perde il 3,3%, spread a 233- Corriere.it

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Una giornata tutta in negativo per le Borse europee, al termine di una settimana molto pesante per tutti i mercati. Milano quella che ha chiuso peggio di tutte nell’ultima seduta prima delle elezioni: l’indice Ftse Mib ha chiuso in ribasso del 3,3% a 21.066 punti, sui minimi della giornata. Tra i titoli maggiori di Piazza Affari, brusco scivolone di Tenaris (-8,3%) anche sulla debolezza del petrolio, male Leonardo (-6%) con Eni e Intesa, che hanno ceduto entrambi il 4,7%. Male anche Iveco (-4,9%), mentre fra le banche spiccano le cadute di Intesa-S.Paolo (-4,75%) e Banco Bpm (-4,42%). Brusca frenata infine per Tim (-4,41%). Le vendite hanno travolto tutti i comparti, dall’energetico all’industriale, dal bancario ai servizi. Si salvato soltanto il farmaceutico, con Amplifon (+0,77%) unico titolo del paniere in leggero rialzo. Ha provato a tenere anche Atlantia, che ha perso solo lo 0,3%.

Le Borse europee hanno accentuano le perdite nel corso della seduta sui timori di recessione e sulla debolezza dell’euro. A fine seduta hanno chiuso tutte in forte calo: la Borsa di Amsterdam ha chiuso in ribasso del 2,7%, seguita da Madrid che ha perso il 2,4% e Parigi in calo del 2,2%. L’indice Stoxx 600, che raggruppa i principali titoli europei, ha ceduto il 2,37% finale, che equivale a 232 miliardi di euro di capitalizzazione bruciati in una sola seduta. Piazza Affari da sola, ha perso oltre 19 miliardi. Il listino di Londra ha perso il 2% finale, mentre Francoforte ha ceduto l’1,9%. In particolare, il mercato britannico sembra non aver apprezzato il piano di emergenza presentato dal governo inglese e formalizzato oggi in Parlamento: un pacchetto di misure per i prossimi cinque anni che prevede tagli alle tasse per rilanciare la crescita economica e contribuire a contrastare il caro vita.

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Le ombre della recessione

Ombre di recessione si stagliano sull’Europa. E anche il governo italiano teme per i prossimi mesi. Le previsioni della crescita italiana per il 2023 stimano una frenata del Pil fissandolo ad appena lo 0,5%, o comunque abbondantemente sotto l’1%, registrando quindi un netto rallentamento rispetto al 2022 e rispetto a quel 2,3% previsto in aprile dal Def. Per la fine di quest’anno la crescita del Pil invece sarebbe tra il 3,3% e il 3,4%, pi del 3,1% stimato. Sono cifre contenute nella Nota di aggiornamento al Def (Nadef) su cui il governo di Mario Draghi (ormai uscente) sta lavorando e che dovrebbe essere presentata il 27 settembre. Previsioni al ribasso dunque dovute principalmente alla crisi dell’energia che anche nel 2023 rischia di continuare a minare le economie mondiali e ad alimentare incertezza, con l’inflazione alle stelle. La Nadef con il solo quadro tendenziale per il prossimo anno dovrebbe arrivare in settimana per poi essere inviata a Bruxelles. Ma della legge di Bilancio che va approvata entro il 31 dicembre 2022 si dovr occupare il nuovo governo. Le elezioni politiche di domani e quindi la formazione del nuovo esecutivo rischiano di allungare molto i tempi e all’orizzonte c’ l’esercizio provvisorio di Bilancio. Ma intanto l’Istat ieri ha rivisto al rialzo le stime del Pil del 2021 portandolo al 6,7% confermando il forte recupero dell’economia nel 2021, a fronte di un calo del 9,0% nel 2020. Ieri infine la Commissione europea ha fatto trapelare che sta finalizzando il suo parere positivo sulla richiesta dell’Italia per la seconda rata da 21 miliardi prevista dal Pnrr.

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Spread, cambi e petrolio

Con il calo di Piazza Affari, in rialzo lo spread, il differenziale sui Bund tedeschi, che ha chiuso a 233 punti (a questo link l’andamento dello spread in tempo reale), in netto aumento rispetto ai 221 punti dell’ultimo riferimento. In deciso aumento anche il rendimento del Btp decennale benchmark che ha segnato un’ultima posizione al 4,36%, lievemente sopra il 4,35% segnato ad ottobre 2013 (4,19% il closing di ieri).
Sul fronte dei cambi, l’euro all’inizio delle contrattazioni scambia a 0,9813 dollari (da 0,9824 ieri in chiusura), mentre lo yen vale 142,29 dollari, dopo aver toccato alla vigilia i minimi da dicembre 1998. L’euro-yen a 139,66 (139,47). Gas in leggero calo a 184 euro al MWh (-1,9%), cos come il petrolio: il Wti di novembre cala a -2,6% a 81,33 dollari al barile, Brent a 90,1 dollari (-0,3 per cento).

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