Reddito di cittadinanza, ‘palliativo per arrivare a fine mese’ ma anche ‘un modo per puntare su di sé’

Reddito di cittadinanza, ‘palliativo per arrivare a fine mese’ ma anche ‘un modo per puntare su di sé’

Nuovo capitolo dell’indagine di BolognaToday sul mondo del lavoro. Dopo aver sentito il parere di imprenditori del tessuto cittadino e agenzie per il lavoro, che denunciano la difficoltà nel reperire personale in questo periodo storico e – tra le principali cause sovente additano il reddito di cittadinanza –  la parola va ai giovani lavoratori, che replicano ai datori di lavoro e spiegano come e perchè si arriva a chiedere il sussidio statale.

L’esperienza non basta: il Reddito per arrivare a fine mese

Mirko ha 37 anni e da più di dieci anni lavora come tecnico del suono nel mondo dello spettacolo: “Nel 2019 mi sono trasferito a Bologna e ho cominciato a lavorare in piccole produzioni cinematografiche e in teatro. Soprattutto teatro. Quando ero ancora a Taranto ho inviato il mio curriculum un po’ ovunque e da Bologna mi hanno contattato perché erano interessati a me. Dopo un breve periodo di prova sono stato assunto in un teatro bolognese. Il 23 febbraio del 2020 ho rinnovato il contratto con loro fino a luglio ma il giorno seguente siamo stati costretti a chiudere il teatro. Fino alla fine di maggio sono stato in cassa integrazione, poi a giugno abbiamo riaperto. Abbiamo lavorato giugno e luglio, agosto e settembre sono stato ancora una volta in cassa integrazione e alla fine di settembre, alla scadenza del contratto, non mi hanno rinnovato”. I lavoratori dello spettacolo, com’è noto, sono stati una tra le categorie più colpite dal Covid-19. Alla domanda sul perché non gli avessero rinnovato il contratto, Mirko risponde che “loro sono soliti fare così. Hanno un continuo ricambio di personale. Il lavoro in quel periodo naturalmente non era moltissimo, ma non so dire bene perché. In seguito non sono stato più ricontattato”.

Adesso Mirko, non per sua scelta, è tornato a lavorare come freelance: “Ho la Partita Iva dal 2012. Ora ho ricominciato a lavorare a chiamata, però in maniera molto saltuaria. Date anche le contingenze del periodo pandemico non ho avuto modo di fare conoscenze e inserirmi nei giusti giri. Per fortuna, tramite un service per cui ho lavorato alla produzione di un film, ho avuto il contatto di una società che si occupa di eventi culturali. Per loro lavoro a spot: qualche concerto, un po’ di teatro, qualche festival. Anche conferenze universitarie e accademiche. Ma è pur sempre un lavoro saltuario: negli ultimi tre, quattro mesi avrò lavorato in media sei, sette volte al mese. In questo lasso di tempo nessuno ha mai accennato alla possibilità di assumermi. O così o niente”.

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Viste le difficoltà nel trovare un lavoro affidabile, Mirko sceglie di richiedere il Reddito di Cittadinanza: “Ho fatto la domanda tra febbraio e marzo scorso. Ovviamente lavorando così poco non riuscivo a starci dentro con le spese”. Sottolineo a Mirko che molti dei datori di lavoro che ho intervistato recentemente mi hanno detto che i sussidi statali sono un fattore concorrenziale al lavoro salariato, e che spesso i ragazzi preferiscono quello: “Il problema dal mio punto di vista è sistemico. Per la maggior parte delle persone è un palliativo ai problemi che si riscontrano nel trovare lavoro. Può essere un’aggiunta a ciò che già percepiscono dal lavoro saltuario: ci sono lavoratori che prendono 300, 400€ al mese e vengono sfruttati e non sufficiente per arrivare a fine mese. Ci sarà qualcuno che non vuole lavorare ma secondo me è una minima parte. E poi secondo me una pausa può starci: il mondo del lavoro è difficile, può esserci chi necessita di uno stop. Io credo che nessuno possa pensare di vivere con 700€ al mese. È chiaramente una forma di tamponamento ed è temporanea. Meglio quello che andare a rubare direi”. 

Può essere un’aggiunta a ciò che già percepiscono dal lavoro saltuario: ci sono lavoratori che prendono 300, 400€ al mese e vengono sfruttati e non sufficiente per arrivare a fine mese.

