L’imprenditore svedese che ha riportato il vino a Volterra

L’imprenditore svedese che ha riportato il vino a Volterra

6 giugno 2022 – 15:26

Monte Rosola, da buen retiro a scommessa imprenditoriale di Thomaeus Con un obiettivo: «Vorremmo diventare destinazione turistica»

di Caterina Ruggi d’Aragona



Arriva dalla Svezia l’imprenditore che ha riportato la vinificazione nel volterrano: una tradizione di origine etrusca che nel dopoguerra, lasciando spazio ai cereali, era rimasta relegata a una produzione domestica, a uso e consumo dei contadini locali. E che ora riparte in grande scala da una cantina avveniristica, che vanta la classificazione energetica A3. «Ho visitato 33 cantine prima di scegliere MonteRosola», racconta Bengt Thomaeus, ingegnere elettromeccanico a cui fa capo, oltre alle ditte specializzate nella costruzione di ascensori e in strumenti di precisione, il fondo di private equity Exoro Capital che nel 2013 ha acquistato la tenuta all’epoca denominata La Rosola. «Mia moglie, io e i nostri tre figli abbiamo sempre amato la campagna toscana, il buon vino, il cibo, la gente e lo stile di vita italiano. Quando si è trattato di scegliere dove acquistare una proprietà in cui ritirarci — racconta Thomaeus — non abbiamo avuto dubbi».

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Il buen ritiro si è trasformato in una scommessa imprenditoriale. Un progetto di ampliamento, completato 3 anni fa, ha esteso la tenuta da 7,5 ettari agli attuali 124, di cui 11 vitati, con l’obiettivo di portarne in produzione 25 ettari entro due o tre anni. «Vogliamo fare il miglior vino possibile per questa terra a 50 km da Bolgheri e 30 km dal Chianti, votandoci al biologico», dice il direttore generale, Michele Senesi, che sta lavorando per l’avvio e il riconoscimento di una zona vitivinicola di fatto nuova. «Stiamo allargando la distruzione dei nostri vini, finora seimila bottiglie all’anno vendute al 50% nel volterrano e al 50% tra Svezia, Inghilterra, Germania, Svizzera, Romania, Lettonia e Danimarca», dice. In equilibrio tra tradizione e innovazione è la scelta dei vitigni, come pure il progetto curato dall’architetto volterrano Paolo Prati. «La famiglia Thomaeus mi aveva chiesto una struttura che richiamasse Palazzo Vecchio, la Torre del Mangia e un chiostro. “Si farà un Gardaland”, pensai. Dallo studio del paesaggio sono poi emerse testimonianze di molte torri di avvistamento. Da lì è partita l’idea progettuale incentrata su proporzioni ispirate alla sezione aurea, con il posizionamento rigorosamente verso Nord degli ingressi dei locali della vinificazione», racconta Prati. La cantina è costruita con un doppio involucro, come una scatola dentro a un’altra, che permette una circolazione di aria naturale a 360°. Ed è totalmente eco-sostenibile, grazie all’utilizzo di materiali naturali, nanotecnologie e soluzioni innovative. Come una vasca esterna integrata alla struttura, che fa da scambiatore di calore, in cui viene convogliato il surplus di acqua calda. «Pompe di calore e solare permettono di avere acqua a oltre 75° C, utile per il lavaggio dei tini senza uso di sostanze chimiche. Le acque piovane, depurate, vengono poi riutilizzate per le lavorazioni di cantina», spiega l’architetto che ha integrato tecnologie avanzate e richiami ai simboli dei Templari. Dalla piramide che nella sala di degustazione indica l’unione di cielo e terra alla croce della Maddalena al centro delle ruote degli sgabelli che ottimizzano la gestione degli spazi e, al tempo stesso, contribuiscono a rendere la cantina accessibile a tutti.

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«Vorremmo che MonteRosola diventasse una destinazione turistica, dove la gente possa fare un’esperienza legata al mondo del vino», confessa Thomaeus. Intanto da qui è appena partito un progetto di collaborazione tra amministrazioni e Pro Loco dei Comuni nelle tre valli confinanti — Valdera, val di Cecina e val d’Elsa — al lavoro su una strategia integrata di ripopolamento e attrazione turistica.

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