Papà no pass, figli trattenuti: così ne siamo usciti peggiori

Il papà è senza green pass, la scuola trattiene i figli e lui minaccia di chiamare i carabinieri. La preside intima all’uomo di consegnare i bimbi un’ora prima e ritirarli un’ora dopo perché “la scuola non si mette al servizio di chi non ha il pass”. Una frase che mostra a che livello di cinismo e di odio di classe abbia portato il lasciapassare sanitario. 

Un recente fatto di cronaca mostra chiaramente come il Green pass sia uno strumento non solo di discriminazione sociale, ma anche odio di classe. Vogliamo diventare tutti nemici l’uno dell’altro? Freddi applicatori di una normativa insensata e a tratti barbara come tanti piccoli Adolf Eichmann pronti a giustificarsi davanti alla loro coscienza perché “è la legge?”. Allora il Green pass è lo strumento che fa per noi.

Bergamo. All’Istituto comprensivo Mastri Caravaggini di Caravaggio, un padre ha dovuto minacciare di chiamare i carabinieri perché la scuola non gli consegnava i figli che frequentano il primo e il terzo anno di scuola materna. Lui, F.R., non aveva con sé il Green pass, poco importa il motivo per cui non l’aveva fatto quel giorno, se per mancanza di tampone o rifiuto di tampone, il fatto è che quando si è presentato il primo giorno di scuola per ritirare i due bambini, si è sentito dire dalle inservienti che non poteva entrare a ritirarli, e i bambini sarebbero rimasti in classe.

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Il padre ha dovuto minacciare di chiamare i carabinieri e di denunciare la scuola per sequestro di persona, prima che la preside dell’istituto intervenisse e consegnasse i bambini al genitore. È stata prodotta una circolare che ha cercato di regolamentare la cosa. Al telefono con l’Adnkronos, la dirigente ha detto una frase che sconcerta: “La scuola non si mette a servizio di chi non ha il green pass”.

Si tratta di una frase agghiacciante che presuppone la costruzione di un nemico sociale, un indegno della comunità che non ha diritto di esistere.

Il papà ieri ha dovuto accettare anche le pesanti regole imposte dalla scuola attraverso una circolare. Che sono le seguenti: “Alla mattina devo accompagnarli alle 9, non prima né dopo, ma alle nove perché devono esserci gli inservienti liberi per poterli ritirare – spiega lui al telefono con la Bussola – e al pomeriggio alle 15, quando l’orario di ritiro è alle 16”.

Nota bene: tra la sezione dei piccoli e l’uscita ci sono appena una decina di metri. Una decina di metri che sono diventati più invalicabili della linea Gotica, più impenetrabili del carcere di Alcatraz, più inaccessibili agli “impuri” della camera funeraria di Tutankhamon.

Ma la scuola non si mette al servizio di chi non ha il Green pass. Ecco il nuovo motto. Il Green pass è ormai tutto, l’unica cosa che serve all’uomo. Ma che siano i bambini le principali vittime di questa vicenda è sconcertante.

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“Anzitutto – prosegue il papà – i miei figli hanno due ore in meno di attività al giorno. E poi: dopo un po’ capiranno che vengono discriminati rispetto agli altri e inizieranno a chiedermi perché devono uscire a orari diversi degli altri. Come faccio a spiegargli che non ho il Green pass?”.

E soprattutto, come fa un papà a spiegare a suo figlio di 5 anni che cosa è un Green pass? “Questo comporterà anche una inconciliabilità con i tempi di lavoro che rischia di essere problematica per me e mia moglie”.

Ma la scuola non è tenuta a mettersi al servizio di chi non ha il Green pass. Nessun occhio da chiudere, nessun escamotage. Nessuna pietas, nessuno strappo alla regola che presupporrebbe la presenza dall’altra parte di una persona ragionevole e comprensiva.

In fondo, un genitore che deve entrare in una sezione a ritirare il proprio figlio spesso sta dentro meno di quanto solitamente stia in farmacia o al bar per il tempo di un caffè al bancone: “Com’è andata?”, “Dai mettiti la giacca”, “Saluta e ci vediamo domani”. Tempo? Un minuto appena. Ma è chiaro che è il provvedimento ad essere tarato apposta per colpire le famiglie ancora “ribelli”.

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Il Green pass non è una misura sanitaria di contenimento di un virus: è uno strumento politico per mettere i cittadini l’un contro l’altro per motivi che non hanno nulla a che vedere con la pandemia. È il trionfo dell’homo homini lupus, dell’odio di classe. E i presidi, funzionari ormai pronti a tutto, sono i gendarmi di questo scivolamento progressivo nella civiltà del cinismo. Il cinismo dei tanti piccoli Eichmann, mesti e tristi esecutori di una liturgia dell’indifferenza e del quieto vivere. Ne usciremo migliori, dicevano dai balconi. Si è visto.

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