Reddito di cittadinanza: l’eredità un problema se non comunicata, si rischia la galera

Reddito di cittadinanza: l’eredità un problema se non comunicata, si rischia la galera

Qualsiasi eredità, anche quella che sarà incassata soltanto in futuro, deve essere resa nota alle autorità competenti, in caso di percezione del reddito di cittadinanza. Altrimenti le conseguenze non attengono soltanto alla perdita del beneficio, ma riguardano il penale.

Negli anni di applicazione delle regole sul reddito di cittadinanza non sono di certo mancati i casi di abuso e tante irregolarità che hanno portato all’assegnazione del contributo contro la povertà e la disoccupazione anche a favore di chi, in verità, non avrebbe i requisiti per conseguirlo. Numerosi casi di cronaca resi noti nei giornali e nei TG lo hanno evidenziato.

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Informazione Oggi

Ebbene, le ultime novità in materia ci indicano qualcosa che, almeno in parte, può essere considerato sorprendente. Una recente sentenza del Tribunale di Pordenone ha infatti indicato la condanna al carcere per una donna che percepiva il RdC senza aver però dichiarato l’eredità. Perché una conseguenza così grave? Quali sono le regole di legge che hanno portato i giudici ad infliggere questa condanna ad una beneficiaria del reddito di cittadinanza? Scopriamolo insieme nel corso di questo articolo.

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Reddito di cittadinanza, carcere per chi non dichiara l’eredità

Come è noto il reddito di cittadinanza consiste in una misura di politica attiva del lavoro e di lotta alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale. Di fatto è un contributo economico ad integrazione dei redditi familiari, che viene assegnato grazie allo svolgimento di un percorso di reinserimento lavorativo e sociale (patto per il lavoro).

Ma attenzione, perché non basta solo l’impegno del beneficiario. Infatti, la percezione effettiva del reddito di cittadinanza è legata anche al possesso di alcuni requisiti squisitamente patrimoniali. Non vi sono infatti soltanto i requisiti di cittadinanza, residenza e soggiorno ma anche e soprattutto quelli economici, legati al valore Isee, al valore del patrimonio mobiliare ed immobiliare e del reddito familiare. Detti valori si collegano a chi richiede l’RdC ed essi debbono evidenziare uno stato di sostanziale bisogno di natura economica – al di là della disoccupazione in sé.

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Inoltre, non è sufficiente dichiarare i propri dati patrimoniali in modo corretto al momento della richiesta della prima mensilità del reddito di cittadinanza. Qualsiasi variazione deve essere resa nota nel più breve tempo possibile. Ciò serve all’Inps per consentirgli di eseguire il ricalcolo dell’assegno mensile, o eventualmente disporre la sospensione del beneficio. E non c’è soltanto la perdita del sussidio in oggetto, perché i rischi sono maggiori – come ora vedremo.

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Conseguenze penali per il percettore RdC che non dichiara l’eredità

Lo abbiamo appena accennato. Mentire o dimenticare di rendere noti allo Stato gli ultimi aggiornamenti sulla propria situazione patrimoniale complessiva può costare molto caro. La decadenza del sussidio è infatti soltanto una delle conseguenze, perché la responsabilità del percettore può essere addirittura penale.

E’ appunto il caso della donna che, beneficiaria del reddito di cittadinanza, vede ora la sua fedina penale macchiata dalla condanna a 8 mesi di carcere per l’omessa dichiarazione dell’eredità, incassata in un momento successivo rispetto alla presentazione della domanda originaria del reddito di cittadinanza.

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Proprio così: nel caso trattato nessuna comunicazione in merito al mutamento della propria condizione, con il risultato che è emersa l’indebita percezione di ben 7 mensilità. La donna per il tramite del suo avvocato, si era difesa sostenendo che tutta la documentazione necessaria sarebbe stata data alle autorità alla fine dell’articolato iter di successione, con la conseguenza che prima di essa la percettrice non poteva sapere con esattezza l’ammontare della quota ereditaria in suo favore.

Il Tribunale non ammette eccezioni: l’eredità va comunicata comunque

Il Tribunale di Pordenone ha tuttavia ritenuto non determinante questa difesa, in quanto in principio la violazione è stata quella di non comunicare la variazione di patrimonio, che sarebbe comunque intervenuta in futuro. Ciò avrebbe influito sul diritto al reddito di cittadinanza, causandone la perdita.

Insomma, le norme di legge sono ben chiare e non ammettono interpretazioni diverse. Sono informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del reddito di cittadinanza, con la conseguenza che l’esito non poteva che essere da un lato la decadenza dal beneficio, e dall’altro la condanna di 8 mesi di reclusione.

Peraltro sul piano della giurisprudenza, la sentenza del Tribunale di Pordenone è molto importante perché le questioni in tema di reddito di cittadinanza, affrontate dai giudici, non sono al momento moltissime. Ma, comunque, non bisogna stupirsi dei contenuti del provvedimento, in quanto si tratta semplicemente di un’applicazione pratica di quelle stesse sanzioni previste dalla legge che ha introdotto il reddito di cittadinanza.

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La legge in tema di reddito di cittadinanza indica in particolare il reato di attestazione di dichiarazioni o documenti falsi e l’omissione di informazioni dovute, come anche l’omessa comunicazione delle variazioni reddituali: si tratta di illeciti per cui si rischia la reclusione.

In linea generale, le sanzioni sono piuttosto pesanti e colpiscono chi percepisce il reddito di cittadinanza attraverso dati ed informazioni false. Oltre alla decadenza del beneficio e all’impossibilità di domandarlo di nuovo fino al passare di 10 anni dalla condanna per alcuni reati, sussiste anche il rischio di dover restituire le mensilità già incassate (e spese) come anche, lo abbiamo visto sopra, il pericolo di finire dietro le sbarre.

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