Reddito di cittadinanza. Croatti risponde a Indino: parlano i numeri

Reddito di cittadinanza. Croatti risponde a Indino: parlano i numeri

Alle dichiarazioni del presidente della Confcommercio di Rimini Gianni Indino che ha parlato di fallimento del reddito di cittadinanza (vedi notizia) risponde il senatore riminese del Movimento 5 Stelle Marco Croatti che parla di intervento di “una superficialità disarmante”.

Croatti cita “i dati di ISTAT, che indicano come questa misura, che ha salvato dalla povertà 1 milione di cittadini, abbia un  importo medio di 478 euro per i singoli e 741 per i nuclei familiari composti da 5 persone, cifre che non possono evidentemente dissuadere un cittadino dall’accettare un posto di lavoro stabile e pagato adeguatamente e non si cita nemmeno che i percettori che effettivamente possono lavorare sono una piccola parte del totale: 767 mila. La maggior parte di queste persone ha un grado di scolarizzazione molto basso e, aspetto ancora più problematico, più della metà di chi sottoscrive il patto per il lavoro è lontano dal mercato e non ha un impiego da più di due anni. Persone che vanno indirizzate su percorsi formativi che gli permettano di ottenere qualifiche che non posseggono. In merito ai problemi della ricerca dei lavoratori stagionali ci sono alcuni aspetti che vanno evidenziati. Uno riguarda dati numerici del nostro mercato del lavoro: aumento del 9% delle attività stagionali negli ultimi 10 anni e contestuale diminuzione di un milione di giovani Under 35 nello stesso periodo. Un altro elemento di carattere sociologico molto importante, che travalica i nostri confini, è legato ai desideri dei giovani che, soprattutto dopo una pandemia che ha lasciato dietro sé un mondo molto diverso da quello che conoscevamo nel 2019, ha fatto venire meno il concetto di lavoro come necessità; i ragazzi non chiedono più solamente uno stipendio commisurato all’impegno lavorativo ma anche possibilità di crescita, stabilità e benessere psico-fisico”.

E sottolineando il problema del lavoro irregolare: “Non è più accettabile proporre lavori in nero, giornate lavorative di 13-14 ore, retribuzione oraria vergognosamente bassa, mancanza di turnazione degli orari di lavoro, assenza di giorni di riposo e diritti quali pause e malattia”.
Conclusione: “Siamo disponibili a ragionare e discutere per rendere il Reddito di Cittadinanza ancora più efficace ma è evidente che attaccare questa misura con generalizzazioni e argomenti pretestuosi e banali, lo si fa per mascherare proprie colpe oppure perché si è pericolosamente miopi”.

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