Permessi Legge 104: il rifiuto fa scattare sanzioni molto salate per i datori di lavoro

Permessi Legge 104: il rifiuto fa scattare sanzioni molto salate per i datori di lavoro

Un datore di lavoro può rifiutare la concessione dei permessi Legge 104 ad un suo dipendente? Cosa stabilisce la normativa?

In caso di rifiuto dei permessi Legge 104, il datore di lavoro rischia delle sanzioni per atteggiamento discriminatorio.

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A stabilirlo è l’Ispettorato del Lavoro, che ha diffuso una nota nella quale specifica che è fondamentale tutelare i diritti dei dipendenti caregivers. L’obiettivo delle normativa, infatti, è quello di garantire che tali lavoratori possano assolvere ai propri compiti di assistenza e cura di familiari disabili e conciliare tali attività con il lavoro.

L’Ispettorato del Lavoro, inoltre, ha ribadito che le sanzioni per i datori sono irrogate anche nel caso di mancata concessione del part- time o dello smart working a coloro che ne hanno diritto. Ma procediamo con ordine ed analizziamo la vicenda nel dettaglio.

Per tutte le informazioni utili, consulta il seguente articolo: “Permessi legge 104: quali sono i requisiti per richiederli? Il dettaglio fondamentale“.

Rifiuto dei permessi Legge 104: cosa prevede la nota dell’Ispettorato del Lavoro?

La nota in questione contiene importanti chiarimenti relativi agli obblighi del datore di lavoro e ai diritti sia dei lavoratori disabili sia caregivers.

Il provvedimento si è reso necessario perché, nonostante il Decreto Legislativo n. 105 del 2022 sancisca l’importanza dell’equilibrio tra l’attività lavorativa e la vita familiare, molti datori non rispettavano tale principio.

Sono state, dunque, rafforzate le tutele relative a:

  • permessi Legge 104 per caregivers;
  • lavoro agile e smart working per soggetti fragili;
  • congedi parentali.
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Il Decreto Legislativo, inoltre, ha introdotto l’art. 2 bis della Legge 104. Esso prevede il divieto di discriminare i lavoratori che richiedono i permessi retribuiti per assistere familiari disabili gravi oppure ogni altra agevolazione collegata alla disabilità.

I lavoratori che ritengono di essere stati discriminati, dunque, hanno il diritto di agire in giudizio nei confronti del datore, tramite un tentativo di conciliazione, ai sensi dell’art. 410 del codice di procedura civile.

Ma cosa accade al datore che nega oppure ostacola la fruizione dei permessi Legge 104? In tali ipotesi si rischia la misura interdittiva del mancato conseguimento delle certificazioni.

Le tutele per i genitori di figli disabili gravi

La nota dell’Ispettorato del Lavoro ha anche sottolineato l’importanza dei permessi Legge 104 rilasciati ai lavoratori che devono prestare assistenza a figli disabili gravi. In tal caso, la parte dell’unione civile ed il convivente di fatto sono assimilati al coniuge convivente.

Nell’ipotesi di rifiuto dei permessi Legge 104 o di altre agevolazioni, il datore di lavoro può subire una sanzione amministrativa che va da un minimo di 516 euro ad un massimo di 2.582 euro.

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Si possono negare i permessi Legge 104 ai lavoratori part- time?

Grazie alla modifica dell’art. 8 del Decreto Legislativo n. 81 del 2015, i lavoratori che usufruiscono della Legge 104 hanno diritto alla trasformazione del proprio contratto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale. In particolare, tale opzione è possibile nei seguenti casi:

  • malattie oncologiche;
  • gravi patologie cronico/degenerative;
  • assistenza ad un convivente affetto da totale e permanente inabilità lavorativa, che necessita di assistenza continua perché incapace di compiere i normali atti quotidiani in autonomia.
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Il datore che nega ai lavoratori la trasformazione del contratto di lavoro può essere:

  • sanzionato;
  • affidato ad una mansione di livello inferiore;
  • licenziato;
  • trasferito;
  • destinato ad una nuova organizzazione del lavoro, con conseguenze negative sulle condizioni dell’impiego.

Inoltre, le attività del datore che non rispettino le regole devono ritenersi ritorsive e discriminatorie e, di conseguenza, nulle.

La disciplina per il lavoro agile

Tramite il Decreto Legislativo n. 104 del 2022, è stata anche ampliata la platea di destinatari dell’autorizzazione a compiere il lavoro agile (da casa, senza l’obbligo di raggiungere l’ufficio).

Hanno diritto a tale agevolazione:

  • le lavoratrici e i lavoratori con figli fino a 12 anni di età o con figli disabili (in tal caso, senza alcun limite di età);
  • i lavoratori con disabilità riconosciuta dall’ 3, comma 3, della Legge 104;
  • i dipendenti disabili, ai sensi dell’ 4, comma 1, della Legge 104;
  • i caregivers, ai sensi dell’1, comma 255, della Legge 205 del 2017.

Il datore non può penalizzare tramite sanzioni, licenziamenti, demansionamenti o trasferimenti i dipendenti che richiedono il lavoro agile. Se discriminatoria, dunque, ogni attività del datore è considerata nulla.

È consentito negare i permessi Legge 104? Conclusioni

Nella nota dell’Ispettorato del Lavoro sono stabiliti anche i diritti e le tutele riservati a coloro che chiedono di poter fruire del congedo di paternità, del congedo di paternità alternativo.

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A tal fine, il datore di lavoro può essere punito in caso di negazione di tali agevolazioni ai dipendenti disabili e caregivers.

Se, dunque, in precedenza si puntava l’attenzione sugli abusi di tali misure da parte dei beneficiari, adesso, invece, ci si concentra sulla punizione di chi discrimina. In ottemperanza con quanto sancito dalla Legge 104, infatti, la salvaguardia dei diritti dei soggetti più fragili e dei familiari che si occupano a tempo pieno della loro cura ed assistenza, non può subire limitazioni.

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