Merkel e Schröder sulle braci

Merkel e Schröder sulle braci

Merkel e Schröder sulle braci

L’ultima copertina di Der Spiegel è in bianco e nero, una bambina in piedi sul rottame di un carro armato russo. Per me, il settimanale di Amburgo ha stabilito un record nel kitsch. Una volta le sue copertine entravano nella storia del giornalismo, come quella con il revolver sul piatto di spaghetti fumanti (26 luglio ’77), che gli italiani non dimenticano, o quella su Walesa, piccolo uomo schiacciato dall’orso sovietico. Le prime venti pagine dello Spiegel sono dedicate all’Ucraina, ma non vi ho scoperto una notizia.

I tedeschi sono presi da una sorta di masochismo nazionale, è colpa loro, anzi di Angela Merkel e di Gerhard Schröder, colpevoli di aver trattenuto rapporti con Putin. Andriy Melnyk, l’ambasciatore ucraino a Berlino, li accusa di essere corresponsabili dei crimini di guerra commessi dai russi, e Andrzej Duda, il presidente polacco, ammonisce. «Avreste parlato con Hitler?».

La città di Cuxhaven rivuole indietro l’Ehrenring, l’anello d’onore, assegnato a Schröder nel ’98, quando era premier della Bassa Sassonia. Lui ha risposto che non lo trova né in cantina né in archivio. Non leggo o sento un tentativo di difesa sui media tedeschi. La storia, anche di ieri, non si può leggere con il senno di poi.

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Negli anni poco prima della caduta del Muro, ero inviato spesso nei Paesi dell’est, e negli alberghi, da Varsavia a Praga a Budapest, a Riga incontravo uomini d’affari tedeschi e italiani, commerciavano in tutto, dal legno al bestiame. Ne ricordo uno a Mosca che si lamentava di Gorbaciov: prima sapeva chi dovesse corrompere, ora per colpa di Gorby, che cercava di moralizzare l’Urss, ne doveva corrompere tre o quattro, e senza garanzia di successo.

Nell’estate del 1965, ero al desk degli esteri alla Stampa, quando il 5 agosto venne firmato l’intesa di massima tra la Fiat e l’Urss (cui seguiì l’accordo il 15 agosto 1966) per creare Togliattigrad, la città dell’auto sul Volga, e costruire 600mila Zhiguli all’anno, la 124 alla sovietica sarebbe stato il primo passo verso il benessere, o la prima crepa nel sistema marxista. Ci riuscì Vittorio Valletta grazie al tramite del Pci, e l’avvocato Agnelli sfruttò i suoi buoni rapporti a Washington. Gli americani, come sempre, erano contrari.

Agli esteri si stava attenti alle notizie da Mosca, ma nel 1970 fu espulso il nostro corrispondente Ennio Caretto. Nonostante le Zhiguli, l’informazione rimaneva dignitosa. Oggi sembra incredibile.

In Germania si commenta che Willy Brandt e Helmut Schmidt non si sarebbero comportati come Angela e Gerhard. I colleghi tedeschi hanno la memoria corta. Il 18 maggio del ’73, andai a Bonn dove giungeva in visita Leonid Breznev per firmare un trattato storico di collaborazione per decine di miliardi di dollari (ora andrebbero moltiplicati almeno per dieci), un impulso enorme per l’economia tedesca e per modernizzare l’industria sovietica.

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Il 1973 è stato l’anno della crisi petrolifera, della guerra del Kippur, della fine di Allende in Cile, e del Watergate, in Germania c’erano tre milioni di disoccupati. Breznev fu ospitato nell’hotel sul Petersberg, la collina che domina il Reno, riservato agli ospiti di Stato. Le foto lo mostrano sottobraccio a Brandt sorridente e a sua moglie Rut. Helmut Schmidt era il superministro all’economia e finanze.

A Leonid, fanatico d’auto, fu regalata una Mercedes coupé 450 SLC, all’epoca una delle migliori vetture al mondo. L’ospite, non si sa se avesse bevuto qualche bicchierino di vodka, tra il terrore delle sue guardie del corpo e dei servizi tedeschi, la volle guidare personalmente giù per gli stretti tornanti verso il fiume. Lo vidi uscire di strada e piombare in un cespuglio. I tedeschi gli offrirono un’altra Mercedes.

Il trattato che avrebbe cambiato la storia e l’Urss non fu mai realizzato. Un anno dopo Willy Brandt fu costretto a dimettersi per lo scandalo della spia alla Cancelleria, Günther Guillaume, giunto dalla Ddr. Ma la Cia e il Bnd, il servizio segreto tedesco creato dagli Stati Uniti, lo avevano scoperto da tempo. La spia fu usata come una pedina al momento opportuno. Appena eletto nel ’69, Brandt iniziò la sua Ostpolitik, che 20 anni dopo avrebbe portato alla caduta del muro. Senza dialogo, forse sarebbe ancora lì.

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