Nato a Maglie, il paese di Aldo Moro, sceglie la politica a 19 anni, nel 1988, dopo la morte in un incidente stradale del padre Salvatore, patriarca della Dc pugliese e allora presidente della Regione. Una tragedia che gli cambia la vita e che lo porta a decidere di raccogliere quel testimone. Cos il figlio di pap scapestrato che pensava solo a divertirsi tra corse in moto e nottate in discoteca, come ha raccontato lui stesso parlando di quegli anni, dice addio ai giorni spensierati e, seguendo i consigli della madre Leda, inizia il cursus honorum partendo dai banchi del Consiglio regionale.
Nel 1994, con lo scioglimento della Dc, aderisce al Partito Popolare Italiano di Mino Martinazzoli, e l’anno successivo segue il segretario Rocco Buttiglione nella minoranza del partito favorevole ad un’alleanza con Forza Italia. Diventa ben presto il pupillo del Cavaliere che nel 2001 lo definisce un cavallo di razza per poi arrivare ad etichettarlo come una sua protesi. Dal 2000 al 2005 presidente della Regione Puglia. Da governatore Fitto punta molto sulla riforma ospedaliera. L’obiettivo razionalizzare i servizi sanitari regionali, anche attraverso la chiusura di alcuni ospedali pi piccoli e la riorganizzazione di altri. Una scelta che scatena forti contestazioni nei Comuni che ospitano gli ospedali destinati a essere riconvertiti: a Terlizzi la protesta cos violenta che non riesce neanche a scendere dall’auto. In quel periodo arrivano anche le inchieste su presunti illeciti, accuse dalle quali stato poi assolto. Ricandidatosi alle successive elezioni regionali viene sconfitto da Nichi Vendola. Nel 2006 si candida alle politiche tra le fila di Forza Italia e viene eletto alla Camera. Due anni dopo, a seguito della vittoria del centrodestra, diventa ministro degli Affari regionali del IV governo Berlusconi.
L’idillio con Berlusconi finisce nel 2015. Fitto era contrario al Patto del Nazareno, ritenendo che gli elettori di Forza Italia non avrebbero compreso le ragioni di un accordo con il Pd, allora guidato da Matteo Renzi. Dopo il divorzio con il Cavaliere costituisce al Senato il gruppo dei Conservatori e riformisti.
Nel 2018 si avvicina a Giorgia Meloni, rispondendo al suo invito a dare vita a un nuovo partito conservatore e sovranista in vista delle Europee del 2019. Ad ottobre di quell’anno, dopo la parentesi di Direzione Italia, Fitto aderisce a Fratelli d’Italia, tra le cui fila viene eletto al Parlamento europeo. Nel 2020 decide di ricandidarsi alle regionali in Puglia ma viene sconfitto da Michele Emiliano. Da ministro dovr saper mettere a frutto le relazioni che ha tessuto negli anni da eurodeputato, in particolare con il Ppe di Ursula von der Leyen, per facilitare il dialogo tra Bruxelles e il governo Meloni.
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