Mostro di Loch Ness: una nuova ricerca dimostra che potrebbe esistere

Il mostro di Loch Ness, la leggendaria creatura che abita i fondali del noto Loch Ness, potrebbe esistere. È quanto affermato da una recente ricerca che riaccende le speranze dei fan di Nessie, il mitologico mostro marino delle Highlands scozzesi.

Dopo secoli passati tra fantomatici avvistamenti e clamorose bufale, il mistero torna così a far discutere e lo fa attraverso un complesso studio portato avanti dal professor Neil Gemmell dell’Università di Otago in Nuova Zelanda, che ha coordinato un team globale in grado di prelevare 250 campioni di acqua ed estrarre abbastanza DNA per analizzare circa 500 milioni di sequenze genetiche. 

Lo scopo della ricerca era quello di raccogliere alcuni campioni lasciati nelle acque e sui fondali dagli esseri viventi del Loch Ness: pelle, squame, piume, pellicce ed escrementi, in modo tale da offrire nel dettaglio una lista di tutto ciò che si trova nel lago.

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«Ci sono stati più di un migliaio di avvistamenti segnalati di qualcosa a Loch Ness, che hanno dato origine all’idea di un mostro che si trova in acqua» ha affermato Gemell. «Da questi avvistamenti si possono dare circa quattro spiegazioni principali su ciò che è stato visto. La nostra ricerca sostanzialmente scarta la maggior parte di queste teorie, ma una teoria rimane plausibile». Tuttavia, per i risultati esatti e scientifici della ricerca si dovrà attendere il mese di settembre.

Il mistero del mostro di Loch Ness rappresenta ormai da anni il più importante motore dell’industria turistica della zona. Il mito, tra i più antichi di Scozia, inizia più di mille anni fa, quando il monaco irlandese Adamnano di Iona ha descritto in una delle sue opere il funerale di un abitante della zona a ridosso del Ness, assalito e ucciso da una “selvaggia bestia marina”.

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Nel corso della storia, una delle più celebri testimonianze dell’esistenza di una creatura anomala è stata la cosiddetta “foto del chirurgo”, poi rivelatasi un falso, pubblicata nel 1934 dal Daily Mail e scattata da un certo Robert Kenneth Wilson grazie all’ausilio di un compagno.

La scienza aveva però sempre respinto ipotesi relative all’esistenza effettiva del mostro. Almeno fino ad oggi.

 

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