Riporto a Mirko un’altra rimostranza che ho raccolto da parte degli imprenditori: la mancanza di personale specializzato. Lui, come detto, fa questo lavoro da più di dieci anni, periodo in cui ha anche continuato a formarsi: “So fare tante cose, come le luci o l’audio, e svolgo il mio lavoro con professionalità e in maniera autonoma. Il discorso valido per me è che mi sono ritrovato qui nel bel mezzo della pandemia e non ho avuto modo di conoscere il giro giusto di service o aziende con cui poter lavorare. Però mi chiedo anche se sia giusto che il lavoro vada avanti solamente per conoscenze. In questi anni mi sono iscritto a tante piattaforme online per cercare lavoro e mando spesso curriculum in giro, ma al momento offerte di lavoro non ne arrivano”.

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Il Reddito di cittadinanza per continuare a puntare su di sé  

Lucia ha 28 anni, ha studiato prima all’Accademia di Belle Arti a Milano e poi Antropologia a Bologna, dove vive ancora oggi. “Ho sempre accompagnato la carriera universitaria con il lavoro. Ho fatto la barista, la cameriera, la dog-sitter, la baby-sitter e qualsiasi altra cosa per sostenere i miei studi, ogni tanto anche con le borse di studio. Mi sono laureata a marzo del 2021, in piena zona rossa, e ho cominciato subito a cercare lavoro cercando una mia collocazione. Pensavo che l’ambito giusto per me fosse quello del sociale, ma dopo un po’ ho capito che mi interessava il mondo dell’arte, anche se in Italia è di difficile accesso”.

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Lucia racconta che le piace occuparsi di documentari: “Ho deciso di richiedere il Reddito di Cittadinanza per avere il tempo per continuare a perseguire il mio obiettivo. Questo significa scrivere progetti, fare application per bandi e corsi di formazione. La cosa più importante era non disperdere energie in lavori saltuari. Avevo bisogno di tempo per formarmi e trovare un lavoro soddisfacente. Molte persone possono contare sulla famiglia per pagare l’affitto, io questo appoggio non l’ho mai avuto. Secondo me è giusto che lo Stato aiuti una ragazza giovane che vuole continuare ad investire su sé stessa, specialmente in una fase di pandemia come è stata quella appena passata”.

Avevo bisogno di tempo per formarmi e trovare un lavoro soddisfacente. Molte persone possono contare sulla famiglia per pagare l’affitto, io questo appoggio non l’ho mai avuto

Con Lucia facciamo un passo indietro e torniamo a quando era studentessa: “I lavori che ho trovato erano quasi sempre in nero, soprattutto nell’ambito della ristorazione, e naturalmente non avevo nessun tipo di tutela. È vero anche che non sono stati lavori su cui io avrei voluto investire, ma dall’altra parte nessuno, anche nei rari casi in cui è successo, mi ha mai offerto un contratto per più di tre mesi. Ma ripeto: la maggior parte di questi lavori è sempre stata in nero”.

E il Reddito? “Io non sono mai stata contattata da nessuno che mi abbia proposto un lavoro. A parte il fatto che neanche lo avrei voluto: se voglio un lavoro me lo cerco da sola. Ma in ogni caso nessuno mi ha mai contattata”.  Lucia sembra avere le idee chiare sul mondo del lavoro che si prospetta a lei e alla sua generazione: “Vedo persone intorno a me che faticano davvero tanto per dei lavori che non li valorizzano. Ad esempio, conosco tante persone che lavorano nella sfera del sociale. Se dovessi immaginare qualcosa per cui provo interesse, questo sarebbe sicuramente un ambito di quelli. Immigrazione e accoglienza mi interessano, ma accedere alle cooperative è difficile e queste, spesso, sfruttano i propri lavoratori con orari assurdi e paghe da fame”

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Senti uno stigma su di te come persona aiutata dallo Stato? “Dalle persone attorno a me devo dire di no. Anzi, amici e conoscenti erano favorevoli al fatto che io prendessi il Reddito di Cittadinanza. Ma l’opinione pubblica più generale penso sia più discriminatoria. Mi è anche capitato di sentirmi in colpa per questo, magari quando sento che qualcuno lavora in nero e percepisce il sussidio”. Anche a Lucia dico che molti datori di lavoro che ho intervistato di sono lamentati dei sussidi: “Forse alcuni prendono il Reddito per tanto tempo ed eliminano di fatto una fetta di personale assumibile. C’è da dire che in generale, però, gli stipendi sono davvero bassi. Per esempio: il Servizio Civile è pagato appena 400€. È poco. Il Reddito garantisce circa 700€ al mese: ci sta che alcuni siano tentati. E penso che sia giusto, specialmente in questa fase storica, che lo Stato aiuti le persone”.

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