la vera storia dietro il thread di Twitter diventato un film


Dopo l’anteprima al Sundance Film Festival 2020, Zola arriva al cinema negli Stati Uniti e prossimamente sulle piattaforme streaming. La data d’uscita non è ancora ufficiale: i distributori di A24 hanno annunciato in un primo momento il 30 giugno 2021, salvo rifugiarsi dietro un generico “nelle sale quest’estate” quando hanno lanciato il trailer ufficiale.

Perché c’è così tanta attesa per il film di Janicza Bravo con Taylour Paige e Riley Keough definito da più parti come il “sequel spirituale” di Spring Breakers di Harmony Korine? Semplice: Zola è il primo film basato su un thread di Twitter.

Nell’ottobre del 2015 l’utente @zolarmoon (il suo vero nome è A’Ziah King Wells) posta un thread di 148 tweet che diventa virale nel giro di poche ore grazie all’hashtag #TheStory e alle condivisioni di personalità illustri come Missy Elliot e Solange Knowles, Nicki Minaj, Keke Palmer e Ava DuVernay.

La storia di Zola è vera, ma in parte viene ingigantita a favore di social. Questa vicenda suscita immediata curiosità nel reporter David Kushner, che la ricostruisce con un minuzioso fact-checking in un articolo apparso su Rolling Stone, intitolato Zola Tells All: The Real Story Behind the Greatest Stripper Saga Ever Tweeted.

La storia (vera?) di Zola

A’Ziah King è una ragazza di Detroit, promotrice di quello che definisce “hoeism“, la libera esperienza del corpo da parte delle donne nere. È una donna giovane e intelligente: è fidanzata con Sean dai tempi delle elementari e sogna di diventare cantante. Un giorno è ingaggiata per guadagnare qualche soldo extra: deve andare ad esibirsi come stripper e ballerina di “danze esotiche” in un club di Tampa, in Florida.

Dietro l’ingaggio ci sono tre persone: Jessica Rae Swiatkowski, una 21enne bisessuale che A’Ziah ha conosciuto quando lavorava come cameriera in un ristorante della catena Hooters; il fidanzato di lei, Jarrett Scott; il coinquilino della coppia, un nigeriano di nome Rudy ma noto a tutti come Z. Quello che sembra un viaggio tranquillo si trasforma presto in un “weekend all’inferno”.

I tre si presentano a casa di Zola in Suv e tutto pare scorrere tranquillo, tra scherzi e battute, promesse di lauti guadagni e pezzi di Lil Wayne a palla nello stereo. Alla prima sosta A’Ziah inizia a capire che c’è qualcosa che non va: i quattro si fermano in un motel da quattro soldi e Rudy accompagna lei e Jessica al Tampa Gold Club, dove all’esterno campeggia l’insegna “Topless Full Liquor“.

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A24Taylour Paige e Riley Keough nel poster del film Zola
Taylour Paige e Riley Keough sono Zola e Jess

Zola e Jess sono pronte ad esibirsi: nonostante le perplessità, A’Ziah è soddisfatta perché in un paio d’ore guadagna 800 dollari. Quando Jessica le dice di mettersi i soldi nel reggiseno non appena Rudy arriverà a prenderle, capisce che Z non è il suo coinquilino: è il suo pappone. Per stare alla larga dai guai, Zola obbedisce.

Jessica ha una storia tragica alle spalle: è cresciuta con una madre tossica e alcolizzata e tre anni prima, appena 18enne, faceva lap dance in un club di Detroit ed è stata stuprata da un cliente. L’unico ad aiutarla in quell’occasione è proprio Rudy, che da allora è diventato il suo miglior amico (le ha pagato un avvocato per cercare di ottenere la custodia di sua figlia, che le è stata tolta dai servizi sociali) e il suo “protettore”.

L’attività di Z ora è chiara: si aggira per i locali a caccia di ragazze ubriache e le iscrive su Backpage, un sito di annunci usato spesso dai magnaccia. Quella sera, quando Rudy carica in auto Zola e Jess, la verità viene a galla: l’uomo chiede alle due se vogliono prostituirsi. Il suo tono, in verità, non è interrogativo: quella proposta suona come un’autentica minaccia.

Z porta A’Ziah e Jessica nella suite di un hotel nei paraggi: ha già usato le loro foto da stripper per un annuncio su Backpage e ha preparato un telefono usa e getta per ricevere le chiamate dai clienti. A quel punto Zola si sente in trappola mentre Jess scoppia in lacrime. L’unico motivo per cui l’ha invitata a Tampa, le rivela, è perché non voleva restare sola. Preoccupata da quello che Rudy avrebbe potuto farle, Zola promette a Jessica di restare, senza però prostituirsi.

Quando il primo cliente, un tizio bianco di mezza età, bussa alla porta della stanza, A’Ziah si finge un’agente di sicurezza: lo perquisisce e poi se ne sta dall’altra parte della camera, mentre Jess va a letto con l’uomo. Il telefono, però, continua a squillare: un altro chiede espressamente di Zola. Lei risponde al messaggio con un laconico: “Al momento non è disponibile”.

