Ponte Vecchio, i segreti della Torre dei Mannelli

A Firenze, il capo del Ponte Vecchio, sulla sponda sinistra dell’Arno, si conclude con la massiccia Torre dei Mannelli da loro edificata “alla coscia del Ponte” nel 1248 sul canto di Via de’ Bardi. Inizialmente si disse “la torre nuova de’ figlioli di Mannello”. Di fede ghibellina il Crollalanza così descrive la famiglia: Antica e cospicua, denominata in antico dei Pontigiani, e divisa in molti rami, dette dieci priori alla Repubblica fiorentina. Luca, dell’Ordine dei Predicatori, vescovo di Osimo nel 2345; Francesco, amicissimo del Boccaccio, ricopiò fedelmente tutto il Decamerone; Jacopo podestà di Montecatini e di tutta la Val di Nievole nel 1344; Amaretto, uomo di guerra; Ugolino uditor di Rota in Roma. Arma: Di rosso, a tre pugnali d’argento posti in banda, uno sopra l’altro.

La storia della Torre dei Mannelli sul Ponte Vecchio

Nel luglio del 1322 la torre patì danni a seguito dell’incendio che, come racconta Giovanni Villani nella sua Nuova Cronica: “A dì 7 di luglio vegnente s’apprese il fuoco in sul Ponte Vecchio, ed arsero tutte le botteghe da mezzo il ponte in qua con molte case sotto le volte: in fra quattro settimane e vegnenti s’appresero l’altre botteghe dall’altro lato, ed arsero tutte, e le case de’ Mannelli.

Mannelli, l’unica torre superstite e la trattativa col Vasari

Questa bella torre è l’unica superstite delle quattro iniziali poste ai “capi” che controllavano il ponte ai rispettivi angoli. La possente torre fu oggetto di intensa trattativa quando Cosimo volle costruire il “corridore” passante proprio attraverso il loro torrione. I Mannelli però si opposero decisamente a tale richiesta, non permettendo l’attraversamento della propria residenza e costringendo il Vasari ad applicare un marchingegno tale da non violare la loro proprietà. Con geniale soluzione l’architetto applicò alla torre dei Mannelli grandi mensoloni esterni sui quali fece girare attorno il corridoio, come tuttora lo si può vedere. Decisione saggia ed equa che accontentò Cosimo in quanto vide realizzato il suo progetto di unire attraverso il “corridoio” il Palazzo Vecchio col Palazzo Pitti ed i Mannelli perché rimasero fieri padroni in casa propria, senza aver dovuto sottostare con sudditanza al potere costituito.

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La fontana dei Mannelli da Ponte Vecchio a Santo Spirito

I fieri Mannelli non riuscirono però ad opporsi, nel 1689, agli Ufficiali di Parte Guelfa quando decisero di spostare la pila della fonte che ornava il piede della loro torre all’angolo con Via de’ Bardi, per porla in Piazza Santo Spirito a scopo di abbeveratoio per gli animali. Sempre dal Bisdosso, (Tomo II. Pag. 385), infatti si legge: A d’ 23 Maggio 1689 d’ordine del Magistrato della Parte fu levata la Pila della fonte che era alla coscia del Ponte Vecchio da mano manca nella parete del muro della casa dei Mannelli, la qual Pila fu posta in su la Piazza di Santo Spirito per ricever l’acqua che esce dalla fonte situata nel muro del Convento dell’Agostiniani per esser la Pila di codesta fonte rotta, e serve per comodo dell’abbeverar le bestie.

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Questo antico abbeveratoio esiste ancora perché lo si riconosce in quello applicato ai piedi della fontana in Piazza di Santo Spirito. Sappiamo che nel 1812 l’architetto Giuseppe del Rosso fu incaricato dall’allora vigente amministrazione napoleonica, di collocarvi al centro, la presente fontana che già adornava il primo chiostro dell’attiguo, omonimo convento della chiesa di Santo Spirito. Di ciò tramanda il ricordo Giuseppe Richa nelle sue Notizie Istoriche delle Chiese Fiorentine: Nel mezzo del medesimo chiostro, da un vivaio bene adorno di conci, scaturisce un’acqua che reca delizia e fresco d’Estate al viver comune de’ Padri, e fu fatta a spese di Fra Domenico Conti l’anno 1660.

Oggi la Torre Mannelli è di proprietà privata ed è stata trasformata in una residenza di lusso, una splendida suites proprio sul Ponte Vecchio, dove dalla grande terrazza puoi ammirare, quasi toccare… il Duomo, il campanile di Giotto, la galleria degli Uffizi e Palazzo Pitti!

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