Permessi 104: le conseguenze sullo stipendio sono incredibili

Molti caregivers di familiari disabili si domandano se i permessi 104 comportano una riduzione dello stipendio.

Con la sentenza n.20684 del 13 ottobre 2016, la Corte di Cassazione ha stabilito che i giorni di permesso 104, per prestare assistenza a familiari disabili gravi, vanno retribuiti al pari degli altri.

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Spettano, di conseguenza, sia lo stipendio sia gli eventuali premi di produttività, riconosciuti sulla base degli obiettivi realizzati. Vediamo, dunque, quali sono le voci e le condizioni che influiscono sulla busta paga.

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Retribuzione e permessi 104

Ai dipendenti che beneficiano dei permessi 104 devono essere corrisposti compensi, incentivi di produzione, tredicesima e quattordicesima, senza alcun tipo di taglio in busta paga. In altre parole, hanno diritto alla retribuzione spettante per le giornate lavorative ordinarie.

I giorni di congedo previsti dalla Legge 104 per ragioni di assistenza, inoltre, sono coperti da contribuzione figurativa e, di conseguenza, consentono l’erogazione delle ferie e della tredicesima. A stabilirlo è il Messaggio INPS del 6 marzo 2006 n. 7044.

Nel caso in cui il lavoratore dovesse notare delle anomalie sul cedolino dello stipendio, deve comunicarle tempestivamente al datore oppure al consulente del lavoro, per scoprirne la causa. Secondo l’ordinanza n. 14187/2017 della Corte di Cassazione, poi, anche per i periodi di permesso il dipendente matura le ferie retribuite.

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L’unica ipotesi in cui potrebbe esserci una retribuzione ridotta è in caso di cumulo dei permessi con il congedo parentale ordinario o con quello per malattia del figlio. Le situazioni, tuttavia, vanno valutate caso per caso, perché potrebbero integrare condotte discriminatorie, secondo il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Tale principio è valido sia per le aziende pubbliche sia per quelle private, anche se è sempre opportuno verificare quanto sancito dal CCNL di riferimento.

Spettano gli incentivi?

Gli incentivi sono dei premi, che vengono riconosciuti ai lavoratori dipendenti oltre alla retribuzione ordinaria. Spettano anche ai caregivers che usufruiscono dei giorni di permesso per prestare assistenza ad un familiare disabile grave.

I compensi incentivanti dei caregivers sono equiparati a quelli previsti per le lavoratrici madri e, dunque, devono essere pagati in egual modo, se il lavoratore presta effettivamente delle attività lavorative. Il datore di lavoro, inoltre, non può rifiutarsi di pagarli.

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In cosa consistono i permessi 104?

I dipendenti che assistono un familiare affetto da handicap grave e, di conseguenza, non autosufficiente, possono richiedere i permessi previsti dalla Legge 104.

Consistono in 3 giorni al mese di assenza dal lavoro retribuita, fruibili anche in maniera frazionata, ad ore, oppure in modo continuativo. Non sono, però, cumulabili e, dunque, vanno utilizzati per intero ogni mese.

Il presupposto per la concessione dell’agevolazione è il riconoscimento dello status di disabile grave, da parte di una Commissione medica ASL. Non tutti, infatti, hanno diritto al beneficio.

I soggetti che possono presentare richiesta per l’agevolazione sono: il genitore, il coniuge, il convivente more uxorio e i parenti fino al secondo grado. I parenti e gli affini entro il terzo grado, invece, possono richiederli solo se gli altri soggetti hanno compiuto 65 anni, sono invalidi in modo permanente, oppure mancanti o deceduti.

I permessi 104, inoltre, possono essere accordati ad un solo lavoratore, per prestare assistenza allo stesso disabile. L’unica eccezione a tale regola è il caso dei genitori che devono assistere il figlio.

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Il datore di lavoro, infine, non può rifiutare la richiesta del dipendente, ma può stabilire la pianificazione delle assenze con anticipo, per esigenze interne e per consentire una corretta organizzazione di tutte le attività lavorative.

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