Legge 104 e diritto ai permessi e al congedo: possono essere negati, il caso che fa discutere

Legge 104 e diritto ai permessi e al congedo: possono essere negati, il caso che fa discutere

La legge 104 è un provvedimento strutturato per essere di supporto ai portatori di handicap acclarato e ai loro familiari, ma a ben vedere ci sono alcune regole che necessiterebbero di un aggiornamento. Il caso del figlio a cui è negato il congedo retribuito per assistere il genitore.

Com’è noto, la legge 5 febbraio 1992, n. 104, in breve legge 104 e in gergo chiamata peraltro “Legge sulla Disabilità”, include una serie di principi e misure mirate all’assistenza, all’integrazione sociale e più in generale a concretizzare i diritti delle persone disabili.

legge 104
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Ecco perché l’articolato provvedimento costituisce oggi il riferimento legislativo per le persone handicappate.

Destinatari principali del provvedimento di tutela sono i cittadini disabili, ma non mancano riferimenti altresì a chi vive con loro, solitamente i caregiver che si occupano del supporto nelle varie attività quotidiane. D’altronde, il presupposto è che l’autonomia e l’integrazione sociale sono ottenibili soltanto garantendo alla persona in stato di handicap e alla sua famiglia un opportuno sostegno, che può intendersi sia sotto forma di servizi di aiuto personale o familiare, che come aiuto psicologico o tecnico.

Ebbene, forse non tutti sanno di una importante limitazione della legge 104, la quale di fatto è stata negata al figlio nel caso in cui i due genitori, pur anziani, siano ancora in vita. Approfondiamo insieme questi delicati temi, focalizzandoci su quello che potrebbe essere definito un ‘punto debole’ della normativa di tutela dei disabili.

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Legge 104: la prassi e il paradosso ai danni dei figli

Abbiamo appena accennato al fatto che la legge 104 è negata al figlio se i due genitori sono tuttora in vita, ed è proprio così: se infatti per i permessi legge 104 è disposto un limite di età per l’altro coniuge (65 anni), per i congedi 104 non vi è alcuna soglia.

In termini pratici ciò vuol dire che una moglie anche di 90 anni può ed anzi ‘dovrebbe’ assistere il marito 94enne invalido grave, non potendo il figlio contare sul diritto al periodo di congedo. Un dipendente non può perciò accudire il padre disabile grave (o la madre) se la madre è ancora in vita.

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La prassi ha mostrato anche il paradosso per cui il beneficio legge 104 non è stato accordato dalle istituzioni anche nel caso di invalidità dell’altro coniuge. Si tratta in buona sostanza di una sorta di ‘zona grigia’ all’interno delle regole della legge 104 e non sono infatti mancate le lamentele di chi non ha avuto la possibilità di sfruttare il congedo retribuito per prendersi cura del genitore, e ciò soltanto perché l’altro era ancora in vita – indipendentemente dalle condizioni di salute di quest’ultimo. Ecco perché nei casi concreti c’è stato il no alla concessione del beneficio legge 104 anche se l’altro genitore aveva più di 80 anni e in qualche caso anche riconosciuto invalido.

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Legge 104 negata al figlio: l’ordine di priorità per i permessi

Nell’ambito della legge 104 c’è un ordine di priorità da seguire nel diritto dei familiari a conseguire le agevolazioni per l’assistenza della persona con disabilità. Insomma ci sono familiari che vengono prima di altri, secondo un ordine ad hoc – che di seguito vediamo in relazione alla possibilità di fruire dei permessi legge 104:

  • i primi a poter sfruttare i permessi legge 104 sono ovviamente le persone con disabilità in situazione di gravità (lavoratori dipendenti);
  • tra i familiari i primi dell’elenco dei beneficiari delle agevolazioni sono il coniuge, la parte dell’unione civile, il convivente di fatto e i genitori biologici o adottivi;
  • a seguire i parenti o affini entro il secondo grado della persona disabile in situazione di gravità. L’agevolazione può essere estesa anche i parenti di terzo grado, nel caso in cui i genitori o il coniuge della persona con disabilità abbiano compiuto i 65 anni di età o siano colpiti da patologie invalidanti o siano morti o per qualche motivo assenti.
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Ebbene alla luce di ciò, se un figlio domandasse i permessi legge 104 per assistere suo padre (o la madre) disabile grave, dovrebbe avere sempre la possibilità di ottenerli anche nell’ipotesi sua madre fosse in vita ma con, per esempio, 70 anni o 75 anni di età. E a maggior ragione ciò dovrebbe verificarsi in caso di invalidità dell’altro genitore.

D’altronde è anche vero che una donna con più di 70-75 anni nella stragrande maggioranza dei casi non è in grado di assistere pienamente un marito disabile grave e dunque non autosufficiente. Ecco perché non può essere negato il diritto del figlio di fruire del permesso legge 104.

Ovviamente però occorre che la persona che chiede o per la quale si domandano i permessi sia in situazione di disabilità grave così come fissato dalle norme. Onde verificare la propria situazione il riferimento è il verbale della Commissione Medica dell’ASL e dell’INPS, che ha acclarato il grado di disabilità del soggetto.

Legge 104 e congedo biennale del figlio

Per quanto riguarda i congedi retribuiti di durata biennale, è il sito Inps che aiuta a far chiarezza. Ecco allora qual è l’ordine di priorità per la concessione del congedo, tenuto conto dell’invalidità dell’altro coniuge:

  • coniuge che convive o parte dell’unione civile convivente o il convivente di fatto del soggetto disabile in stato di gravità;
  • padre o madre, anche adottivi o affidatari, della persona disabile in stato di gravità in ipotesi di mancanza, morte o in ipotesi di patologie invalidanti del coniuge convivente o della parte dell’unione civile convivente o del convivente di fatto;
  • figlio che convive con la persona disabile in stato di gravità, in ipotesi nella quale il coniuge convivente o la parte dell’unione civile convivente o il convivente di fatto ed ambo i genitori del disabile siano assenti, morti o colpiti da patologie invalidanti.
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Ebbene, alla luce di quanto abbiamo appena visto, il congedo retribuito può essere concesso al figlio nei casi appena esposti e, perciò, se la moglie della persona disabile è colpita da patologie invalidanti il figlio convivente ha certamente diritto al congedo biennale retribuito.

E’ la presenza della patologia invalidante dell’altro genitore che giustifica il diritto al congedo a favore del figlio, mentre in base alle norme vigenti non sussiste il diritto al congedo legge 104 al figlio, nel caso in cui l’altro genitore – pur di età molto anziana – non sia stato riconosciuto invalido. Questo è certamente un punto debole della normativa, su cui anche in futuro non mancheranno richieste di intervento e correzione di questo testo così importante per la tutela dei disabili.

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