier non abbia fatto altrettanto circa un mese fa quando Matteo Renzi, sempre al Senato, annunciò che il suo gruppo, Italia Viva, non avrebbe votato la legge di riforma del CSM voluta da Cartabia. Anche se in quel caso non era stata chiesta la fiducia, i senatori renziani uscirono dall’Aula per non votare il provvedimento.

Al di là dei numeri, dal punto di vista politico, che cosa cambia?

Draghi, dopo aver anticipato le dimissioni al capo dello Stato, nel tardo pomeriggio ha comunicato nel CdM l’intenzione di dimettersi leggendo una nota ai ministri presenti in cui li informava che mercoledì si sarebbe comunque presentato in Parlamento. Misteriosamente, alla stampa viene però diffusa una nota diversa in cui manca il passaggio parlamentare. 

Draghi va poi al Quirinale per informare ufficialmente delle sue dimissioni Mattarella che, a sua volta, comunica di averle respinte, rimandando Draghi alle Camere… mercoledì.

Se poi aggiungiamo il particolare non del tutto irrilevante che Draghi abbia suggerito la scissione dei “dimaiani”, qualche dubbio che il ruolo dell’attuale premier in questo governo sia molto più politico che tecnico non può non venire.

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Che cosa succederà adesso? Lo hanno già anticipato i renziani, dopo aver avuto le necessarie istruzioni dal proprietario del loro partito, Matteo Renzi:

“Noi diciamo a Draghi di andare avanti, senza i populisti. Andare avanti, perché noi non abbiamo in mente le prossime elezioni ma tutte quelle riforme che consentiranno all’Italia di superare una crisi economica e sociale senza precedenti”.

Tutto qui… si tratta solo di soldi. I soldi del PNRR devono riguardare determinate categorie d’interesse e lo stesso le riforme… a questo servono Renzi e Draghi, ed è questo che vogliono le altre forze della maggioranza.

Perché i 5 Stelle sono un problema? Perché non hanno avallato la ripartizione delle risorse secondo le abitudini degli altri partiti, facendo sì di distribuirle non in maniera mirata ad alcuni, ma il più possibile a tutti, senza preferenze.

Per capirlo, basta riportare ciò che la Castellone ha ricordato ieri al Senato:

“Abbiamo subito attacchi e provocazioni continui e c’è stata totale indifferenza rispetto alle nostre richieste. Mi lasci dire, Presidente, che nessuno avrebbe continuato, come abbiamo fatto noi, a lavorare a testa bassa in Aula, in Commissione e al Governo, perché per alcune forze politiche l’unico obiettivo di questi diciotto mesi è stato smantellare ogni nostra misura. Partiamo, ad esempio, dal superbonus, uno strumento che ha contribuito, come mai nessun’altra misura, alla crescita del PIL e ha rilanciato il settore edilizio. Oggi «Il Sole 24 ore» certifica che, a fronte di 38 miliardi di costi, il beneficio sul sistema economico è di 125 miliardi all’anno. Nonostante questo e nonostante gli apprezzamenti pubblici della Commissione europea, si sono susseguiti numerosi interventi governativi che hanno cambiato le regole in corso, hanno bloccato la circolazione dei crediti e, di fatto, oggi migliaia di imprese rischiano il fallimento. Si tratta di cittadini e imprese che avevano creduto nello Stato, che poi ha cambiato le regole in corso d’opera.Parliamo del reddito di cittadinanza. Colleghi, non possiamo più assistere, come avvenuto anche oggi in quest’Aula, ad attacchi strumentali a una misura di protezione sociale. Sono attacchi contro le fasce più vulnerabili della popolazione. L’Istat ha certificato che con il reddito di cittadinanza abbiamo evitato un milione di poveri in più.Parliamo del cashback, una misura che ha contribuito ad accelerare il processo di digitalizzazione della pubblica amministrazione e a contrastare l’economia sommersa: è stato cancellato, senza neppure consultarci. Parliamo del decreto-legge dignità, un insieme di norme destinate a contrastare il precariato, che si sta demolendo pezzo a pezzo. Infatti, i contratti precari non sono mai stati così tanti”.

Qualcuno che ieri ha commentato la crisi, si è per caso ricordato di citare e confutare queste dichiarazioni?  No. In compenso, si è ripetuto che Conte è un irresponsabile, cinico, sleale, meschino… e via dicendo.

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E non dovremmo pensare che i 5 Stelle fossero considerati un ostacolo alla spartizione del bottino e che quanto accaduto non sia la volontà di escluderli dal Governo per evitare problemi o sorprese durante la divisione?

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