Luce e gas, sconto in bolletta a luglio? Il governo valuta il ritocco delle tariffe. ‘Extra – utili ai cittadini’

Luce e gas, sconto in bolletta a luglio? Il governo valuta il ritocco delle tariffe. ‘Extra – utili ai cittadini’

Per le tariffe di gas e luce si va verso un nuovo sconto per i consumatori a luglio. Per la prima volta, come chiesto dal governo, si terrà conto dei costi effettivi del gas. Che nei prossimi tre mesi sarebbero più bassi di circa il 20% rispetto alle tariffe. Il governo aveva chiesto all’Arera, l’Autorità dell’energia, di esaminare tutti i contratti di approvvigionamento attraverso i quali il gas arriva in Italia e tenerne conto nel prossimo aggiornamento dei prezzi nelle bollette. L’Authority guidata da Stefano Besseghini ha terminato il suo compito e ha inviato una relazione al Parlamento e al governo. L’esame dei contratti, secondo l’Arera, non ha fatto emergere grandi scostamenti tra il prezzo di approvvigionamento e quello registrato invece sulla Borsa olandese del Ttf, dove viene scambiato l’80% del gas che arriva in Italia. Se da un lato è vero che le compagnie che importano metano hanno dei contratti a lungo termine con prezzi determinati, è vero anche che questi contratti sono sottoposti ad adeguamenti annui e sono indicizzati per la maggior parte proprio alle quotazioni della Borsa olandese. Dunque le compagnie “comprano” dei derivati per coprirsi da queste oscillazioni. Derivati che hanno un costo e che pesano sul prezzo finale di approvvigionamento. 

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LO SCOSTAMENTO
Eppure uno scostamento tra questo prezzo e la tariffa applicata ai consumatori del mercato tutelato è emerso. Dipende dalla discrasia temporale con la quale le tariffe e i prezzi di approvvigionamento si adeguano. Nei prossimi tre mesi, stima l’Arera, la tariffa tutelata sarà più alta di 20 euro al Megawattora rispetto ai costi di approvvigionamento. Questo significa che si potrebbe in teoria avere un taglio del 20% sulle prossime bollette. Dall’Arera le bocche sono cucite, le valutazioni sono ancora in corso. A marzo, con l’ultimo adeguamento tariffario, era già stato deciso un taglio del 10%. Una strada suggerita dall’Arera è quella di non permettere più le coperture sui contratti da parte delle compagnie, e di far versare la differenza tra il valore dei contratti pluriennali e quello della tariffa (quando questa è superiore) direttamente a favore dei consumatori attraverso un taglio delle bollette. In che modo? Riducendo i costi di commercializzazione (la componente Ug2 della tariffa), in modo da avvantaggiare sia chi è nel mercato libero che chi si trova nel mercato tutelato. In pratica in questo modo i vantaggi e i rischi dell’andamento dei prezzi cadrebbero direttamente sui clienti finali.

Ma per farlo, avverte l’Arera, servirà eventualmente una norma di legge. Non solo. Sarà anche necessario prorogare la durata del mercato tutelato del gas che, altrimenti, dovrebbe terminare il 2023. Dalla lettura del documento dell’Authority emerge anche altro. In particolare la risposta ad una domanda centrale. Ma se gli extraprofitti non ci sono nell’approvvigionamento del gas, chi sta guadagnando dall’impennata dei prezzi? La risposta è che gli extraprofitti andrebbero cercati in altri anelli della catena. Nei produttori come Gazprom, certamente. Anche però in chi fa trading di energia o chi produce elettricità guadagnando con il meccanismo dell’impianto marginale, per cui la materia prima che costa di più fa il prezzo per tutti. Dunque il governo fa bene a tassare gli extraprofitti. E dice l’Arera, è «opportuno che una parte del gettito derivante da provvedimenti fiscali a carico delle aziende del settore, sia destinato ai clienti finali che ne hanno sostenuto l’onere». 

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LE AUDIZIONI
Ieri il presidente dell’Autority Besseghini, è stato anche ascoltato in audizione in Parlamento, dove ha fatto il punto sull’andamento dei prezzi di gas ed elettricità. Guardando in avanti, ha spiegato, «le quotazioni attuali del gas naturale si attestano su valori intorno agli 84 euro/MWh per il 2023 e 67 euro/MWh per il 2024; per l’elettrico, invece, le quotazioni attualmente sono intorno ai 209 euro/MWh per il 2023 e 164 euro/MWh per il 2024». Ma a tenere banco è anche la questione del caro-benzina. Si tratta, ha denunciato l’Unione nazionale consumatori, di una «emergenza nazionale». Per i consumatori «il governo deve bloccare le speculazioni mettendo un tetto ai prezzi o, meglio ancora, tornando ai prezzi amministrati fino a che non sarà finita questa escalation pericolosissima. Non può aspettare la scadenza dell’8 luglio» per il taglio dell’accisa, ma deve alzarne «subito la riduzione di almeno altri 10 cent e ridurre l’Iva dal 22 al 10%», afferma il presidente Massimiliano Dona, per il quale in una settimana per un pieno sono serviti 3,7 euro in più.

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La federazione dei gestori degli impianti di carburanti (Fegica), che ipotizza un litro di verde a 2,5 euro per l’estate in assenza della proroga del taglio delle accise, denuncia che «in poco più di 70 giorni, oltre la metà del corposo taglio delle accise» su benzina e gasolio «decretato dal Governo è stato letteralmente bruciato». E, nel definire la «situazione del tutto fuori controllo», invita a «decretare il ritorno, almeno per l’emergenza, al prezzo amministrato dei carburanti, come in altri Paesi europei, Germania compresa, si sta ragionando». Soluzione che chiede anche il Codacons.
 

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