Mix vaccini, ancora un balletto di posizioni sulla pelle degli italiani

Sembra fatto apposta. Ogni volta che i cittadini italiani sembrano essere pronti ad affidarsi completamente al governo e alle autorità sanitarie, viene fuori una nuova querelle sulla questione vaccini. È successo ancora. Dopo il ritiro di qualche giorno di AstraZeneca a inizio campagna, è di queste ore un nuovo spauracchio: il problema “seconda dose” e il mix di vaccini. Siamo di fronte alla possibilità che coloro che sono stati vaccinati con la prima dose di AstraZeneca adesso ricevano una seconda dose di Pfizer o Moderna.

Si tratta della cosiddetta vaccinazione eterologa che studi pubblicati nelle ultime ore sembra addirittura considerare più efficace rispetto a quella fatta con un unico farmaco. Il mix di vaccini sarebbe da considerarsi ancora più utile nella lotta al virus. Una teoria a cui crede la Germania un po’ meno qualcuno a casa nostra. Se da una parte il Governo sembra essere pronto a sposare la linea dettata dall’Ema ci sono regioni che non vogliono sapere di combinare i due vaccini. È il caso della Campania guidata da Vincenzo De Luca. Il governatore è deciso ad andare avanti con AstraZeneca somministrandolo comunque a coloro che attendono la seconda dose. Molte altre regioni, come Lombardia e Lazio, sembrano volersi allineare alle indicazioni del piano vaccinale che prevede lo stop di AstraZeneca e quindi il mix di farmaci nel caso di seconda dose.

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I cittadini costretti a scegliere a chi credere sul mix di vaccini ma non dovrebbe essere così

Una confusione che non aiuta i cittadini costretti a scegliere a chi credere. Una situazione in cui non dovrebbe trovarsi nessuna persona che vive in uno Stato degno di questo nome quando si tratta di salute. Invece è quello che si troverà ogni italiano che ha ricevuto la prima dose di AstraZeneca. Un farmaco, che è bene ricordare, in un primo momento si diceva dovesse essere somministrato solo sotto i 65 anni. In un secondo momento, e qualche trombosi sospetta dopo, è stato consigliato agli over 65. In un terzo momento, quando circa un milione di italiani avevano già ricevuto la prima dose, è stato completamente “bandito” dai nostri hub vaccinali con tanto di blocco delle forniture.

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Al netto dell’evoluzione scientifica incerta di fronte alla lotta a una pandemia senza precedenti, è troppo chiedere che ci sia un’unità di intenti tra Stato e Regioni. È così difficile ottenere che non ci siano fughe in avanti dell’una o dell’altra regione? È possibile che un cittadino veneto si trovi a dover scegliere se vaccinarsi con un protocollo a fronte di un cittadino campano che invece ne deve seguire un altro. Nello stesso Stato, con lo stesso Governo, con lo stesso Comitato tecnico scientifico, ciò che vale in una regione non vale in un’altra. Si dirà è la Costituzione che lo permette. Sacrosanto. Ma non è il caso di imparare qualcosa da questa pandemia anche rispetto al ruolo delle Regioni e ai poteri a esse affidati? Ma soprattutto: qualcuno vuole dire qualcosa di univoco ai cittadini italiani in mondo da non mandarli per l’ennesima volta nel caos?

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