A’Ziah scopre che Jessica guadagna 100 dollari ad ogni rapporto. Allora modifica l’annuncio su Backpage e alza la posta a 500 dollari. I clienti si susseguono uno dietro l’altro e Zola usa sempre lo stesso scherma: li controlla, si allontana e lascia che “l’affare” si concluda. A fine serata torna Rudy, che lascia 500 dollari a Jess prima di fare sesso con lei sul divano. “È così che mi pago l’affitto”, la ragazza confessa a Zola.

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Jarrett, nel frattempo, è rimasto a dormire in motel. Si sveglia e trova la stanza vuota. Capisce quel che è successo, raggiunge i tre e affronta faccia a faccia Rudy, che promette di violentare Jess davanti ai suoi occhi se non la smette con quell’atteggiamento di sfida. Il pappone ha il controllo della situazione: porta le ragazze e Jarrett in un altro hotel e li lascia lì per rimettersi al “lavoro”.

Zola ne ha abbastanza: si fa coraggio ed è pronta a fuggire e tornare a casa, non può reggere un’altra notte come quella appena trascorsa. Da qui, però, le strade (e le versioni dei fatti) di Zola, Jarrett e Jessica si dividono. Jessica dice che Zola si è prostituita con lei, Jarrett che entrambe si sono prostituite insieme in almeno un’occasione, Zola che ha passato tutto il tempo in macchina a parlare con Jarrett della sua relazione con Jess. Jessica avrebbe persino accettato di andare con cinque persone per 5.000 dollari.

Ad un tratto, Jessica si barrica nella stanza e Rudy piomba furioso in hotel. A sequestrarla non è un cliente ma un protettore rivale. Il pappone avrebbe offerto 20.000 dollari al “collega” nigeriano per comprare la ragazza, ricevendo un netto rifiuto. Questa è la storia di Zola. Secondo Jarrett, invece, quell’offerta non sarebbe mai avvenuta, anzi: Rudy avrebbe chiamato la polizia perché un uomo avrebbe tentato di rapinare la sua “fidanzata”. E in quella stanza d’hotel non ci sarebbe stata Jessica, ma Zola.

Lo schema si ripete

Rudy avrebbe dato a Zola e Jarrett i biglietti d’aereo per tornare a Detroit. Jessica, invece, avrebbe preferito restare a Tampa e continuare con quella vita per guadagnare abbastanza da riottenere l’affidamento della figlia. Tornata a Detroit, A’Ziah può finalmente riabbracciare il compagno Sean e la sua famiglia. Lo scherma di Jessica e Rudy, intanto, si ripete: la coppia aggancia due giovani amiche, Breeonna Pellow e Jessica Forgie, di ritorno in Michigan da una vacanza in California.

Jessica già conosce Pellow: sono uscite insieme un paio di volte. Quando Breeonna chiede aiuto su Facebook perché il pick-up sul quale viaggiano lei e la sua amica si è rotto, Jess le risponde subito tranquillizzandola e dicendole che il suo agente le sta mandando una macchina. Jess e Rudy arrivano insieme, prendono Breeonna e Jessica e le portano all’Atlantis Casino Resort di Reno. Rudy completa la “procedura”: le iscrive su Backpage, le minaccia e pubblica l’annuncio. Le due “costano” 200 dollari l’una.

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Se vuole tornare a casa, rivela Forgie, deve pagarsi la sua liberazione. Al Peppermill Resort si consumano i rapporti con i clienti. Ma la ragazza ha una sorpresa in serbo per Rudy: riesce a scappare e denuncia Z alla polizia. Gli agenti arrivano al motel e arrestano l’uomo: il suo vero nome è Akporode Uwedjojevwe, ha 35 anni ed è già stato in carcere in Nevada, condannato per stupro, sfruttamento della prostituzione e aggressione.

L’incredibile storia di A’Ziah King ha subito attratto Hollywood. Il primo ad interessarsi alla vicenda per trasformarla in un film è James Franco con la sua società Rabbit Bandini. L’attore e regista, colpito dal movimento #MeToo (è accusato di molestie da un gruppo di sue ex studentesse), è costretto ad abbandonare il progetto, che finisce nelle mani di Janicza Bravo.

La regista, ex costumista e già autrice della commedia drammatica Lemon, oltre che dietro la macchina da presa per vari cortometraggi ed episodi delle serie Mrs. America ed Atlanta, ha adattato la sceneggiatura di Zola con il commediografo Jeremy O. Harris.

Ora che Zola è una star dei social e persino Jessica Rae Swiatkowski è libera, le due si augurano che quanto hanno vissuto e il film in arrivo servano a suscitare attenzione e aumentare la consapevolezza su un fenomeno come il traffico sessuale. “Per qualche ragione – spiega Zola a Rolling Stone – le persone credono che lo sfruttamento della prostituzione non esista, non nel loro mondo almeno. E invece è esattamente il contrario”.



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